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Rifiuti Roma, Cerroni: “Per il perito del Gip ho 22 milioni di euro di credito per Malagrotta”

"Nessun ingiusto profitto di 190 milioni su percolato, anzi..."

Pubblicato:04-12-2019 11:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:42

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ROMA – Nessun “ingiusto profitto” di 190 milioni di euro da parte di Manlio Cerroni per mancata estrazione del percolato dalla discarica di Malagrotta, ma addirittura un credito di oltre 22 milioni di euro in favore dell’ex patron del Colari che adesso può sperare di tornare in possesso delle sue aziende, attualmente gestite da un amministratore giudiziario, il commercialista Pier Luigi Palumbo. Il 27 luglio 2018 il gip di Roma, Costantino De Robbio, accogliendo una richiesta del pm Alberto Galanti, dispose il sequestro di poco più di 190 milioni di euro dai conti della E.Giovi, azienda che gestisce la discarica di Malagrotta e i due tmb presenti all’interno, per la mancata estrazione del percolato (liquido inquinante prodotto dal processo di biodegradazione dei rifiuti in discarica) dal sito di smaltimento.

Ma, secondo quanto scrive Manlio Cerroni in una lettera inviata lo scorso 27 novembre al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e al sindaco di Roma, Virginia Raggi, “l’11 novembre scorso il perito del gip, all’interno dell’incidente probatorio disposto per verificare i fatti, ha depositato la sua relazione nella quale afferma, come avevo rappresentato con la mia lettera esposto in Procura del 9 gennaio 2019, che la E.Giovi Srl risulta invece creditrice di 22.635.374,78 euro per il servizio di smaltimento del percolato. Altro che ingiusto profitto!”.

Dopo avere ricordato i tanti progetti industriali realizzati e presentati per “evitare alla città più che un’emergenza un vero e proprio collasso” (dalla discarica di Quadro Alto, all’incenetitore di Albano, dal gassificatore di Malagrotta, ai tmb di Malagrotta, passando per la stazione di tritovagliatura di Rocca Cencia, oggetto di un processo che vede anche Cerroni come imputato, al tmb di Guidonia, alla messa a disposizione di un terreno di 104 ettari “per la realizzazione di un impianto in grado di trattare e valorizzare tutto l’organico di Roma derivato dalla raccolta differenziata, e per la produzione di biometano per autotrazione in grado di alimentare progressivamente tutti i mezzi dell’Ama e dell’Atac e per la produzione di compost di qualità per l’agricoltura”), l’avvocato, rivolgendosi a Zingaretti, scrive: “Signor presidente, sono certo che lei, e con lei tanti altri rappresentanti delle istituzioni, si sia spesso chiesto, per come sono andate le cose dal 2014 ad oggi, cosa sarebbe accaduto se non fossi stato estromesso dalla gestione dei rifiuti di Roma visto che con me e con il mio gruppo le cose avevano sempre funzionato al meglio fin dagli Anni 60 quando, grazie agli impianti industriali da me ideati e realizzati, Roma passò dalla fase agricola alla fase industriale del trattamento dei rifiuti, rifiuti che cessarono di essere un problema e si trasformarono in una risorsa”.


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