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ICAMP: 1 italiano su 5 ha problemi di peso, 1 su 3 tra i bambini

Il 38% degli Italiani è in sovrappeso e un altro 11% è obeso

Pubblicato:04-12-2017 18:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:57

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ROMA – Il 38% degli Italiani è in sovrappeso e un altro 11% è francamente obeso. In pratica metà della popolazione italiana ha un peso superiore a quello ottimale. I bambini dagli 8 ai 12 anni hanno una prevalenza di obesità pari al 12% e una prevalenza di sovrappeso pari al 24%. Siccome un bambino obeso ha 80 probabilità su 100 di rimanere tale anche in fase adulta, curare i bambini significa aiutare gli adulti di domani.

DIFFERENZE GEOGRAFICHE

Nel Sud e nelle Isole la prevalenza di obesità è maggiore rispetto al Nord. Nei bambini arriva quasi a raddoppiare rispetto alle regioni settentrionali: un profondo controsenso se si pensa al Meridione come la patria della dieta mediterranea, una tradizione gastronomia che pare stiamo sempre più abbandonando.

“Occorre puntare quindi a formare dei medici- spiega il Prof. Michele Carruba, Direttore del Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università di Milano- che siano capaci di prevenire le malattie, nutrizionali e altre. Oggi una parte della popolazione richiede un supporto preventivo che buona parte dei medici non è in grado di gestire, in quanto questi si stanno formando sempre di più nella cura delle patologie. È per questo che si richiede un medico che sappia potenziare i sistemi di difesa, per prevenire di più e curare di meno”.


IL CONGRESSO ICAMP 2017

Se n’è parlato durante il Congresso Internazionale ICAMP 2017, che si è svolto ad Assago e Rozzano (MI). Circa 500 gli specialisti presenti, provenienti anche dall’estero. Quest’anno la novità dell’appuntamento è rappresentata dall’accordo speciale con l’Università di Camerino, che ha collaborato alla preparazione del programma della due giorni di lavori. A coordinare i lavori e le presentazioni il Prof. Francesco Amenta, Presidente del Congresso, il Prof. Michele Carruba, Presidente Onorario, la dott.ssa Maria Albini, coordinatrice dell’appuntamento.

COS’E’ LA MEDICINA POTENZIATIVA E PREVENTIVA E PERCHE’ E’ IMPORTANTE

La medicina potenziativa e preventiva, uno dei percorsi formativi proposti all’interno della Scuola Specializzante di ICAMP, ha come obiettivo quello di potenziare tutti i sistemi di difesa indispensabili per proteggere il nostro organismo. Tutti i nostri sistemi infatti, da quello immunitario a quello antiossidante, abbisognano di una serie di sostanze che si possono assumere attraverso l’alimentazione, tra vitamine e sali minerali. Se non c’è una nutrizione corretta, questi sistemi funzionano meno e prevengono meno le patologie.

“È quindi una medicina preventiva quella che cerca di fare in modo che le persone non si ammalino- spiega il Prof. Carruba- Prevenendo le malattie, non solo si riducono gli alti costi che affliggono il Sistema Sanitario Nazionale, ma aumenta anche il benessere e la produttività di un Paese. Gli ultimi studi confermano che ciò che si spende in prevenzione è un risparmio. Per ogni dollaro investito in prevenzione, se ne risparmiano dieci”.

LA MINACCIA DELLE MALATTIE CRONICHE DEGENERATIVE

Oltre a quello nutrizionale, un altro problema che sarebbe utile prevenire è l’invecchiamento della popolazione. Oggi il 20% degli italiani affetti da malattie cronico degenerative con un’età media sopra i 65 anni, spendono il 70% del budget nazionale. Si sottolinea quindi l’urgenza di mettere in opera una serie di sistemi che possano fare in modo che le persone si ammalino di meno possibile.

“Purtroppo non tutte le malattie guariscono. Molte persone sono costrette ad essere seguite periodicamente per qualcosa di non curabile- conclude il Prof. Carruba- Nonostante la scienza abbia permesso, negli ultimi anni, di allungare la vita di persone molto malate, come quelle colpite da un tumore, rimane il fatto che queste hanno bisogno di cure per tutto il resto della loro vita. Stesso discorso per l’Alzheimer. Ma anche per l’obesità: questa può provocare problemi cardiologici, respiratori, renali, epatici, osteoarticolari, sessuali, creando una situazione cronica che riduce le aspettative di vita di un paziente di 10 anni in media. E negli ultimi suoi 20 anni di vita, il paziente obeso li trascorre cercando di curare tutte le problematiche correlate”.

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