MILANO – La decontribuzione per chi assume under 35 “è assolutamente un buon inizio. La nuova manovra porta delle migliorie a favore dei giovani e dell’occupazione e su questo andremo sempre più avanti. La manovra è coerente, prudente, e in prospettiva dovrebbe aiutare”.
Lo afferma il presidente Inps Gabriele Fava a margine di una conferenza stampa all’Università Bocconi di Milano, in cui sono state presentate le linee progettuali strategiche di Inps soprattutto nei confronti del mondo dei giovani e delle politiche attive da mettere in campo a favore della sostenibilità del sistema pensionistico.
In Italia, come ricordato dal direttore studi e ricerche Inps Gianfranco Santoro riprendendo il rapporto presentato dall’ente a settembre, ci sono 10,4 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni.
Quelli che lavorano sono circa 7 milioni, di questi “l’80% presenta contributi stabili nell’ultimo quinquennio, coprendo mediamente circa l’80% dell’intero periodo”.
I restanti, da ritenersi precari o addirittura senza una copertura assicurativa, possono essere sostenuti, come osservano dall’Istituto di previdenza, “da ammortizzatori sociali tra i più inclusivi e generosi dei paesi dell’Unione europea o da strumenti di inclusione sociale e lavorativa come il Supporto alla Formazione e il Lavoro”.
Indipendentemente dalla loro condizione occupazionale, tutti i giovani, come fanno sapere da Inps, “fruiranno di un sistema pensionistico interamente contributivo, per cui informarli del suo funzionamento non solo è utile, ma realizza un diritto-dovere dello Stato, così come espresso dal secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione”.
L’obiettivo, come dice Fava, “proprio consapevoli delle preoccupazioni in prospettiva, è cercare di rendere il sistema pensionistico sempre più sostenibile e in equilibrio”.
Per quel che concerne il quadro generale che ne esce è “una situazione molto positiva in cui- precisa il dg Inps Valeria Vittimberga- le politiche attive stanno dando i loro frutti importanti”.
Nel 2023 “c’è stata un’implementazione importante del numero di occupati, un’occupazione tendenzialmente stabile di lavori a tempo indeterminato e nel primo semestre del 2024 il trend è ancora di crescita”.
Questo per la dg “è molto importante non soltanto per il PIL italiano e per l’economia italiana, ma è anche molto importante per l’equilibrio del sistema previdenziale e, conseguentemente, del sistema pensionistico”.
Per avere un sistema previdenziale solido, insomma, per Inps occorre offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare, riducendone i tempi di transizione sia dal sistema di istruzione e formazione al lavoro, che da una occupazione all’altra, con “adeguate misure di politiche attive del lavoro”.
L’imperativo è sfruttare le competenze acquisite nella formazione iniziale per raggiungere l’obiettivo di aumentare la produttività del lavoro e ridurre il mismatch formativo, ricostruendo il circuito della fiducia nel futuro perché la pensione di domani si costruisce con il lavoro di oggi.
Uno dei risultati principali evidenziati quest’anno da Inps riguarda i 26,6 milioni di lavoratori assicurati (+4% rispetto al 2019).
Come osserva Santoro, il numero degli assicurati è cresciuto sempre dal 2019 in avanti, e “abbiamo registrato 1,1 milioni di assicurati in più, trainati dal lavoro dipendente, e una leggera flessione del lavoro autonomo, in modo particolare i dipendenti lavoratori di imprese private extra agricole, dipendenti pubblici e iscritti alla gestione separata”.
Dal punto di vista territoriale, poi, la Lombardia rappresenta circa il 20% dei lavoratori assicurati, considerando che vi opera un’impresa su sei tra le imprese private del settore extragricolo, e con circa 5 milioni di posizioni, più 5% rispetto al 2019.
“Alcuni puntano l’attenzione sulla necessità che nel mondo del lavoro entri un numero maggiore di immigrati, ma io credo che questa non sia una soluzione realmente efficiente per il sistema italiano”.
A dirlo la Dg di Inps Valeria Vittimberga.
“Gli immigrati sono ospiti, sono sacri, quindi vanno portati con il massimo rispetto, con la massima dignità, facendo in modo che tutti i lavori di sfruttamento, che spesso caratterizzano il lavoro degli stranieri, vengano combattuti con ferocia”, afferma, e sicuramente “bisogna far sì che a loro venga assicurato un lavoro di pari dignità, con tutti i criteri di sicurezza e di parità di retribuzione che devono essere garantiti a tutti i cittadini”.
Tuttavia per la dg Inps questo è “soltanto un modo di rinviare e di semplificare una problematica molto più profonda”, perché “noi sappiamo che ultimamente i dati ci dicono che il 10% dei lavoratori sono lavoratori immigrati, ma se andiamo a vedere la base contributiva pagata da questi lavoratori, questa è molto meno del 10%”.
In sostanza, dunque, i lavoratori immigrati “producono molti meno contributi rispetto a ciò che apparentemente è la loro occupazione”.
In più, “il 16% dei disoccupati della nazione sono disoccupati stranieri, che- precisa Vittimberga- contribuiscono sul nostro sistema assistenziale”.
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