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BOLOGNA – “L’introduzione di simili disposizioni di legge, come già a gran voce manifestato dall’Associazione, renderebbe molto più gravoso l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini”. È il monito-appello lanciato oggi, nel corso delle audizioni in commissione Bilancio della Camera, dal segretario generale dell’Associazione nazionale forense (Anf), Giampaolo Di Marco, intervenuto nell’ambito dell’esame della bozza della prossima legge di bilancio, per quanto specificamente attiene alle nuove misure in materia di spese di giustizia. In particolare, l’Anf chiede lo stralcio degli articoli 105 e 106.
Prevedono, rispettivamente: l’introduzione nel Codice di procedura civile dell’articolo 307 bis, sulla base del quale il Giudice alla prima udienza dovrebbe verificare l’avvenuto pagamento del contributo unificato e, se non sia stato versato, assegnare alla parte interessata 30 giorni per provvedere, pena -all’udienza successiva- la declaratoria di estinzione del processo; e l’introduzione del comma 1 sexies all’articolo 13 Testo unico Spese Giustizia, che prevede il pagamento del contributo unificato nella misura fissa di 600 euro per ciascuna parte ricorrente per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana (ora si pagano 518 euro a prescindere dal numero dei ricorrenti, trattandosi “di cause di valore indeterminabile”, ricorda Anf).
In commissione, Di Marco ha evidenziato (con uno specifico documento a sostegno delle ragioni di Anf) gli “evidenti profili di incostituzionalità” dei due articoli. L’Associazione nazionale forense “auspica quindi che tale proposta, anche a seguito della proficua interlocuzione di quest’oggi, venga interamente accolta, con il conseguente stralcio di entrambe le disposizioni”.
Il segretario dell’Anf si è poi soffermato sulle risorse da destinare al sistema giustizia ritenendole insufficienti rispetto agli obiettivi di prossima verifica del Pnrr chiedendo quindi un aumento degli stanziamenti.
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