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Dal 12 al 20 novembre, in scena a Trieste il 37° Festival del cinema Ibero-Latinoamericano

29 pellicole in concorso, e una ventina di opere tra anteprime e retrospettive per il 37° Festival del cinema Ibero-Latinoamericano di Trieste

Pubblicato:04-11-2022 19:08
Ultimo aggiornamento:04-11-2022 19:08

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TRIESTE – Torna per la 37esima volta a Trieste, dal 12 al 20 novembre, il Festival del Cinema ibero-latinoamericano, una panoramica ampia e rigorosa sulle produzioni di ieri e di oggi, con tanti spunti di riflessione su passato e presente, su memoria, radici e intrecci, dialogo e incontro attraverso il grande schermo tra Europa e America Latina.

Ad aprire l’edizione 2022, nell’aula magna del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Trieste, sarà l’anteprima mondiale di “Seremos millones”, documentario argentino-boliviano di Diego Briata e Santiago Vivacqua, che ripercorre vita e opere di Evo Morales, il primo presidente indigeno dell’America Latina. Ed è solo il primo dei quattro eventi speciali in programma. Gli altri tre sono i messicani “Las poquianchis” di Felipe Cazals, ispirato a un fatto reale di commercio e sfruttamento sessuale delle figlie di campesinos, omaggio del Festival al grande regista messicano, scomparso nel 2021; “Actas de Marusia” di Miguel Littin, presentato a Cannes nel 1976, ricostruisce la violenta repressione avvenuta nel 1907 nel piccolo villaggio di minatori di Marusia, nel Cile settentrionale, per garantire a una compagnia straniera lo sfruttamento delle risorse e degli uomini locali; ed “El castillo de la pureza” di Arturo Ripstein, che racconta la storia di una famiglia, chiusa in casa dal patriarca per paura del mondo.

Domenica 13 novembre, il Festival si trasferirà, come ormai tradizione, al Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner” per la maratona di film a tema ebraico di Shalom, il sentiero ebraico in America Latina. Quest’anno quattro opere provenienti dall’Argentina offrono storie di memoria e riscatto della comunità ebraica nel Sud del continente.


Tra le novità del 2022, Spazio Colombia, una vetrina di 11 film dal Paese sudamericano, con all’interno della sezione “anche un omaggio di tre film a uno dei suoi autori più interessanti, Ciro Guerra, compreso ‘El abrazo de la Serpiente’, che è stato candidato all’Oscar come Miglior film straniero nel 2015″, spiega il direttore del Festival, Rodrigo Diaz.

All’interno della sezione competitiva ‘Cinema e letteratura’ 14 opere provenienti dalle più importanti cinematografie latinoamericane, Argentina e Messico in testa, ma con spazio anche per le produzioni di Paesi che hanno maggiori difficoltà a uscire dai propri confini come Guatemala e Perù. Tra gli argomenti affrontati, le lotte dei giovani Lgbtqia (il brasiliano “Os primeiros soldados”), il rapporto con le malattie degenerative (il cileno “El pa(de)ciente”), la denuncia delle devastanti conseguenze delle politiche delle risorse umane nell’Argentina degli anni ’90 (l’argentino “Retiros (In)voluntarios”), la violenza urbana (il guatemalteco “1991”, i messicani “Estación Catorce” e “Mostro”). Dalla Spagna, il documentario “Camagroga” di Alfonso Amador è un affresco di vita e lavoro degli agricoltori della Huerta de Valencia, paradiso in difficoltà dell’agricoltura europea. Dall’Argentina anche “Cuando la miro”, una dichiarazione d’amore filiale verso la propria madre, firmata dal popolare regista e attore Julio Chávez, mentre “Cuando oscurece” indaga sul rapporto tra un padre e la figlia adolescente, fino alla rischiosa decisione finale di lei. Fuori concorso, “Nuestros días más felices”, di Sol Berruezo Pichon-Rivière, che analizza uno dei temi ricorrenti del festival, il rapporto materno-filiale, e il giallo psicologico “Il morso del ramarro” di Maria Lodovica Marini.

Cartas mojadas, di Paula Palacio

Quindici opere concorrono poi nella sezione ‘Contemporanea Concorso’, tra cui lo spagnolo “Cartas mojadas” di Paula Palacio, sul lavoro prezioso di Open Arms, l’imbarcazione che salva le vite dei migranti nel Mediterraneo. Tra i temi proposti dalla sezione, la memoria dell’esilio dopo la dittatura (l’argentino “Crónicas de un Exilio”) o di un secolo del proprio Paese (il cileno “Cien años de Mónica”), i ritratti di donne determinate, anche se in difficoltà (il dominicano “Rafaela” e il cubano “Mafifa”), il ricordo di un padre indimenticabile come Pastor Vega, uno dei più importanti e innovatori registi cubani (“Adiós Papi”) e di un giornalista investigativo come Rodolfo Jorge Walsh, a cui si devono le prime denunce contro la dittatura argentina, autore del libro Operazione Massacro e ancora oggi desaparecido (“R.J.W.”).

Anche quest’anno il Festival sarà in streaming, sulla piattaforma spagnola ‘Efilm’ collegata a un circuito di oltre ottomila biblioteche spagnole e ‘Arcoiris’, che offrono anche premi da mille euro a miglior film, miglior sceneggiatura e premio ‘trasversale’ delle giurie.

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