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Il corteo degli studenti della Sapienza: “Cambiamo società, saremo opposizione”

I giovani chiedono un'istruzione più inclusiva, e lo stop al precariato. Contestata anche la rettrice Polimeni e il decreto anti-rave del nuovo governo

Pubblicato:04-11-2022 15:39
Ultimo aggiornamento:04-11-2022 15:39

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ROMA – Ripensare l’università, ripensare l’intero assetto della società. È quello che hanno chiesto gli studenti e le studentesse dell’università Sapienza di Roma che oggi si sono mobilitati in un corteo che ha attraversato tutta la città universitaria, dal rettorato passando per le facoltà di Lettere, Scienze politiche, Giurisprudenza, fino a raggiungere il Policlinico. Circa trecento i giovani che si sono uniti nella contestazione per rivendicare il diritto allo studio e a una didattica più inclusiva. Ma i cori si sono alzati anche contro il precariato, il patriarcato e la violenza sulle donne, dopo la violenza subita nei giorni scorsi da una tirocinante dell’Umberto I. E poi voci contro la rettrice Polimeni, accusata di aver stretto accordi tra l’ateneo e la Leonardo, e contro il governo, per aver “accostato alla voce istruzione quella di merito”, e per aver negato il soccorso alle navi Ong al largo delle coste italiane. Ma è l’istruzione, il tema principale che anima gli studenti.

“Siamo stanchi della retorica della competitività, di studiare su manuali che non ci rappresentano, di uno studio che è solo lotta a chi finisce prima e non vera crescita”, urla dal megafono Alice del Collettivo Link. “Vogliamo più spazi, più attenzione alla condizione degli studenti lavoratori o fuori sede, che non possono pagare affitti così alti”, dice Lucrezia del Collettivo di scienze politiche. Ma per gli studenti, quella di oggi non è solo una protesta per gli espisodi di violenza del 25 ottobre. “Questo è un passo avanti anche per lanciare la mobilitazione di tutti gli studenti del 18 novembre“.



Dopo il corteo nelle strade della città universitaria gli studenti si ritrovano sotto il rettorato, per chiedere le dimissioni della rettrice e un modello di università pubblica, “che non sia finanziata dalle società che producono armi”, dicono i giovani. Poi il corteo prosegue verso piazzale Aldo Moro, e gli studenti escono dall’ateneo, bloccando Viale dell’Università, dirigendosi verso Viale Regina Margherita, e si siedono in sit in sulla strada. I temi dell’istruzione si legano a quelli della libertà delle donne, e si alzano cori a sostegno delle ragazze iraniane. Insieme a ‘Non una di meno’, i giovani contestano la violenza sulle donne e mostrano vicinanza alla giovane che ha denunciato di aver subito una violenza sessuale al Policlinico.


“Speriamo che questa mobilitazione dia il via a movimenti anche nelle altre università. Il nostro obiettivo è questo, è parlare a tutta la componente studentesca”, dice Susanna Cammarota, del Collettivo di Giurisprudenza. Il movimento studentesco vuole farsi carico “di un’opposizione vera, che all’interno del Parlamento non esiste ed è solo di facciata. Se i nostri diritti saranno calpestati, noi saremo in piazza. La vera opposizione parte dalle nostre strade e dalle nostre piazze”, dice uno degli organizzatori.
Accanto agli studenti, anche una delegazione degli operai della Gkn, che hanno condiviso la preoccupazione per il decreto anti-rave.


Sotto la facoltà di Lettere parla anche Antonio Sanguinetti, coordinatore dei ricercatori precari: “Ancora una volta, per la ricerca non ci sono fondi. E ora c’è un nuovo governo con un ministro, Valditara, che è stato relatore della Gelmini, colpevole di aver creato università di serie A e di serie B”. Iniziata in mattinata, l’azione si scioglie pacificamente nel primo pomeriggio, sul prato dell’ateneo. Questo pomeriggio, i ricercatori di Re-strike si ritroveranno in un’assemblea a San Pietro in vincoli.

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