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L’epica fail di Irving, il campione terrapiattista no-vax antisemita

I Nets lo hanno sospeso di nuovo, a trent'anni la sua immagine sembra compromessa

Pubblicato:04-11-2022 12:24
Ultimo aggiornamento:04-11-2022 12:24

Irving
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Foto Instagram

ROMA – Non bastava essere terrapiattisti e irrimediabilmente no-vax. No. Kyrie Irving doveva aggiungere “antisemita” al suo curriculum horribilis di campione di basket “contro”. A volte anche contro la logica. Le scuse tardive, sotto forma di una story dal suo account Instagram non sono bastate ad evitargli una sospensione da parte dei Brooklyn Nets: fuori squadra senza stipendio per almeno cinque partite. La franchigia si è detta “incredula davanti al fatto che – pur avutane l’opportunità in conferenza stampa – Kyrie si sia rifiutato di dichiarare inequivocabilmente di non avere convinzioni antisemite, oltre a non riconoscere il chiaro incitamento all’odio del film da lui promosso”. Un comportamento, si legge nel comunicato della squadra, “profondamente disturbante, che ci fa ritenere che al momento il giocatore non sia adatto a far parte di un’organizzazione come quella dei Brooklyn Nets”.

Irving aveva promosso il famigerato doc “Hebrews to Negroes: Wake Up Black America” prima di cancellare i post. “Voglio scusarmi per aver postato il link a questo documentario senza specificare con esattezza ciò in cui sono d’accordo e ciò che non approvo di quanto contenuto al suo interno. Il film contiene al suo interno falsi messaggi antisemiti oltre a un linguaggio e a una narrativa lontane dalla verità e offensive per la razza/religione ebraica. Accetto tutte le responsabilità per le mie azioni”, ha scritto Irving scusandosi.


STAR DEL BASKET USA

Capocannoniere inarrestabile, campione NBA con i Cleveland Cavaliers nel 2016, Irving è da anni la star del basket Usa che genera più polemiche. Nel febbraio 2017 disse nel podcast “Road Trippin” che la Terra è piatta, che John Fitzgerald Kennedy è stato assassinato perché voleva “porre fine alla mafia bancaria nel mondo” e che la CIA ha ucciso Bob Marley perché elogiava la pace. Un tris perfetto di teorie del complotto. Nel settembre 2021 ha rifiutato di farsi vaccinare contro il Covid, dicendo che la vaccinazione era “la più grande violazione dei diritti umani nella storia” e avrebbe dichiarato in privato che c’erano “società segrete che usano i vaccini per collegare i neri a un computer principale”. Lo Stato di New York gli impedì di giocare in casa, e i Nets gli tagliarono lo stipendio. Non ha mai dato l’impressione di fregarsene più di tanto.

Fino ad ora le polemiche sono sempre finite sepolte sotto la calda coperta del basket: punti, assist, meraviglie. Ma adesso la situazione si fa più difficile. Insieme ai Los Angeles Lakers di LeBron James, i Brooklyn Nets sono la squadra più deludente del campionato. Ogni stagione peggiorano e l’inizio di quella attuale è stata disastrosa. Due vittorie e sei sconfitte hanno portato al licenziamento del suo allenatore, Steve Nash, e al possibile ingaggio di Ime Udoka, allenatore rinnegato dai Boston Celtics dopo uno scandalo sessuale. Stavolta Irving non sembra parte della soluzione. Anzi, è parte di un enorme problema. Nonostante la sua media di quasi 27 punti a partita, le sue percentuali di tiro sono le peggiori della sua carriera, specialmente da tre. In estate, come Durant, Irving ha chiesto di essere scambiato, ma nessuno ha voluto investire sul giocatore terrapiattista no-vax e antisemita. Irving ai Nets guadagna 36,5 milioni di dollari, ma i suoi sponsor hanno già mostrato pochissima voglia di rinnovargli i contratti. Ha 30 anni. E una reputazione in distruzione controllata.

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