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Trattativa Stato-Mafia, Mannino assolto: “Io, perseguitato da alcuni pm”

ROMA - "Lo Spirito Santo ha illuminato un giudice che ha trovato non solo la forza per comprendere,

Pubblicato:04-11-2015 12:42
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:32

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ROMA – “Lo Spirito Santo ha illuminato un giudice che ha trovato non solo la forza per comprendere, discernere i documenti, le requisitorie, le arringhe e le mie personali dichiarazioni, ha trovato il coraggio di resistere alle pressioni ambientali, perché questo processo nasce da una voglia di alcuni pubblici ministeri, non della Procura della Repubblica di Palermo, che ostinatamente hanno elaborato la dottrina della trattativa senza elaborare gli avvenimenti”. Lo ha detto a Radio Radicale Calogero Mannino a commento della sentenza che lo ha assolto oggi nel processo trattativa Stato Mafia. “Hanno voluto cedere ad una mania di carattere teatrale- ha detto Mannino- ci sono aspetti di questo processo che meriterebbero una riflessione pacata e attenta, a partire dal Csm, ci sono atteggiamenti ostinati di pobblici ministeri, uno di questi pubblici ministeri mi insegue da oltre 20 anni. E’ probabile che questo magistrato adesso chieda di essere trasferito in corte d’appello, uno dei pubblici ministeri che è assuefatto alla condanna degli innocenti ha detto che ci sarà appello, senza conoscere le motivazioni”. Si tratta, ha continuato, “di pubblici ministeri che invece di constatare l’errore, procedono per partito preso con un modo che porta all’errore, su questo errore Teresi e Di Matteo si attestano senza guardare, una ostinazione accusatoria”.

mannino

“Sono stato assolto in tribunale, tre volte in appello e due volte in Cassazione- ha detto ancora Mannino- questo non basta ad alcuni pubblici ministeri. A volte mi chiedo se c’è una ragione, se questi pubblici ministeri avevano in avversione la prima Repubblica, questa ormai è stata demolita, e allora qual è questa ragione persecutoria? ll tentativo di dare una risposta mi appare di una serietà e di una gravità assoluta, in un modo che pone la funzione delle regole che l’accusa deve avere, o il problema dell’esercizio di potere che alcuni pubblici ministeri esercitano”. “Io ho fiducia nella giustizia- ha proseguito- non ho fatto mai una polemica nei confronti dei magistratura, oggi sto facendo delle constatazioni precise perchè non si può prescindere dalla persecuzione da parte di alcuni pubblici ministeri, il problema lo segnalerò con i miei avvocati al Csm che poi deciderà cosa fare. Il dottor Morosini aveva tutti gli elementi per decidere di non disporre il mio rinvio a giudizio e invece così non è stato”. “Io ho servito lo Stato con estrema lealtà, non ho nulla di cui pentirmi, in nessun momento avrei anteposto un mio interesse, una mia preoccupazione a quello che ritenevo essere il mio dovere e il mio dovere era iscritto nel mio manifesto elettorale del 1991, ‘Contro la mafia, costi quel che costi’, non ho trovato la mafia, ho trovato altro. Ci pensino”, ha concluso.


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