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Tangenti all’ex primario, ai domiciliari un medico che intascava mazzette per le protesi

Indagato un medico napoletano, finito agli arresti domiciliari per corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti

Pubblicato:04-10-2022 15:08
Ultimo aggiornamento:04-10-2022 15:08

medici di famiglia
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NAPOLI – Un medico napoletano è finito agli arresti domiciliari per corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’uomo, all’epoca dei fatti contestati, ricopriva l’incarico di primario del reparto di Ortopedia dell’ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento.

Secondo la tesi della procura di Benevento, che coordina le indagini condotte dai nuclei di polizia economico-finanziaria di Napoli e Benevento, l’indagato avrebbe acquistato protesi ortopediche realizzate, commercializzate o distribuite da titolari di ditte con i quali aveva instaurato un accordo corruttivo.

SEQUESTRATI I BENI DELL’INDAGATO

Il medico, infatti, avrebbe sistematicamente ricevuto dai referenti di zona di aziende fornitrici di materiali chirurgici, denaro e altre utilità per acquistare le protesi da utilizzare per interventi da lui programmati ed eseguiti tra il 2014 e il 2019. Ai presunti corruttori, in cambio, veniva garantita la fornitura quasi esclusiva delle protesi e dei dispositivi medici al Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento. Eseguito anche un sequestro preventivo di beni mobili e immobili fino alla concorrenza del valore di oltre 576mila euro. Tra questi uno stabile a Maiori (Salerno) su cui erano stati eseguiti lavori di ristrutturazione ‘regalati’ al medico dai referenti delle aziende.


 Il medico avrebbe ricevuto erogazioni, versate con cadenza mensile, per complessivi 315mila euro, giustificate con finte lettere di incarico per consulenze e formazione fittizie in realtà mai prestate, ‘regali’ mensili per oltre 185mila euro complessivi, pari all’8% del valore delle protesi vendute, ma anche lavori di ristrutturazione dell’immobile a Maiori dal valore di circa 72mila euro, l’uso di uno scooter e di un’autovettura.

Il primario teneva una contabilità personale parallela dove erano registrati i proventi dell’attività lecita svolta in ospedale e durante l’attività privata, ma anche dei proventi percepiti in nero, tramite le elargizioni. Anche uno dei presunti corruttori annotava manualmente le elargizioni. Per giustificare e contabilizzare il flusso di denaro che confluiva annualmente dai conti della società verso quelli del sanitario, era stato escogitato il ricorso ad apparenti incarichi professionali, conferiti al medico per consulenze e corsi di formazione, documentati con fatture per operazioni inesistenti.

Significativi per le indagini i messaggi scambiati tra il medico e uno degli indagati per commentare l’andamento dei propri affari illeciti.

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