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La storia di mamma T.: “Devo consegnare mio figlio, ultime ore con lui”

La sentenza d'Appello ha confermato quella del tribunale di Busto Arsizio: il bambino di dieci anni dovrà lasciare la madre per andare in una casa famiglia

Pubblicato:04-10-2021 18:30
Ultimo aggiornamento:04-10-2021 18:30
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ROMA – “Mio figlio vive barricato in casa. Domani dovrò consegnarlo al sindaco e allontanarmi. Queste sono le ultime ore che passo con lui. Non è giusto che paghi un bambino“. A parlare tra le lacrime con l’agenzia Dire è mamma T. a poche ore dalla consegna di suo figlio, di dieci anni, che domani, come stabilito dal tribunale ordinario di Busto Arsizio, sentenza confermata in Appello, dovrà andare in casa famiglia.

La donna ha denunciato in passato il padre del bambino, denunce tutte archiviate tranne una per lesioni vinta dalla madre del bimbo e quella per “omesso mantenimento”. Ora si opporrà con i suoi legali all’archiviazione di una denuncia relativa a lesioni verso il bambino che, stando alle accuse di lei, sarebbe stato spintonato dal padre fino a cadere. All’origine dell’ultimo decreto la Ctu che ha riscontrato una forte “sofferenza del minore”, segnalando come “in occasione dell’osservazione del rapporto con la madre la Ctu ha verificato che è stato praticamente impossibile staccare il minore dalla madre, la toccava, la ciucciava, è come se non ci fosse una differenziazione tra madre e figlio”.


Il bambino, riconosciuto dal padre anni dopo la nascita, ha da sempre manifestato difficoltà a relazionarsi con l’uomo che di fatto non conosceva. “Durante i tre anni di incontri protetti il bambino – ha riferito Michela Nacca, presidente di Maison Antigone – non si è costruita una relazione con il padre: la minaccia del prelievo, il collocamento in comunità lo hanno reso sempre più spaventato”. Proprio per la paura di essere portato via il bambino ha manifestato resistenza ad andare a scuola.

“I Carabinieri sono venuti per il prelievo e da lì non è più voluto andare” ha raccontato la donna, riferendosi a un primo tentativo di aprile e a un secondo di maggio. “Mio figlio è un bambino intelligente, faceva sport, era spaventato dagli incontri con il papà. Quando veniva il padre con l’educatore fuori dalla scuola veniva anche preso in giro dai compagni e ha iniziato a non voler andare più”, ha raccontato mamma T., che oggi si dispera: “Non ho saputo difendere mio figlio, aiutatemi”.

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