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Digitale, Iacovone (EY): “Fare business pensando alla pace sociale”

Donato Iacovone, amministratore delegato di EY Italia, apre i lavori della prima giornata del Capri Digital Summit

Pubblicato:04-10-2019 18:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47

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CAPRI – “L’innovazione non può essere più importante della società, della cultura, dell’ambiente nei quali quell’innovazione si sviluppa e ai quali si applica. E questa considerazione è particolarmente significativa oggi: di fronte alle sfide epocali che dobbiamo affrontare, le considerazioni sociali e culturali devono necessariamente soccorrere chi deve prendere decisioni economiche e tecnologiche”. Così Donato Iacovone, amministratore delegato di EY Italia, aprendo i lavori della prima giornata del Capri Digital Summit che quest’anno si interroga su come l’innovazione e la trasformazione digitale stanno impattando sulle aziende ma anche sulla vita delle persone.

Partendo da un’indagine di Swg per EY, secondo cui risulta che il 60% dei lavoratori di imprese medio-grandi pensi che le aziende italiane siano poco attente all’ambiente, da Iacovone arriva l’invito “ad occuparsi di sostenibilità ambientale ma anche sociale perché – dice – è possibile gestire e produrre business, vendere prodotti o servizi se vi è anche una pace sociale, una sostenibilità dei modelli, se siamo capaci di includere le persone che arrivano in un Paese”.

A cambiare devono essere anche le “forme della produzione” oltre che quelle “del consumo” che finiscono per generare “il cambiamento climatico. Vanno cambiate anche in nome della sopravvivenza stessa del sistema economico”.


“LEADER DI DOMANI ATTENTI A BISOGNI COMUNITÀ”

“I leader di oggi- aggiunge Iacovone- devono pensare ad allevare i leader di domani. Non basterà che questi conoscano bene il loro mestiere dal punto di vista tecnico e sappiano gestire le persone e le dinamiche di potere. Occorrerà che sappiano comunicare, immaginare l’evoluzione della tecnologia, comprendere il modo migliore per servire la comunità”.

Bisogna sostenere “quella nuova generazione di manager che stanno mettendo la sostenibilità dei business al centro delle loro riflessioni”. Una necessità per le aziende ma non solo: “la generazione Greta – ha sottolineato l’Ad di EY – rappresenta le persone che chiedono maggiore impegno perché ci si occupi del futuro dei giovani. Senza sostenibilità ambientale e, quindi sociale, non c’è più business”.

Iacovone ricorda quindi l’esito della ricerca di Swg per EY presentata al Capri Digital Summit, secondo cui “due italiani su tre acquistano più volentieri prodotti e servizi di aziende note per il loro impegno sociale”.

MOBILITÀ SCOLASTICA BASSA E ASCENSORE SOCIALE FERMO

Nel nostro Paese, la probabilità di laurearsi è 5,6 volte più grande per i giovani con almeno un genitore laureato rispetto a quelli i cui genitori non hanno titoli universitari. La stessa probabilità è pari a 4 per la Germania e 2,1 per la Danimarca. Sono alcuni dati da cui parte la riflessione sulla ‘trasformazione delle competenze’, workshop che si svolge nell’ambito dell’EY Capri Digital Summit in corso fino a domenica.

La cosiddetta mobilità scolastica, rileva EY, in Italia è molto bassa e il sistema attuale della formazione non aiuta. “In Italia – spiega l’amministratore delegato di EY Italia Donato Iacovone – solo due adulti su dieci partecipano ad attività di formazione professionale”, cioè la metà della media Ocse. Insomma, in Italia l’ascensore sociale si è fermato e la nuova generazione, seppur meglio istruita, è più povera delle precedenti. Per raggiungere il salario medio in Italia, occorrono cinque generazioni per i figli di famiglie povere, sono 3 in Svezia, Norvegia e Finlandia e due in Danimarca.

Inoltre, solo il 60% delle aziende italiane prevede strategie di formazione della forza lavoro, dato ancora più allarmante per le Pmi. “Nel 2019 – si legge in un’analisi condotta da EY – su un campione di Pmi italiane, meno del 40% adotta strategie per aumentare le capacità della forza lavoro (up/reskilling)”. Altro tema riguarda la qualità della formazione in Italia: ancora di rado, come solleva l’Ocse, vengono utilizzati canali innovativi.

Per questo EY, durante il Capri Digital Summit, lancia alcune sfide per affrontare il cambiamento. Innanzitutto l’investimento su un sistema di istruzione e formazione “più inclusivo”, l’elaborazione di nuovi modelli formativi e l’aumento della capacità di attrazione per evitare la fuga di talenti.

“Il numero crescente delle persone, i nostri migliori laureati, i giovani che lasciano l’Italia comincia a preoccupare: nel 2018 – sottolinea Iacovone – 37mila giovani hanno lasciato il nostro Paese e quelli che vengono qui non hanno le stesse skill. E’ uno sbilanciamento grave in un mondo in cui sono le persone a fare la differenza”.

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