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Violenza sulle donne, l’Ugl: “Fondo antiviolenza sia gestito dalle prefetture”

La grande criticità sottolineata dall'Ugl è "la cattiva distribuzione sul territorio dei fondi antiviolenza"

Pubblicato:04-10-2019 16:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47
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ROMA – “Il Fondo antiviolenza sul territorio, soprattutto quello di emergenza, deve essere gestito dalle Prefetture”. E’ questa “la proposta dell’Ugl che, come tutti i sindacati, è stata audita dalla nuova commissione di inchiesta sul femminicidio presieduta da Valeria Valente” ha spiegato Ornella Petillo, segretaria confederale dell’Ugl con delega al welfare, alle pari opportunità e terzo settore, intervistata dall’agenzia Dire proprio sui punti presentati in audizione.

La grande criticità sottolineata dall’Ugl è “la cattiva distribuzione sul territorio dei fondi antiviolenza e già nel 2016- ha ricordato Petillo- abbiamo fatto un rapporto su questo. Arrivano ai centri in percentuale ridottissima e secondo criteri sindacabili che non rispondono a quella che è la necessaria sostenibilità di centri antiviolenza e case rifugio. Ne abbiamo viste tante chiudere”.

E sempre sulla distribuzione ha spiegato che “il criterio di ripartizione attuale viene fatto in base ai criteri del fondo nazionale delle politiche sociali: un fiume in cui perde la propria specificità e arriva a comuni che sono spesso in dissesto, magari non riescono a sostenere le rette e le donne finiscono in alloggi gratuiti o sedi caritas: soluzioni non funzionali”. Per non parlare del fatto che “i governi non stanno facendo monitoraggio. Le schede che presentano le regioni sono carenti di dati, obiettivi e progetti effettuati”.


Se pensiamo che addirittura “nel 2014- ha sottolineato- i fondi venivano distribuiti in base alla presenza regionale dei centri o delle case rifugio”. In ogni caso i “fondi sulla violenza di genere sono molto attenzionati e stiamo attivando pressioni affinchè vengano gestiti bene, ma ci scontriamo con quelli che utilizzano questo argomento per fare passarelle”.

Un altro tema cruciale portato in Commissione d’inchiesta sul femminicidio dall’Ugl e’ “l’aggravante del codice penale per la molestia sessuale sui luoghi di lavoro”, una “questione che è collegata” a doppio filo- ha spiegato Petillo- “al riordino degli organismi di parità. La figura della consigliera è di fatto svuotata di poteri e incidenza. Parliamo di un pubblico ufficiale, figura alla quale Renzi nel suo Job Act ha tolto tutti i fondi. Hanno compiti normativi, ma non vengono pagate e Ornella Petillo, nel corso dell’audizione, ha parlato di “lavoro nero che il governo chiede alle donne per intervenire su discriminazioni di genere e molestie sessuale sul luogo di lavoro”.

Quanto al mondo del lavoro e al tema attuale della precarietà “bisogna parlare di vere e proprie violenze e usare un approccio tutto diverso, anche il mobbing- ha detto- scaturisce da vessazioni e violenza. E’ già difficle che la donna venga a parlarci della violenza sul luogo di lavoro, visto che rischia di perderlo e per questo- ha concluso- chiediamo aggravanti”.

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