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Il partito di Conte oggi vale l’8,3%: Renzi attacca e il premier lo stronca

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di stampa Dire, per Direoggi | edizione del 4 ottobre 2019

Pubblicato:04-10-2019 14:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47

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ROMA – Uno scontro senza esclusione di colpi. Da una parte il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che critica il Governo per una manovra poco coraggiosa e di scarso rilievo; dall’altra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che la difende e gli replica a muso duro.

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«Tutti devono partecipare con il massimo impegno – ha detto Conte – noi non abbiamo bisogno di fenomeni, poi se c’è qualcuno che vuole andare tutti i giorni in tv o sulla stampa faccia pure, ma nella consapevolezza che quando ci si siede al tavolo ci si siede correttamente, non si rivendicano primati che non riconosco a nessuno».


Vere e proprie pallottole verbali, che segnalano un alto grado di conflittualità nella maggioranza. Ma questo è il gioco di Renzi, che oggi si è presentato anche ad un appuntamento organizzato dai sindaci Dem con a fianco l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, di Forza Italia.

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Chiaro il messaggio rivolto agli amministratori Dem e a chi boccheggia dentro al partito di Silvio: c’è Italia Viva per quelli che vogliono un futuro politico. Ad ascoltarlo anche Renata Polverini, già sull’uscio. In tanti scommettono che Cattaneo e Polverini alla prossima Leopolda annunceranno la loro adesione. E non saranno i soli.

Renzi è in movimento ed Enrico Letta, che a suo tempo ne ha subito le conseguenze, avverte Conte e Zingaretti: «Renzi vuol farvi ballare… Non è possibile un Vietnam quotidiano. Facciano con Renzi un patto: nel momento in cui lui non lo rispetterà si vada al voto».

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Per quanto riguarda l’ItalVivo, lui gongola. Continua ad essere al centro della scena, sta mietendo consenso dentro Forza Italia e, per il momento, non vuol troppo sconfinare dentro il Pd e il M5S. Ci sarà tempo.

Intanto il premier Giuseppe Conte non sta a guardare. Il sondaggio Dire-Tecnè di oggi fotografa la sua forza nelle intenzioni di voto: un suo partito al momento prenderebbe l’8,3% dei consensi. Forse è questa possibilità in gestazione, che naturalmente andrebbe a collocarsi nel Centro del campo politico, che ha spinto Renzi ad accelerare la fuoriuscita dal Pd e ad assumere un profilo conflittuale. Perché al centro c’è lui, e deve bastare.

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