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Rodriguez (Colonia Dignidad): “Al voto per un paese migliore”

"L'appuntamento di oggi può permettere di cancellare definitivamente la Costituzione della dittatura", ribadisce l'attivista

Pubblicato:04-09-2022 15:44
Ultimo aggiornamento:04-09-2022 15:44
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ROMA – Votando “sì” al testo della nuova Costituzione che sostituisce quella “scritta durante la dittatura di Augusto Pinochet” il popolo cileno avrebbe la possibilità di “consegnare alle prossime generazioni un Paese migliore” e di “combattere il negazionismo crescente” su quanto avvenuto durante il governo guidato dal generale, salito al potere dopo il colpo di Stato dell’11 settembre 1973. Così all’agenzia Dire, nel giorno del referendum costituzionale sulla nuova carta cilena, è Gabriel Rodriguez, giornalista e scrittore vicepresidente della Asociación por la Memoria y Derechos Humanos Colonia Dignidad.
L’organizzazione, nata nel 2014, riunisce attivisti, ex prigionieri e parenti delle vittime di Colonia Dignidad, una struttura fondata nel 1961 nella regione centro-meridionale di Maule dal predicatore ed ex medico militare tedesco Paul Schaffer, fuggito dalla Germania dopo un’accusa di abusi sessuali ai danni di minori. L’istituto ha accolto negli anni centinaia di seguaci dell’uomo, per lo più di nazionalità tedesca. Molte delle persone che hanno frequentato la comunità hanno denunciato abusi e un regime di vita segnato dalle violenze. Fra quelli che sarebbero passati per la colonia guidata da Schaffer ci sarebbero stati anche diversi criminali nazisti in fuga.

Secondo quanto documentato dalle Commissioni Rettig e Valech, istituite dai governi cileni per indagare sugli abusi commessi al tempo di Pinochet, la struttura dell’organizzazione presieduta dal predicatore è servita per anni come centro dei servizi segreti cileni ed è stato uno dei luoghi dove le forze di sicurezza hanno fatto sparire e torturato attivisti e oppositori politici.

Il referendum è importante per tutti i cileni ma forse lo è ancora di più per gli attivisti dell’associazione di cui fa parte Rodriguez, che si battono per far sì che venga fatta giustizia per le vittime e si tramandi la memoria di quanto avvenuto nella colonia, luogo emblematico del regime di Pinochet, raccontato negli ultimi anni anche da un film hollywoodiano e da una serie-documentario prodotta da Netflix. “L’appuntamento di oggi può permettere di cancellare definitivamente la Costituzione della dittatura e rappresenta la possibilità di poter affrontare con certezza le questioni legate ai diritti umani che sono emerse negli anni”, ribadisce l’attivista.


I 15 milioni di aventi diritto del Paese sudamericano hanno l’obbligo di recarsi alle urne. Due le possibilità che gli verranno date rispetto al testo della nuova Costituzione: “apruebo”, ovvero approvo, o “rechazo”, cioè rifiuto. Al momento la maggior parte dei sondaggi indicano che le persone che opteranno per questa seconda opzione sono la maggioranza. “Ci troviamo nella fase finale e ogni aspetto può influire sul risultato finale”, premette Rodríguez. “La partecipazione obbligatoria poi ha fatto aumentare la platea dei votanti e la conseguenza è che tutto è ancora più incerto”. L’attivista rimane ottimista. “La speranza che la maggioranza dei cileni decida per il cambio si mantiene viva”, scandisce.

Una speranza che si sostanzia nel testo della Costituzione, disponibile online. La nuova carta è l’ultimo passaggio di un processo cominciato con una mobilitazione sociale cominciata sul finire del 2019, che fra le altre cose chiedeva anche la cancellazione del testo di Pinochet. Nell’ottobre 2020 il popolo cileno in un altro referendum ha deciso che ci sarebbe stata una nuova Costituzione e ha incaricato una convenzione di redigerla. I lavori sono cominciati nel luglio 2021 e sono durati quasi un anno. Fra le novità che introduce il documento, ritenuto uno fra i più innovativi al mondo da diversi analisti concordanti, c’è il riconoscimento del Cile come “Stato plurinazionale, interculturale, regionale ed ecologico”, così come recita l’articolo 1.

Rodriguez avverte che il voto si tiene in una fase dove “il clima politico del Paese è fortemente polarizzato”. La sua tesi, è che a ogni modo il governo del presidente Gabriel Boric, eletto proprio sulla scia della mobilitazione del 2019, “vuole affrontare le sfide legate ai diritti umani e quindi chi spera nella giustizia, la verità e la memoria, vede una luce di speranza”.
Rodriguez ritorna allora a Colonia Dignidad, che ora si chiama Villa Baviera e che ospita ancora circa 200 esponenti della comunità di origine tedesca che instaurò Schaffer. “Ci auguriamo”, dice l’attivista, “che questo luogo possa diventare un Centro per la memoria e che si diano risposte a tutti i gruppi delle vittime dei crimini contro l’umanità commessi nella colonia”.

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