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Libano, Ayoub (Oxfam): “Beirut è in macerie, i prezzi alle stelle”

Con l'agenzia Dire parla Bachir Ayoub, policy advisor di Oxfam Libano, una delle organizzazioni internazionali attive nel Paese

Pubblicato:04-09-2020 08:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:49

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ROMA – “Passeggiando tra i quartieri di Beirut colpiti dall’esplosione, sembra che non sia passato un mese: le macerie e i palazzi sventrati sono ancora tutti lì e tra la gente c’è ancora shock e rabbia: in tanti hanno perso tutto. L’esplosione al porto è stato l’apice di una sequela inimmaginabile di crisi, per questo molte famiglie sono ormai povere e il nostro lavoro si sta rivelando cruciale per sostenerle”. Con l’agenzia Dire parla Bachir Ayoub, policy advisor di Oxfam Libano, una delle organizzazioni internazionali attive nel Paese.

L’intervista, in collegamento Skype dalla capitale, cade a un mese dall’esplosione di 2.700 tonnellate di nitrato d’ammonio stipate in un magazzino del porto. Intorno alle 18 del 4 agosto, una deflagrazione – che ha generato un fungo simile a quello atomico – ha ucciso quasi 200 persone e devastato gran parte dei quartieri limitrofi, causando un danno di 4,6 miliardi di dollari, stando alla Banca mondiale. E in un momento delicato per il Paese, che già affrontava una crisi economico-finanziaria e la pandemia di Covid-19

“Molta gente sta scegliendo di trasferirsi all’estero perché l’inflazione crescente fa sì che il costo dei materiali necessari per ricostruire case e attività commerciali sia diventato insostenibile per migliaia di persone che stavano già lottando per tirare avanti” continua Ayoub. “Se il salario medio ammonta a 450 dollari sostituire una finestra costa 500, una porta addirittura 1000“. Già prima del 4 agosto, l’aumento del prezzo dei prodotti di base, il crollo dell’80 per cento della lira libanese e l’aumento della disoccupazione avevano reso povere persone che, come evidenzia il responsabile Oxfam, “fino a pochi mesi fa non avevano idea di cosa fosse la miseria”. Dopo l’esplosione, “si stima che in 70.000 abbiano perso il lavoro“. Secondo Ayoub, in questo clima “l’intervento di organizzazioni umanitarie come Oxfam è fondamentale. Non solo siamo impegnati da anni in tutto il Libano con diversi progetti volti a sostenere la popolazione, ma abbiamo scommesso su una strategia che si fonda su due direttrici: da un lato, coordiniamo l’intervento delle organizzazioni partner, collaborando direttamente anche con i decisori politici; dall’altro, forniamo a volontari e realtà locali le competenze necessarie a rispondere ai bisogni della popolazione”. 

Il Libano è storicamente un Paese ricco ma da tempo le istituzioni sono accusate di non fornire i servizi di base, mentre la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre di più. “Coinvolgendo governo e amministrazioni locali nel lavoro che svolgiamo coi partner – evidenzia Ayoub – noi di Oxfam informiamo senza sosta la politica dei reali bisogni della popolazione”. Un lavoro che punta, sul lungo periodo, a coinvolgere gli attori locali. All’indomani dell’esplosione, però, Oxfam ha dovuto dedicarsi all’emergenza. “In una settimana siamo stati in grado di trovare le risorse e coordinare i nuovi interventi” riferisce Ayoub. “Attraverso i partner stiamo assistendo 9.000 persone che rischiano di restare indietro: donne sole, anziani, minori, disabili e malati, esponenti della comunità Lgbti, migranti. Stiamo fornendo loro piccole somme di denaro e pacchi alimentari, servizi medici, supporto psicologico e legale, rivolto anche a chi nell’esplosione ha perso la casa o l’attività commerciale”.

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