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Regeni, Amnesty: “Il ritorno dell’ambasciatore ci sorprende, siamo scettici”

Obiettivo fondamentale è sempre quello di "conoscere i nomi e i volti di chi lo ha torturato a morte 19 mesi fa"

Pubblicato:04-09-2017 15:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:39

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ROMA – “Restiamo molto scettici sul fatto che il ritorno dell’ambasciatore potrà avvicinare la verità sull’assassinio di Giulio Regeni, l’assenza della quale aveva spinto il governo a decidere nell’aprile 2016 il richiamo temporaneo”: così il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi, al termine dell’informativa del ministro degli Affari esteri Angelino Alfano alle commissioni Esteri di Camera e Senato.

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“Oggi abbiamo ascoltato molte parole di affetto nei confronti di Giulio Regeni e di solidarietà nei confronti della sua famiglia. Abbiamo preso atto delle tante promesse fatte e dei tanti impegni presi in favore della verità e, più in generale, verso il rispetto dei diritti umani in Egitto. Non abbiamo alcun pregiudizio rispetto alle dichiarazioni del ministro Alfano. Ma restiamo molto scettici sul fatto che il ritorno dell’ambasciatore potrà avvicinare la verità sull’assassinio di Giulio Regeni, l’assenza della quale aveva spinto il governo a decidere nell’aprile 2016 il richiamo temporaneo. Purtroppo, il ritiro dell’ambasciatore è stato l’unico significativo atto del governo. Al contrario di quanto dichiarato dal ministro Alfano, non sono state assunte iniziative degne di nota a livello internazionale e nessuna nell’ambito delle Nazioni Unite. Troviamo anche discutibile la ricostruzione delle ragioni per cui un anno e mezzo fa venne richiamato temporaneamente l’ambasciatore italiano al Cairo, ragioni che secondo il ministro Alfano si sarebbero limitate a ottenere una maggiore cooperazione giudiziaria. Ammesso che questo risultato sia stato raggiunto, cosa che nella sostanza è tutta da verificare, le dichiarazioni ufficiali dell’aprile 2016 parlavano dell’ottenimento della verità sull’omicidio di Giulio Regeni. Ritenere che qualche riunione in più tra le procure e l’invio di alcuni documenti (per di più, ancora prima che questi fossero tradotti dall’arabo) sia stato motivo sufficiente a rimandare l’ambasciatore al Cairo, è francamente sorprendente. Quanto all’ipotesi di intitolare a Giulio Regeni sedi e istituzioni italiane in Egitto, ci limitiamo a segnalare come eventuali iniziative non possono e non devono indurre a credere che l’Italia abbia ormai rinunciato, in favore della memoria e della commemorazione, all’obiettivo fondamentale di conoscere i nomi e i volti di chi lo ha torturato a morte 19 mesi fa”.


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