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Usa il termine ‘zingaropoli’, Bernardini diffidato dall’Unar

Nella lettera ricevuta oggi dal consigliere si legge che l'ufficio ha aperto un'istruttoria, "a seguito di varie segnalazioni"

Pubblicato:04-09-2015 12:57
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:31

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M. Bernardini

M. Bernardini

BOLOGNA  – “Cartellino giallo” per il consigliere comunale di Insieme Bologna Manes Bernardini dall’Ufficio nazionale anti discriminazioni per aver usato, sulla stampa, la parola ‘zingaropoli‘, che “favorisce clima intimidatorio e ostile” ed è “offensiva e umiliante” per rom e sinti. “Mi diffidano, ma io non mi faccio intimidire”, replica subito l’interessato.

Brutta sorpresa, stamane, per il consigliere comunale di Insieme Bologna, che, nella buca delle lettere, ha trovato una raccomandata dell’Unar, (l’Ufficio nazionale anti discriminazioni della presidenza del Consiglio del ministri) nella quale, racconta lo stesso consigliere, “vengo diffidato per aver usato la parola ‘zingaropoli’ in un articolo pubblicato in primavera sul Resto del Carlino di Bologna” e intitolato, appunto “Uno, dieci, cento insediamenti: Questa città è una zingaropoli”.

Lettera Unar a Bernardini


Nella lettera ricevuta oggi dal consigliere, dunque, si legge che l’ufficio ha aperto un’istruttoria, “a seguito di varie segnalazioni”. E le affermazioni che Bernardini usa in quell’articolo “pur nel rispetto del principio di libera manifestazione del pensiero garantito dalla Costituzione italiana”, sono ritenute dall’Unar offensive, poiché “è improprio colpevolizzare indistintamente un’intera comunità perché ciò finisce per alimentare stereotipi e diffidenza nei confronti di tutta la popolazione rom“. L’Unar, poi, ricorda a Bernardini che già nel maggio 2012, in una ordinanza di causa civile del Tribunale di Milano si afferma che nel termine ‘zingaropoli’, “emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che fa l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici rom e sinti, ma di favorire un clima intimidatorio o ostile nel loro confronti”.

L’episodio è molto simile a quello accaduto alla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che poi, per protesta contro “la censura del Governo”, prima si è imbavagliata e ha pubblicato un selfie su Twitter, poi ha ripetuto la stessa scena manifestando davanti a palazzo Chigi. Bernardini, allo stesso modo, sembra voler resistere. “Mi viene chiarito che la parola ‘zingaropoli’ è discriminatoria e mi viene chiesto, quindi, di usare un linguaggio più consono”, ma “a me il richiamo pare ridicolo, assurdo e anche eccessivo, oltre che intimidatorio”, attacca, oltre che “quasi una fotocopia” di quanto accduto a Meloni. “Anche perché la parola ‘zingaro’ io l’ho sempre usata e non mi risulta che sia offensiva”. Senza contare che “si sono scomodati con una raccomandata, che ha anche un costo- incalza- Ma a Roma non hanno niente da fare, invece che intimidire chi cerca di difendere il territorio? Io, però, non mi faccio intimidire”, chiosa.

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