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Lombardia, aumentano tariffe tpl: scintille tra Regione e Comune di Milano

Scambio di accuse tra centrosinistra e centrodestra dopo la decisione dell'agenzia di bacino di adeguare le tariffe del trasporto pubblico locale all'inflazione

Pubblicato:04-08-2022 16:45
Ultimo aggiornamento:04-08-2022 16:45
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MILANO – Entro il 2022 (tra ottobre e novembre) i biglietti per il trasporto pubblico in Lombardia aumenteranno tra i 10 e i 30 centesimi, e i rincari riguarderanno anche Atm, e tutto ‘per colpa’ dell’inflazione (o meglio di una normativa regionale che di fatto lega quest’ultima alla necessità di rimodulare i prezzi dei biglietti). La decisione è maturata dopo la riunione dell’assemblea dei soci dell’Agenzia del Trasporto pubblico locale del bacino della Città metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia (per ora le sole aree interessate dagli aumenti nella mattinata di mercoledì, dove è emerso come “Il regolamento tariffario regionale” stabilisca che “le tariffe debbano essere adeguate annualmente in base al tasso di inflazione definito dalla regione stessa con proprio atto, corretto in funzione di indicatori di qualità definiti dalle agenzie”.

La Regione Lombardia intanto, nel testo di assestamento del bilancio regionale, aveva indicato come i rincari possano essere decisi, nelle modalità, dalle singole aziende. L’indicazione da parte dell’aagenzia di bacino è convogliare gli aumenti sui titoli singoli, e non sugli abbonamenti. Levata di scudi, ovviamente, da parte del Comune di Milano, con l’assessore ai Trasporti Arianna Censi che già ieri aveva di fatto rimandato le responsabilità a Palazzo Pirelli, che per l’esponente di giunta Sala ha sbagliato, quantomeno nei tempi. Il capogruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Carlo Monguzzi, rincara oggi: “Chiediamo di fermare tutto e di discuterne in consiglio comunale e in città metropolitana, si può e si deve resistere alla disposizione regionale come fatto tante altre volte e ci auguriamo lo facciano tanti sindaci”, fa sapere.

Per Monguzzi è semplicemente “sbagliatissimo” imporre l’aumento “in un momento in cui viene chiesto ai cittadini di lasciare l’auto e usare il mezzo pubblico”, perché il Comune “non deve essere complice di questa decisione”, ma deve “combatterla con tutti i mezzi politici, tecnici e procedurali sarebbe terribilmente colpevole”.


Si uniscono al coro anche i consiglieri di maggioranza, Daniele Nahum, Simonetta D’Amico, Alessandro Giungi e Natascia Tosoni, acciìusando il provvedimento regionale di “disincentivare l’uso dei mezzi pubblici dopo che il Covid ha portato a una drastica riduzione del loro utilizzo”, con una disposizione ingiusta “perché penalizza ulteriormente i tanti cittadini già in grave difficoltà economica” e “assurda” perché “non è una decisione del Comune di Milano”, di fatto esautorato, ma “un’imposizione di Regione Lombardia”. Va detto che i rincari non interesseranno solo Atm ma anche Trenord e tutti i gestori Tpl che servono le province gestite dall’Agenzia.

MONTI (LEGA): TEMA RINCARI IMPOSTO IN ASSEMBLEA DA CENSI, NON DA ALTRI

“Ieri ero presente come delegato per la Regione in assemblea del Tpl di Milano, Monza, Lodi e Pavia. Nessuno dei tre punti all’ODG prevedevano una discussione, tantomeno una votazione sul tema dell’aumento dei prezzi del TPL. L’argomento è stato con forza imposto alla discussione dall’assessore di Milano Arianna Censi”. Così il vicecapogruppo del Carroccio al Pirellone Andrea Monti, che ricostruisce i fatti e spiega: “Personalmente ho sollevato subito l’impossibilità di affrontare un tema così delicato che non era previsto all’ordine del giorno. La situazione si è parecchio animata, con toni molto accesi e ho chiesto più volte al presidente Barbone di espungere il punto dalla discussione, proprio perché non era previsto e non è serio affrontare un tema così complesso e delicato senza le adeguate informazioni e gli adeguati approfondimenti”.

Il leghista sottolinea come anche la Provincia di Monza e Brianza “non ha ritenuto di esprimersi sul tema, essendo fuori dall’Ordine del Giorno”. Per contro, Monti fa sapere che è stato lo stesso Barbone a sottolineare che si trattava “di una semplice raccolta di pareri e non di una votazione”. Per l’esponente leghista è poi “Molto grave il fatto che a tutti i soci presenti in Assemblea è stato prospettato uno scenario non corrispondente alla realtà: l’assessore Censi a più riprese ha sostenuto che l’aumento fosse un obbligo imposto dalle norme regionali, il che è totalmente falso”. Come sostiene Monti, infatti, La Regione, ogni anno, “è obbligata ad assumere una delibera in cui dà la possibilità di applicare l’adeguamento ISTAT alle tariffe”, e “ciò non rappresenta un obbligo, ma una facoltà”.

Dunque, “nessuno dei presenti è stato messo nelle condizioni di poter valutare uno scenario in cui si potesse, come sacrosanto e giusto, ipotizzare un assorbimento dei maggiori costi di esercizio attraverso altre economie, al posto di rifugiarsi nel semplice aumento delle tariffe, in un momento così delicato”, prosegue Monti.

I consiglieri dunque come afferma il vicecapogruppo leghista al Pirelli “sono stati presi in giro, vittime di un vero e proprio blitz probabilmente pensato e ordito dall’assessore Censi, che è stata la più tenace nel non accettare l’accantonamento del tema, volendo con convinzione discutere degli aumenti, mentendo quando faceva credere a tutti che fosse un obbligo dettato dalla Regione”.

Monti definisce tutto ciò “una pagina brutta per le Istituzioni di una grande città europea come quella di Milano, che dovrebbe avere esponenti politici più seri e corretti”. Per questo “credo sia doveroso riconvocare immediatamente una seduta dell’Assemblea, in cui si metta chiaramente il tema dell’adeguamento ISTAT all’ordine del giorno e si possa avviare un dibattito consapevole tra tutti i soci”.

Insomma, “i soci non hanno votato per aumentare i biglietti, se poi Milano ha l’esigenza di aumentare le tariffe di ATM, venga chiaramente in assemblea con questa proposta e la valuteremo con serietà”. Tuttavia, “oggi ogni aumento lo considererei illegittimo, sicuramente non avvallato dall’assemblea del Tpl”, conclude.

TERZI (LOMBARDIA): DECISIONE DI AUMENTARE TARIFFE SPETTA ALLE AGENZIE

“Le Agenzie del Trasporto pubblico locale (Tpl) sono libere di decidere se applicare o meno gli aggiornamenti Istat. Spetta a loro, in ultima analisi, la scelta se porre in essere o meno le rimodulazioni delle tariffe ed eventualmente come accordarsi o compensare le aziende che prestano il servizio”. Parte da questa puntualizzazione l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti Claudia Terzi relativamente alle notizie riguardanti il prezzo dei biglietti del Trasporto pubblico locale.

“Va sempre ricordato – prosegue l’assessore – che le Agenzie dipendono principalmente dalle Amministrazioni comunali dei capoluoghi di Provincia e per il caso di Milano anche dalla Città metropolitana”. Nello specifico, Terzi ricorda che proprio il caso di Milano è particolare: “I servizi Atm sono tuttora gestiti dal Comune e il ricavato dei biglietti alimenta il bilancio comunale. Il Comune, in quanto ente regolatore, può dunque proporre in autonomia di evitare aumenti dei biglietti facendovi fronte con il proprio bilancio”.

ROGGIANI (PD MILANO): DA REGIONE SCELLERATA DECISIONE DI RINCARARE

“In piena estate ecco l’ennesima scelta scellerata di Regione Lombardia. Mentre in vista delle elezioni nazionali la destra promette tagli alle tasse, la realtà dove già governa va in direzione completamente opposta. Palazzo Lombardia ha deciso a luglio, in modo autonomo e senza consultare nessuno, di obbligare le aziende di trasporto locale a rincarare i prezzi dei biglietti per l’adeguamento Istat”. Lo afferma la segretaria del Pd milanese Silvia Roggiani, che commenta la polemica in merito ai rincari alle tariffe tpl decisi durante l’ultima assemblea dell’agenzia di bacino. La dem incolpa la Regione, anche se da Palazzo Lombardia tengono a precisare come non ci sia stato alcun obbligo di alzare il costo dei biglietti da parte dell’istituzione regionale.

“In un periodo così difficile chiunque dovrà prendere un autobus, un filobus, un tram o una metro a Milano, ad esempio, dovrà pagare tra i dieci e i trenta centesimi in più. Una vera vergogna targata destra”, afferma Roggiani.

La Regione Lombardia “non guarda in faccia nessuno e scarica la sua incapacità e la ristrettezza nelle politiche su chi fa fatica e sui pendolari. Chi governa deve trovare alternative, non gravare su tutte e tutti”. Insomma, “non bastava lo scempio di Trenord, Regione blocchi subito l’aumento”, tuona la segretaria dem meneghina.

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