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Cambio di genere nei bambini, i pediatri: “Ottima l’idea inglese di un centro per regione”

Sip plaude all'Inghilterra, dove il centro nazionale, che aveva una lista d'attesa lunghissima, sarà sostituito da diversi centri regionali per permettere una migliore assistenza alle famiglie

Pubblicato:05-08-2022 10:18
Ultimo aggiornamento:05-08-2022 10:18

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ROMA – Nel Regno Unito, il servizio sanitario nazionale (NHS), ha appena annunciato l’introduzione di un modello regionale per l’assistenza di bambini/e e giovani con incongruenza di genere, chiudendo il centro di riferimento nazionale altamente specializzato, il Gender Identity Development Service for Children and Adolescents (GIDS) presso il Tavistock and Portman NHS Trust di Londra. Il centro, istituito nel 1983, e attualmente gravato da liste di prenotazione e tempi di attesa lunghissimi, sarà sostituito con diversi nuovi centri regionali, chiamati servizi Early Adopter, per garantire una maggiore qualità del servizio.

UN MODELLO PER IL NOSTRO SISTEMA SANITARIO

“Non possiamo che plaudere all’iniziativa che può fare da modello anche per il nostro sistema sanitario, almeno sulla carta uno tra quelli che in Europa garantiscono maggior tutela ai giovani attraverso misure legali o amministrative che assicurano il cambio di genere, seppur con restrizioni”, ha commentato in un lungo documento il Gruppo di studio della Società italiana di pediatria (Sip) dedicato ai ‘Diritti dei bambini’ guidato da Pietro Ferrara.

PIÙ CENTRI CI SONO MEGLIO È

“Come gruppo di pediatri che ha a cuore la tutela dei diritti e della salute dei minorenni- continua il documento- pensiamo che la presenza di un maggior numero di centri esperti, almeno uno per Regione, e la divulgazione delle corrette informazioni circa la presa in carico di questi minorenni e delle loro famiglie potrebbe preservare i diritti di una minoranza che già per la sua complessa condizione è esposta a sfide di carico emotivo non comune che ne compromettono le potenzialità di sviluppo e di vita”.


NUMERI IN COSTANTE AUMENTO

I dati dell’Osservatorio nazionale identità di genere raccontano che in Italia dal 2005 al 2018 sono state 251 le famiglie che si sono rivolte ai centri specialistici; tuttavia i numeri negli ultimi anni sono in costante aumento. “Questo dato non deve essere considerato allarmante- speigano i pediatri Sip- sappiamo bene come questo fenomeno si verifica ogni volta che si inizia a sgretolare uno stigma sociale che creava un sommerso di sofferenza e disagio a molti giovani e che ora un po’ alla volta viene fuori chiedendo di essere preso in carico”.

IN INGHILTERRA SERVIZIO IN CRISI PER TROPPE RICHIESTE

Il servizio inglese solo lo scorso anno ha ricevuto un raddoppio della domanda rispetto all’anno precedente. A marzo 2022, una revisione dei servizi di identità di genere per i giovani guidata dalla pediatra Hilary Cass ha confermato che il servizio era sottoposto a “pressioni insostenibili” poiché la domanda superava la capacità, con conseguente sovraccarico del personale e liste di attesa fino a due anni che mettevano a rischio la salute psichica delle giovani persone transgender del Regno Unito. Cass ha raccomandato pertanto la creazione di una rete di hub regionali per fornire assistenza e supporto, raccomandazione accettata dal NHS.

PEDIATRI SPECIALIZZATI ALLA GUIDA DEI NUOVI CENTRI

I nuovi centri regionali saranno composti da un team multidisciplinare e guidati da ospedali pediatrici specializzati. Come primo passo, NHS England sta istituendo due nuovi Early Adopter Services, uno a Londra e uno nel Nord-Ovest. I servizi Early Adopter saranno completamente attivi e operativi entro la primavera del 2023.

SIP: “IN ATTO UNA GRANDE TRASFORMAZIONE”

“Questi sono solo i primi passi di una grande trasformazione– sottolina il Gruppo di studio Sip- che alla fine si tradurrà nella creazione di una rete di centri specializzati di competenza in ogni regione del Paese”.
Ma l’annuncio della creazione di questa rete “benché positivo nei suoi intenti- evidenziano i pediatri- non ha mancato di destare preoccupazioni determinate dal timore di un aumento dei percorsi di affermazione di genere non adeguatamente ponderati. Emblematico il caso del 2020, quando il centro è stato portato in tribunale da Keira Bell, un’ex paziente, che ha affermato di essere stata troppo giovane per offrire un consenso informato realmente valido all’epoca dell’inizio del suo percorso di transizione di genere presso il GIDS. Pur avendo vinto inizialmente la causa Bell ha visto la sentenza ribaltarsi in appello a favore della Tavistock: la corte d’appello ha infatti riaffermato il principio della competenza di Gillick secondo cui “spetta ai medici e non ai giudici decidere sulla capacità di una persona di età inferiore ai 16 anni di acconsentire alle cure mediche“. Questa sentenza d’appello è stata un sollievo per la giovane popolazione transgender assistita presso il GIDS che dopo la prima sentenza si era vista negare improvvisamente il proprio diritto alla salute e al percorso di transizione”.

SPESSO GIOVANI TROVANO ESPERTI TROPPO DUBBIOSI, L’IMPATTO EMOTIVO È NEGATIVO

Spesso però i percorsi affermativi di genere “trovano ostacoli nell’atteggiamento di gatekeeping (filtro attuato da esperti che prendono decisioni)- commenta il Gruppo di studio Sip- sostenuto dalla incompleta conoscenza e formazione del personale sanitario cui i giovani transgender si riferiscono inizialmente, trovandosi di fronte professionisti che tendono a rallentare il ritmo della transizione o negarlo del tutto. Gli argomenti dei gatekeeper si basano sulla convinzione che le persone transgender non siano in grado di determinare la propria identità; alcuni gatekeeper affermano che i problemi psicologici costituiscono motivo per ritardare o negare la transizione, senza tener conto che le problematiche psicologiche sono spesso causate dalla disforia corporea e dallo stress di vedersi negato il diritto alla propria affermazione di genere che determina un impatto negativo sulla salute mentale dei giovani. Il gatekeeping può essere considerato a tutti gli effetti una forma di transfobia, poiché il potere dell’establishment medico si sostituisce all’autonomia degli individui trans nel decidere della propria vita”.

IN ITALIA POCHISSIMI CENTRI, PER GIOVANI E FAMIGLIE PERCORSO IN SALITA

Per i pediatri italiani “è necessario che ragazzi/e con sviluppo atipico dell’identità di genere e le loro famiglie vengano indirizzati dai propri curanti (pediatri o medici di medicina generale) verso centri specialistici con equipe multidisciplinari di esperti che si occupino dell’intero iter diagnosticoterapeutico in tempi adeguati. In Italia purtroppo tali presidi dedicati ai minori si contano sulle dita di una mano rendendo difficile per le famiglie l’accesso ai servizi, caratterizzato spesso da lunghi tempi di attesa e grande eterogeneità riguardo a modalità di accesso e gratuità delle cure in base alla regione di appartenenza”.

In conclusione i pediatri italiani ricordano che “anche il Consiglio europeo in un recente report del 7 Luglio 2022 ha riconosciuto che la rimozione di tutti gli ostacoli che si frappongono al pieno riconoscimento legale del genere affermato da una persona è lenta e che bisognerebbe rendere accessibile anche ai minori questa possibilità, sulla base della valutazione di quale sia il loro miglior interesse”.

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