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VIDEO | Conte, Toti e Bucci tagliano il nastro del nuovo ponte di Genova

Le Frecce Tricolori svettano sul Ponte San Giorgio. Ci sono voluti 720 giorni dopo il crollo del Morandi

Pubblicato:04-08-2020 06:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:43

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GENOVA – Genova ha di nuovo il suo ponte. Alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, assieme al sindaco Marco Bucci e al governatore Giovanni Toti, ha tagliato il nastro tricolore del nuovo viadotto autostrade sul Polcevera, Genova San Giorgio, dopo la benedizione del nuovo arcivescovo Marco Tasca. Mattarella è arrivato sul viadotto pochi minuti dopo che la pioggia battente si era arrestata e un doppio arcobaleno aveva fatto la sua comparsa sulla Valpolcevera. Il capo dello Stato è stato accolto da Bucci e Toti, che gli hanno donato una mascherina con la bandiera di Genova. Poi l’Inno di Mameli, la lettura dei nomi delle 43 vittime, il silenzio, che hanno anticipato i discorsi ufficiali, la sirena di cantiere e le acrobazie delle frecce tricolori.

IL NUOVO PONTE È PRONTO 720 GIORNO DOPO CROLLO MORANDI

Doveva essere il 15 aprile, è stato il 3 agosto. Sono passati esattamente 720 giorni da quel tragico 14 agosto. Erano le 11.36, la Valpolcevera e Genova erano avvolte da una tempesta. C’è voluto qualche istante perché la città, prima, e il mondo intero, poi, capissero che cosa era successo. Un pezzo del ponte Morandi, quello che crollava. E con sé, si scoprirà con il passare delle ore, aveva portato 43 vittime innocenti. Ora, in quello stesso posto, sono le 18.30 e si respira un’aria diversa. C’è allerta gialla e piove, sì, ma non come due anni fa. Oggi quel ponte è di nuovo in piedi e, tra poche ore, tornerà a essere percorribile. Ci sono voluti oltre 1.200 lavoratori che da dicembre 2018 si sono dedicati alla demolizione e alla ricostruzione. Opere che, per un po’ hanno proceduto anche in parallelo, per accorciare i tempi e fare del nuovo ponte Genova San Giorgio, il viadotto dei record, nel Paese della lentezza burocratica per eccellenza. Certo, rispetto alla prima “best option” del sindaco e commissario Marco Bucci, sono quasi quattro mesi di ritardo. Ma, nel mezzo, c’è stato l’amianto che ha allungato i tempi della demolizione del vecchio Morandi, le forti piogge e le mareggiate che hanno rallentato i lavori in quota e l’approvvigionamento del materiale. E c’è stata una pandemia di covid. Ma nulla ha bloccato “il cantiere che non si ferma mai” e che, di fatto, ha chiuso i battenti solo poche ore per festeggiare il Natale e a causa di un’allerta rossa meteo.


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Era il 15 dicembre 2018 quando le prime gru iniziavano ad allestire il cantiere della demolizione, 597 giorni fa. Era il 28 giugno 2019 quanto tutta la città assisteva con il fiato sospeso all’esplosione controllata delle pile 10 e 11 del vecchio Morandi, ed era il 12 agosto 2019 quando veniva demolita meccanicamente l’ultima pila. La costruzione, invece, era iniziata il 15 aprile 2019, ovvero 476 giorni fa, dopo l’allestimento dei cantieri e i test con il palo prova. Poco più di due mesi dopo, toccava alla prima colata di cemento, mentre il primo ottobre saliva in quota il primo impalcato. L’ultimo, invece, arrivava al suo posto il 28 aprile di quest’anno. Il 3 agosto 2020, il taglio del nastro, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella. I lavori, però, non finiscono qui. La struttura commissariale ha consegnato al ministero, che l’ha girato a sua volta alla concessionaria Aspi, solo la parte superiore del ponte, quella necessaria a riallacciare l’autostrada. Lungo le pile e sotto il viadotto, i lavori proseguiranno fino a novembre: ci sono impianti da terminare e collaudi amministrativi da portare a termine.

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