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Gaza, l’appello di Save the Children: “Israele tolga il blocco sul carburante”

Mette a gravissimo rischio il funzionamento degli ospedali, degli impianti di trattamento delle acque e le abitazioni nella striscia

Pubblicato:04-08-2018 12:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:26
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ROMA – Il blocco delle forniture di combustibile per Gaza presso il principale varco israeliano di Kerem Shalom – il secondo in meno di un mese – mette a gravissimo rischio il funzionamento degli ospedali, degli impianti di trattamento delle acque e le abitazioni nella striscia: lo denuncia Save the children in una nota, all’indomani della decisione di Israele di punire con questa misura quei palestinesi che lanciano aquiloni incendiari. “La decisione di chiudere Karem Shalom al transito di combustibile e gas da cucina è pericolosa e può provocare danni devastanti per le persone più vulnerabili di Gaza, colpendo ospedali e accesso all’acqua, e mettendo ogni giorno a rischio la vita di centinaia di bambini” ha dichiarato Misty Buswell, Direttore Advocacy per il Medio Oriente di Save the Children.

Anche prima di questo nuovo stop delle forniture gli ospedali erano già costretti ad utilizzare le riserve di emergenza

Anche prima di questo nuovo stop delle forniture, scrive ancora l’ong internazionale, gli ospedali erano già costretti ad utilizzare le riserve di emergenza che si sarebbero esaurite entro fine agosto impedendo il pieno funzionamento dei servizi nelle 24 ore giornaliere. L’improvvisa perdita delle forniture attraverso Kerem Shalom è destinata ad anticipare questo rischio e compromettere il ripristino delle riserve stesse. Secondo la stima delle Nazioni Unite, tutto questo metterà a gravissimo rischio ogni singolo giorno la vita di più di 1.700 persone tra cui, in media, più di 100 neonati, 100 pazienti in terapia intensiva, 700 pazienti in emodialisi, 200 pazienti che necessitano di interventi chirurgici, 100 donne che necessitano di interventi ostetrici e 500 pazienti che necessitano di cure d’emergenza.


La penuria di combustibile sta mettendo in crisi anche l’accesso all’acqua potabile

La penuria di combustibile sta mettendo in crisi anche l’accesso all’acqua potabile che è già diminuito di un terzo dal Maggio 2017, raggiungendo la metà del fabbisogno personale giornaliero. In questo momento secondo l’ong non si conosce quale sarà la durata del blocco scattato ieri. “Assisteremo al rinvio di molte operazioni chirurgiche indispensabili e all’aumento dello sversamento di acque non trattate nel mare e ad ulteriori conseguenze per la salute dei bambini, con un accesso ancor più difficile alle cure mediche e all’acqua potabile”, ha aggiunto la responsabile Misty Buswell.

Il blocco è un atto illegale per la legge internazionale e una inaccettabile violazione dei diritti di accesso alla salute e all’educazione dei bambini

Il precedente blocco del combustibile e del gas da cucina dello scorso metà luglio è durato circa una settimana, deprivando ulteriormente le scorte disponibili e causando un aumento dei prezzi che ha ridotto ancora di più la possibilità per Gaza di resistere a nuovi shock o blocchi. Il blocco nel suo insieme – ricorda Save the children – è un atto illegale per la legge internazionale e una inaccettabile violazione dei diritti di accesso alla salute e all’educazione dei bambini. Il varco deve essere urgentemente riaperto a tutte le merci e deve essere assicurata l’assenza di altri blocchi in futuro: “L’89% del sistema di distribuzione dell’acqua non è in grado di fornire acqua potabile e l’elettricità arriva solo poche ore al giorno. La potenza occupante- ha concluso Buswell- è obbligata a provvedere ai bisogni umanitari della popolazione protetta e la cessazione del blocco è un imperativo insieme alla ripresa delle forniture. La comunità internazionale deve fare di più per fermare questa erosione continua dei diritti di base dei bambini, come quello fondamentale dell’accesso alla salute”.

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