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Libano, bulldozer all’alba radono al suolo campo profughi siriano

Nel nord-est del Libano stamattina all'alba sono arrivati bulldozer per radere al suolo abitazioni abusive all'interno dei campi profughi

Pubblicato:04-07-2019 16:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:29

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ROMA – In vari campi profughi di Ersal, nel nord-est del Libano, bulldozer accompagnati dalle forze di sicurezza sono arrivati all’alba per radere al suolo abitazioni abusive. Si trattava di almeno una ventina di alloggi realizzati in muratura dai profughi per proteggersi dai rigori dell’inverno, riferiscono fonti di stampa concordanti.

L’ordinanza era stata emessa dal Consiglio superiore della Difesa, che aveva concesso un solo rinvio: le case avrebbero dovuto essere abbattute il 9 giugno, infine si è atteso fino a lunedì scorso. Ad aprile, il Consiglio aveva infatti stabilito che tutte le costruzioni realizzate in materiali diversi dal legno e dai teli di plastica debbano essere demolite. I residenti pertanto hanno dovuto smantellare i propri alloggi, circa 2.700 strutture secondo le ong presenti sul luogo.

Secondo il quotidiano locale ‘L’Orient-Le Jour’, i rifugiati siriani – circa un milione in Libano, da quando nel 2011 in Siria è scoppiata la guerra – stanno subendo le conseguenze di una “ondata di xenofobia senza precedenti, che alimenta il timore che i profughi si installino a vivere nel Paese”. Immediata la condanna da parte di sette organizzazioni non governative impegnate in Libano al fianco dei rifugiati siriani, dopo che le 20 casette sono state rase al suolo: “Alle 4.30 del mattino dell’1° luglio, unità militari hanno distrutto almeno 20 case in diversi campi di Ersal” si legge in una nota congiunta di Save the Children, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Danish Refugee Council, World Vision, Terre des hommes e Azione contro la fame.


“L’ingresso nei campi dei militari all’alba e la demolizione degli alloggi di fortuna è un evento traumatico per quelle famiglie che hanno già perso tutto. Temiamo che questo sia solo l’inizio e che altre demolizioni seguiranno”. Le ong proseguono evidenziando che la zona di Ersal, non lontana dalla frontiera con la Siria, “presenta condizioni meteorologiche estreme, tra cui inondazioni e inverni molto rigidi. Costringere i rifugiati a rimanere in semplici tende comporta un rischio per la loro salute e sicurezza. C’è anche una grande percentuale di rifugiati con bisogni speciali”.

La nota si chiude con un appello: “Se le demolizioni continueranno, chiediamo alle autorità di offrire alternative ai rifugiati, dando loro il tempo necessario a raccogliere le proprie cose”. Altrimenti, sottolineano le ong “a queste famiglie bisogna dare il tempo di trovare un’altra sistemazione”.

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