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Conte nel mirino di Salvini che già pensa alla rivincita. Il M5S sta a guardare

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di stampa Dire, per DireOggi | Edizione del 4 luglio 2019

Pubblicato:04-07-2019 15:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:29

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ROMA – La partita europea giocata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è vero che ha scongiurato la procedura d’infrazione contro l’Italia, ma ha scontentato il suo vice, Matteo Salvini. E tutta la Lega, visto che è rimasta fregata pure nell’assegnazione delle vicepresidenze del Parlamento europeo, andata ai ‘grillini’.

Toccherà a Conte, adesso, battersi perché il posto di Commissario alla concorrenza venga dato alla Lega, anche se non sarà facile. Il Governo italiano, infatti, rispetto alla linea prevalsa in Europa, risulta all’opposizione, isolato.

Quindi perché mettersi il ‘nemico’ in casa? E il sottosegretario Giorgetti, a quanto si è saputo, non lo vuole fare. Salvini, da parte sua, ha ripreso a sparare contro l’Europa e vuole un suo ministro alle Politiche europee, con un compito preciso: stare a Bruxelles sette giorni su sette e ‘rompere’ le scatole a tutti per difendere gli interessi italiani.


Quindi gira il nome del senatore Bagnai, smaccatamente anti euro. Personaggio politico difficile da digerire per quanti invece si affidano all’Europa come il Capo dello Stato che, alla fine, dovrà nominare il nuovo ministro.

Se risulterà impossibile toccherà al ministro Fontana, che per assumere l’incarico alla Famiglia la sua l’ha lasciata a Bruxelles e che invece col nuovo incarico potrebbe raggiungere di nuovo. Il M5S lavora sottotraccia e porta a casa altri risultati.

Per quanto riguarda l’autonomia regionale, infatti, “la Lega- spiega una fonte dei grillini – voleva far passare il costo medio, che avrebbe penalizzato il Sud. Siamo riusciti a far passare il costo standard storico e anche la discussione del provvedimento in Parlamento con la possibilità di emendarlo. Si va avanti piano – aggiunge – ora c’è la partita sulle risorse che potrebbero avanzare alle Regioni virtuose. La Lega le vuole lasciare a quelle, invece per il M5S devono tornare allo Stato, che potrà usarle per ridarle a quelle più in difficoltà”. Per i leghisti una vera e propria presa per i fondelli.

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