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Le archeomafie tra tombaroli e furti di reperti. In Campania un colpo ogni 3 giorni

La Campania è la regione maggiormente esposta all’aggressione delle Archeomafie, con il 16,6% di opere d’arte rubate e 112 furti accertati nel 2018

Pubblicato:04-07-2019 15:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:29

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NAPOLI – Scavi clandestini e razzie nei siti archeologici, furti, traffico illegale di opere d’arte: è questo il core business delle organizzazioni criminali che operano nel settore dei beni culturali. Anche in questo settore, la Campania si dimostra la regione maggiormente esposta all’aggressione delle Archeomafie, con il 16,6% di opere d’arte rubate e 112 furti accertati nel 2018. Seguono il Lazio con 99, l’Emilia-Romagna con 80, la Lombardia con 68 e la Toscana (52).

Il primo anello della catena sono i cosiddetti tombaroli, quelli che saccheggiano i siti, rubando vasi, anfore, statuine, monete e frammenti preziosi. Ci sono poi i committenti e i ricettatori che si occupano di piazzare i pezzi sul mercato clandestino, infine i compratori. La filiera spesso si conclude nelle teche di importanti musei internazionali, spesso i pezzi sono stati “ripuliti” da false documentazioni che ne attestano la legittima provenienza.

Lo stesso percorso vale per dipinti e opere d’arte trafugati in ville private. Ma sono i reperti archeologici a rappresentare il business più florido, essendo beni sconosciuti fino al loro ritrovamento, non sono mai stati catalogati e sfuggono così alle ricerche degli investigatori. L’archeomafia è anche un’occasione unica per riciclare denaro, utilizzare i beni trafugati come moneta di scambio per partite di droga e armi, come mezzo di ricatto nei confronti dello Stato.


A livello nazionale, lo scorso anno il racket legato alle opere d’arte e ai reperti archeologici ha avuto un andamento altalenante: cala per quanto riguarda i furti (-6,3%) rispetto all’anno precedente, ma il dato più importante è la contrazione dei sequestri effettuati (-77,8%) e quella degli oggetti recuperati (-41%). Considerevole il numero dei controlli, che sono stati 33028, una media di oltre novanta al giorno. Il tesoro recuperato o sequestrato vale cifre che sfiorano i 120 milioni di euro, contro i 454 milioni che è il peso economico dei falsi.

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