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Sulmona, al liceo Vico studenti danno voce alla disabilità

Dal progetto 'Racconti democratici' una storia di amicizia, inclusione e crescita

Pubblicato:04-06-2021 13:39
Ultimo aggiornamento:07-06-2021 17:24
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SULMONA – Dare voce a chi vive in prima persona la disabilità: così hanno raccontato la storia di Annalaura gli alunni e alunne di 4F-4Fbis del liceo ‘Vico’ di Sulmona. L’istituto che ha lanciato il progetto ‘Racconti democratici’ ha realizzato una serie di interviste insieme a diregiovani.it sui temi dell’inclusione e dell’integrazione, sia interculturale sia legata alle disabilità.

E così Annalaura si racconta, dall’infanzia ad oggi. Racconta i momenti più difficili e quelli più emozionanti del suo percorso di crescita, spiegando chi e cosa l’ha ferita e perché: l’esclusione da parte di alcuni adulti e coetanei, il bullismo e gli amici che l’hanno difesa, la famiglia che le ha dato la forza necessaria per ridere, distrarsi, vivere la vita al meglio delle sue potenzialità.

Un’intervista piena di spunti e suggerimenti davvero utili per capire meglio una quotidianità molto diversa da quella che molti danno per scontata: “Se parliamo di barriere architettoniche io direi più che altro che bisognerebbe parlare con il diretto interessato e accogliere le sue proposte, vedere un po’ cosa propone perché a volte si pensa che, per risolvere dei problemi architettonici, ci voglia molto denaro, ma in realtà non è sempre così”. E prosegue nel racconto: “Ad oggi una delle cose che mi ferisce di più è quando sono in giro con un familiare o con amici e, automaticamente, gli altri pensano che quella persona sia il mio badante o qualcuno che sta con me per pietà, ma non è così perché anche le persone disabili possono avere esperienze come l’amicizia, l’amore o qualunque altra cosa”.


Annalaura, con grande lucidità spiega anche come certe forme di buonismo non facciano bene alla rappresentazione delle persone con disabilità: “Agli adulti mi sentirei di consigliare di non definire le persone con disabilità persone speciali perché automaticamente, quando viene usato questo termine, la persona in questione viene trattata in modo diverso, quindi io chiederei di parlare di disabilità, ma non di persone speciali. Invece ai ragazzi direi di ritrovare il bambino che è in loro e non aver paura di fare domande perché è chiedendo che si supera l’ignoranza”.

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