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VIDEO | Libri, l’ambasciatore Mistretta: “I miei racconti non burocratici”

Il diplomatico presenta alla Dire 'La bottega degli alibi'

Pubblicato:04-06-2020 09:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:26

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ROMA – Un libro “un po’ demode’, all’antica”, scritto con leggerezza, forse semplice come dovrebbe essere piu’ semplice la vita. Niente a che vedere con i thriller d’oggi, gli intrecci enigmatici e le trame ai limiti dell’irrealta’. Il titolo e’ ‘La bottega degli alibi‘, il sottotitolo ‘Racconti non burocratici‘; tra le particolarita’ il fatto di essere frutto del lavoro di un diplomatico, ma di non trattare ne’ di protocolli ne’ di geopolitica. Lo scrittore e’ Giuseppe Mistretta, ambasciatore ai piani alti in Farnesina, che all’agenzia Dire racconta di provare anche cosi’ ad “alleggerirsi dagli affanni della vita quotidiana”. A 62 anni, dopo aver rappresentato l’Italia ai massimi livelli in Angola e in Etiopia e aver trascorso oltre 20 anni della sua vita professionale in Africa, e’ direttore del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale per la regione sub-sahariana. Con la Dire, mostrando la bella copertina e le illustrazioni di Nicolo’ Tassoni Estense, diplomatico e acquarellista, parla di se’ anche come di un siciliano. Lo spunto e’ un passaggio del racconto ‘La Mosca di Trapani’, la prima delle tre storie che compongono la ‘Bottega degli alibi’, edita da LuoghInteriori: “Perche’ mai girare il mondo alla ricerca di qualcosa, se a Trapani c’e’ tutto quello che una mosca come me puo’ desiderare dalla sua breve esistenza?” E forse e’ normale che a scriver cosi’, immaginando minuscoli battiti d’ali, sia un ambasciatore.

“Noi diplomatici giriamo il mondo in continuazione, ogni quattro anni cambiamo sede” sorride Mistretta. “Tutto dipende dalle fasi della vita: da giovani si cerca la fuga, ci sono la curiosita’ e la voglia di avventura; poi c’e’ un’eta’ piu’ avanzata, con il bisogno di riscoprire le proprie radici; le mie radici sono siciliane, e proprio a Trapani ho girato molto, anche in cerca una casa che pero’ non ho trovato…”. La prefazione del volume e’ del critico Giuseppe Iannaccone, che celebra il “piacere di raccontare” e di come si possa farlo “allenando l’immaginazione dei lettori” e “addolcendo la loro fatica di pensare”. Tra le bancarelle di legno dei mercati, l’acqua salmastra e il sale bianco delle saline, comincia il primo dei tre racconti. “Storie che sono anche favole, e si muovono tra cose radicate e profonde” riprende Mistretta. Convinto che alla fine la semplicita’ e l’ironia siano piu’ desiderabili della complessita’; e forse pure il mezzo migliore per “mettere in risalto le contraddizioni della societa’”, nella quale tutti siamo immersi. Ed e’ per questo, conclude l’ambasciatore, “che tutti ricorriamo spesso a qualche alibi”; e ci servirebbe appunto, come in uno dei racconti, una fabbrica che li produca in serie al posto nostro.


la bottega degli alibi

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