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Tartarughe marine piene di plastica, Ispra: “E’ indicatore ambientale”

Ecco cosa raccontano le analisi dell'Ispra sui 611 tartarughe (187 vive e 424 trovate morte sulle spiagge)

Pubblicato:04-06-2018 14:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:58
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ROMA – La plastica rappresenta più dell’80% dei rifiuti ritrovati in mare e sulle spiagge. Quali sono gli impatti sulla fauna marina di tali quantitativi e in che modo minacciano l’equilibrio delle specie nei loro ecosistemi? Il progetto europeo ‘Indicit’ – al quale partecipa l’Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) – fornisce una risposta a queste domande partendo dallo studio delle tartarughe marine nel Mediterraneo. L’ampia distribuzione geografica della specie, la loro presenza in differenti habitat e la caratteristica di ingerire i rifiuti marini fanno della tartaruga Caretta caretta un buon indicatore per valutare l’impatto della plastica sulla fauna marina.




6 TARTARUGHE MORTE SU 10 AVEVANO MANGIATO PLASTICA

Dopo un primo anno di analisi eseguite su 611 tartarughe (187 vive e 424 morte rinvenute sulle spiagge) è emerso che il 53% degli esemplari presentava plastica ingerita. Tra le tartarughe morte, il 63% aveva plastica nell’apparato digerente, mentre tra quelle vive è stata rinvenuta nelle feci nel 31% dei casi. I primi risultati del progetto mostrano, inoltre, quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro anche su grandi distanze per mezzo delle correnti marine. Ad esempio, nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.

Oltre all’Ispra, il progetto vede coinvolti partner internazionali di Grecia, Spagna, Canarie, Azzorre, Francia, Tunisia e Turchia. Grazie ad Indicit si sperimenta una nuova metodologia per utilizzare la Caretta caretta nello studio dei rifiuti marini e verificare l’impatto delle microplastiche nei pesci. ‘Indicit’ è una della numerose attività di studio sulla plastica in mare che Ispra porta avanti da alcuni anni. Tra i più recenti, il progetto Plastic Busters Mpa monitora gli effetti, ancora poco noti, delle macro e microplastiche nelle aree marine protette del Mediterraneo; Medsealitter, è un progetto per individuare i macro-rifiuti galleggianti attraverso l’uso di droni, aerei, osservazioni a bordo di piccole navi e traghetti, al fine di valutare l’efficacia degli strumenti normativi sulla riduzione della plastica.

https://youtu.be/ySvwPgBgdvA

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