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Pensioni, sindacati al governo: “Inaccettabile ritorno a legge Fornero, pronti a iniziative”

I sindacati propongono al governo una riforma del sistema pensionistico che, dopo la scadenza di 'Quota 100', eviti il ritorno alla legge Fornero

Pubblicato:04-05-2021 11:59
Ultimo aggiornamento:04-05-2021 16:57

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ROMA – Sul capitolo pensioni “se non arrivano risposte o arrivano risposte negative dovremo valutare unitariamente quali iniziative mettere in campo”. Lo dice il leader della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo alla iniziativa di Cgil, Cisl e Uil sul tema “Cambiare le pensioni
adesso”.

“Le riforme a pezzettini non vanno bene”, insiste Landini. “Il sistema puramente contributivo non esiste al mondo, se non in Cina“. Inoltre, avverte, “fare regole uguali per tutti quando i lavori non sono uguali è una ingiustizia”. Per il segretario della Cgil è quindi urgente “cambiare le pensioni per cambiare il paese e mettere al centro il lavoro”.

SBARRA (CISL): NO RITORNO AL MODELLO MONTI-FORNERO

La previdenza e le pensioni devono diventare leve di speranza e questa è la sensibilità che vorremmo portare al confronto con il governo”. Lo dice il segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, aprendo oggi l’iniziativa di Cgil, Cisl, Uil sulle pensioni.


“Le pensioni non sono un lusso ma sono il giusto riconoscimento economico dopo una vita di lavoro. Oggi, definire 41 anni di contributi un privilegio è una provocazione. Pensare che dopo la fine di quota 100 sia possibile ritornare, senza colpo ferire, al modello Fornero con un salto anagrafico che per molti sarebbe di 5 anni (da 62 anni ai 67 anni della pensione di vecchiaia) significa non essere sintonizzati sulla realtà del Paese e sulla vita reale delle persone. Un rischio che, inoltre, bisogna a tutti i costi evitare è il reiterarsi di situazioni tipo quella citata degli esodati che a distanza di anni non si è completamente risolta. Per noi non sono accettabili penalizzazioni sulla parte retributiva della pensione come previsto anche da recenti proposte di legge che pretenderebbero di far pagare a una medesima generazione per la terza volta una misura peggiorativa attraverso la prospettiva di un ricalcolo interamente contributivo della pensione anche del periodo precedente al 1996. Per questo pensiamo che sia possibile ragionare di una flessibilità nell’accesso alla pensione a partire dai 62 anni di età”, aggiunge.

Per il leader della Cisl la previdenza riguarda anche i giovani: “E’ in questa prospettiva che si colloca la nostra idea di una pensione contributiva di garanzia che tenga conto dei periodi di lavoro, e di periodi che potremmo definire qualificanti: formazione, periodi di cura, disoccupazione involontaria. E’ necessario e non più rinviabile, allora, disegnare un modello che riesca a garantire una pensione dignitosa anche a chi ha carriere di lavoro discontinue”.

Anche sul tema della donne, Sbarra ricorda che “esse sono state le vittime delle riforme previdenziali degli ultimi tempi. Per questo in piattaforma chiediamo la proroga dell’opzione donna. La pensione contributiva di garanzia potrebbe rappresentare uno strumento utile per molte donne, ma secondo noi sarebbe necessario almeno un ulteriore intervento dedicato alle donne con figli: il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione oppure a scelta della lavoratrice incrementare il coefficiente di calcolo della pensione. Anche la valorizzazione dei lavori di cura, che riguardano moltissime donne, a fini pensionistici è un tema che vogliamo affrontare”.

Poi, prosegue: “L’incremento dei requisiti pensionistici operato dalla legge Fornero è stato scioccante per chi svolge lavori gravosi e usuranti. Per questo chiediamo che sia allargata la platea di accesso dell’Ape Sociale e semplificate le procedure di verifica. L’Ape sociale dovrebbe essere reso maggiormente accessibile a tutti coloro che hanno terminato contratti di lavoro a tempo determinato, e dovrebbe essere rafforzato nell’importo dovrebbe tutelare i lavoratori fragili e andrebbe rafforzato nell’importo”.

Per Sbarra “esiste poi il delicato aspetto della tutela del potere di acquisto delle pensioni che per il sindacato non è un optional. Sostenere il reddito dei pensionati con la rivalutazione e l’ampliamento della platea che può accedere alla cosiddetta quattordicesima è necessario. Così come è necessario ridurre l’imposizione fiscale oltre che sui lavoratori dipendenti, anche sui pensionati. Infatti, a fronte del cospicuo contributo al gettito fiscale, i pensionati sono stati ulteriormente penalizzati dal momento che il bonus 80 a essi non è stato applicato e non si applica neppure il cuneo fiscale”.

Inoltre, per la diffusione della previdenza complementare, per Sbarra “occorre un nuovo semestre di silenzio-assenso, accompagnato da una forte campagna di informazione a sostegno di una nuova campagna di adesioni al secondo pilastro previdenziale perché il Sindacato vuole lavoratori consapevoli delle proprie scelte. Così come riteniamo che a sostegno della previdenza integrativa non sia più rinviabile la riduzione dell’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi con individuazione di meccanismi fiscali che agevolino gli investimenti in economia reale”.

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