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“Agnelli come bambini, non mangiateli”, i video strappalacrime sui social

Da diversi giorni si stanno moltiplicando in rete gli appelli di animalisti e vegani contro il consumo di agnelli per Pasqua

Pubblicato:04-04-2017 15:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:05

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ROMA – Si avvicina la Pasqua e come ogni anno animalisti e vegani scendono in campo per chiedere che non si mangi la carne di agnello, tradizionalmente protagonista dei menù delle festività pasquali. In questi giorni in rete e sui social network si moltiplicano gli appelli a non uccidere gli agnelli (“Sono cuccioli, sono come bambini”) e stanno girando anche video molto teneri di bambini e adulti che tengono in braccio un agnellino e lo coccolano. In un video, postato dall’associazione “Non solo animali”, si vede un bambino che riempie di baci un agnellino. E la didascalia è: “Oggi l’ho mangiato, sì ma di baci“.

Tra le associazioni in campo c’è anche Animal Equality Italia, che da cinque anni porta avanti questa battaglia con la campagna #SalvaunAgnello. Domenica erano al Circo Massimo di Roma per il Good Deeds Day Italia, mentre sabato 8 saranno in piazza del Popolo, dalle 11 alle 19. La campagna- che quest’anno ha come testimonial l’attore Tullio Solenghi protagonista di un video dedicato per salvare i cuccioli- sta portando risultati, spiega l’associazione: il consumo di carne di agnello è diminuito. “Nel 2015 erano sei su 10 le famiglie che hanno deciso di non mettere l’agnello in tavola e nel 2016 ben sette famiglie su 10 hanno fatto questa scelta importante”.

Perchè è così importante scegliere di non mangiare l’agnello? Per salvarli dalle sofferenze che la filiera produttiva riserva loro. “Le nostre investigazioni hanno documentato tutti i settori coinvolti nel consumo di carne di agnello- si legge sulla pagina Facebook di Animal Equality Italia-. Dal momento in cui gli agnelli appena nati vengono strappati alle madri ai lunghi ed estenuanti trasporti per arrivare alla meta finale, il mattatoio, dove abbiamo ripreso gli ultimi, dolorosi, istanti di questi cuccioli che non hanno mai vissuto ed hanno conosciuto soltanto sofferenza e morte“.


di Marcella Piretti, giornalista professionista

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