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Calcio, ‘Mai schiavi del risultato’: dopo la vittoria solo il 2% in più di tifosi allo stadio

Che la squadra vinca o perda poco importa: gli italiani, a prescindere dalle prestazioni in campo dei calciatori, allo stadio vanno sempre meno

Pubblicato:04-04-2016 13:24
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:30

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tifoso roma

ROMA – ‘Mai schiavi del risultato’ è un vecchio detto ultras che sembra essere ancora attuale. Che la squadra vinca o perda poco importa: gli italiani, a prescindere dalle prestazioni in campo dei calciatori, allo stadio vanno sempre meno. Dopo una vittoria, infatti, solo il 2% in più dei tifosi trova uno stimolo per tornare a seguire nel match successivo la propria squadra del cuore. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla testata online SuperNews (news.superscommesse.it) effettuata esaminando i risultati di tutte le partite giocate fino alla trentesima giornata di Serie A e l’affluenza di spettatori di ogni match. La tendenza dei supporters italiani, quindi, è quella di non farsi influenzare eccessivamente dal risultato del turno precedente: si assiste così a un aumento di pubblico, ma la crescita è minima. La media spettatori generale passa infatti dal 54,89% in seguito a una sconfitta al 56,30% successivo a una vittoria (guarda le tabelle n. 1 e 2). ‘I dati- fanno sapere da SuperNews- ci hanno confermato che le prestazioni dei nostri beniamini contano davvero pochissimo. Gli italiani allo stadio non ci vanno a prescindere, perché lo ritengono inadeguato, perché vacillano i sistemi di sicurezza, perché i biglietti hanno un costo troppo elevato o semplicemente perché la domenica preferiscono rimanere in pantofole e pigiama, a gustarsi la partita sul proprio divano’.

Rapportando la Serie A agli altri principali tornei nazionali emerge subito un dato: la media italiana di riempimento degli stadi è pari al 55,2%, la più bassa di tutte. Sopra si trova la Ligue 1 con il 66,8% e la Liga spagnola con il 68,3%, mentre a dominare la scena sono Bundesliga e Premier League, rispettivamente con il 91,9% e il 95,5%. Le statistiche della Serie A al confronto sono poi impietose. ‘Basti pensare- emerge dall’indagine di SuperNews- che addirittura 9 squadre su 20 occupano gli stadi per una media inferiore al 50%. Il gradino più basso è occupato dalla Lazio, con una media spettatori pari al 28,47%. Tuttavia, per quanto riguarda la formazione biancoceleste e la Roma (con una percentuale del 48,36%) va fatto un discorso differente, in quanto gran parte di entrambe le tifoserie non entra all’Olimpico da inizio campionato per protesta nei confronti dell’introduzione delle barriere nelle curve, una misura adottata dal prefetto Gabrielli’. Il risultato poco importa anche ai supporters della Fiorentina (con una percentuale del 65,34%) o del Genoa che, oltre a vantare il pubblico più antico d’Italia, può contare anche sulla sua fedeltà incondizionata, con il 58,51% di presenza fissa al ‘Marassi’. Rientrano in questa particolare categoria anche il Carpi e il Frosinone, rispettivamente con il 43,21% e il 73,95%, facilitate dall’entusiasmo ‘ancora vigente per la loro prima annata nella massima serie- si legge nell’indagine- e la Juventus, sebbene dopo i risultati negativi nelle prime due giornate aveva fatto registrare un calo del 24% circa. La ‘Vecchia Signora’ è, come prevedibile, in testa a questa speciale classifica degli spettatori, con una presenza media del 92,5%. La stessa crescita dopo le prime gare l’ha subita anche il Napoli (con il 64,8%), anche se il comportamento dei suoi sostenitori, nonostante il campionato ad altissimi livelli, sia schizofrenico: il numero di spettatori varia spesso, a prescindere però dai risultati ottenuti’.


Ecco, in particolare, la situazione relativa ad alcune squadre di calcio italiane:

48fe9686b26833879e7591d42fe40c9cROMA – Discontinua la presenza dei tifosi romanisti sugli spalti. I giallorossi hanno stabilito il record negativo nel match casalingo contro il Palermo (35,39%), giocato dopo una serie di 4 vittorie consecutive. La stessa discontinuità è seguita anche dai tifosi di Milan, Sassuolo e Udinese, che vedono riempirsi o svuotarsi lo stadio senza una precisa motivazione.

LAZIO – I supporters biancocelesti sembrano quelli maggiormente legati ai risultati. Impegnati da anni nella ‘lotta’ alla presidenza di Claudio Lotito, hanno spesso disertato lo stadio come forma di protesta; l’anno scorso, però, con la squadra in lizza per il terzo posto, lo stadio ha cominciato a riempirsi, per poi risvuotarsi nuovamente in questa stagione dopo l’eliminazione nei preliminari di Champions e le sconfitte nelle prime giornate. Nel match casalingo della settima giornata contro il Frosinone, con Candreva e compagni a ridosso del terzo posto, i sostenitori biancocelesti avevano occupato il 39,37% dello stadio, mentre nelle ultime uscite l’Olimpico era quasi vuoto. Contro il Sassuolo, con la squadra fuori quasi da tutto, gli spettatori presenti erano solo 14mila, cioè il 19,81%;

INTER – Il pubblico più dipendente dalle vittorie è però senza dubbio quello interista. Con i nerazzurri in testa per quasi l’intero girone d’andata, ‘San Siro’ era pieno mediamente per il 60,63%, vedendo poi crollare questa statistica al 44,51% dopo i passi falsi coincisi con l’inizio del 2016. Contro la Lazio ad esempio (17esima giornata) c’era il 57,81% di pubblico; statistica che si è abbassata al 39,36% nella gara contro il Chievo (23^), dopo aver raccolto solo due punti nelle precedenti quattro giornate.

NAPOLI – La formazione partenopea, nonostante l’entusiasmo per i successi consecutivi ottenuti contro Juventus, Milan, Fiorentina e Chievo, che avevano raccolto una fetta media di pubblico del 74,79%, ha ospitato solo il 46,28% di supporters nel successivo impegno contro il Palermo. L’anomalia si è ripetuta al 18° turno, quando nella sfida interna contro il Torino, con i ragazzi di Sarri a un passo dalla vetta, il ‘San Paolo’ si è riempito solo per il 55,32%, mentre nella partita di due settimane prima contro la Roma, che aveva seguito la sconfitta di Bologna, erano accorsi in circa 55mila, ovvero il 92,51%.

FLESSIONE VERONESE – Le altre tifoserie soggiogate ai risultati precedenti delle proprie squadre sono quelle di Atalanta, Bologna, Empoli, Palermo, Sampdoria e Torino, ma in questo caso si parla di una variazione di circa mille spettatori, una percentuale irrisoria, mentre meritano una categoria a parte i sostenitori veronesi: i fan di Chievo ed Hellas Verona, infatti, hanno cominciato ad abbandonare il ‘Bentegodi’ nelle ultime settimane dopo aver raggiunto o fallito il proprio obiettivo, la salvezza. I clivensi sono passati infatti dal 30,6% registrato contro la Roma il giorno dell’Epifania, al 21,68% contro il Sassuolo del 13 febbraio, mentre i tifosi dell’Hellas, dopo il 45,92% della 12^ giornata contro il Bologna, sono calati al 39,5% del 23° turno contro l’Atalanta.

Dando un’occhiata alle singole squadre europee, poi, non mancano gli spunti di riflessione (guarda la tabella n.3): ‘In Spagna, nella top 3 tra i club con più alta percentuale di affluenza- emerge ancora dall’indagine di SuperNews- non figura il Barcellona, campione di tutto, ma al primo posto a sorpresa c’è l’Eibar (83,8%) seguito da Real Madrid e Athletic Bilbao (79%); il punto più basso è rappresentato invece dall’Espanyol, con il 43,1%. In Francia il Psg, oltre a farla da padrone in termini di risultati, guida anche la speciale classifica degli spettatori, con il 93%, mentre sono solamente tre le società che accolgono una media spettatori inferiore al 50%, ovvero Montpellier (38,1%), Monaco (41,8%) e Tolosa (42,1%)’. Straordinari, invece, sono i numeri di Inghilterra e Germania che, Hertha Berlino a parte, partono da una percentuale minima dell’80,50%, con il Bayern Monaco che raggiunge l’apice, riempiendo l’’Allianz Arena’ in ogni ordine di posto. E pensare che il club della capitale tedesca, al momento terzo in classifica, non disputa una stagione a questi livelli da quasi 20 anni. Oltremanica è invece il Norwich a comandare, nonostante occupi la quartultima posizione e non abbia vinto per 11 partite di fila. Alle sue spalle c’è infine il Manchester United, che affronta il periodo più complicato della sua storia dal 1989 ad oggi.

di Carlotta Di Santo, giornalista professionista

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