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Giornalismo, giovani reporter crescono e fanno dieci post per l’Europa

Nella sede di Roma dell'Agenzia Dire si è conclusa la tre giorni del corso di formazione del Parlamento europeo per giovani giornalisti, content creator e operatori dell'informazione

Pubblicato:04-03-2023 17:55
Ultimo aggiornamento:05-03-2023 12:31

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ROMA – Dieci tweet o post Instagram per attirare l’attenzione sulle elezioni europee del 2024, in modo stimolante ma nel rispetto delle norme deontologiche di correttezza, equilibrio e completezza; oppure una scheda su cos’è l’iter legislativo Ue; o infine una verifica di parole e slogan su temi sensibili, centrali nel dibattito europeo, come le politiche in materia di migrazioni. Aspetti, questi, al centro di laboratori e esercitazioni pratiche con giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione. Il momento di formazione è parte di un corso nella redazione dell’agenzia di stampa Dire, a Roma. L’orizzonte è europeo, come europeo e internazionale è l’impegno per un’informazione fondata sui fatti e che raggiunga il pubblico più vasto. Al corso partecipano giovani reporter, creatori di contenuti o redattori, già impegnati su social network, con testate audiovisive, uffici stampa o portali di rilievo locale e nazionale.

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I MIGRANTI E IL CASO BREXIT

La premessa, come evidenzia Francesco Cherubini, docente di Diritto dell’Ue all’università Luiss Guido Carli, è che spesso l’Ue è tirata in ballo e strumentalizzata a fini propagandistici. Nel dialogo con i partecipanti al corso spunta il caso Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Ue a seguito del referendum del 2016. “Ero in Inghilterra quando fu pubblicato un manifesto nel quale l’United Kingdom Independence Party (Ukip), il partito di Nigel Farage, denunciava il fatto di essere arriva al ‘breaking point’, il punto di rottura”, ricorda Cherubini.


“Nella foto si vedeva una folla di persone originarie di Paesi lontani e si sosteneva che fosse l’ora per la Gran Bretagna di ‘riprendere il controllo dei propri confini'”. Una forzatura e anzi, di più, una falsificazione. “Fui molto sorpreso – ricorda Cherubini – Fin dal 1984 il Regno Unito si era sempre fermamente chiamato fuori da ogni tipo di cooperazione in termini di asilo, anche in occasione del Trattato di Amsterdam del 1997, quando pretese un protocollo che lo escludesse”.

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TRA PROPAGANDA E DISINFORMAZIONE

La propaganda, appunto. È al centro anche dei laboratori, in un’ottica di svelamento e di verifica. “L’Ue ha ignorato le richieste dell’Italia nella gestione dei migranti?”, è una delle domande alle quali i giovani cronisti rispondono, motivando, spiegando e a volte contestando. Altri punti interrogativi, su temi sensibili o al centro a volte di campagne di disinformazione: “La farina di insetti prenderà il posto della farina normale?” O ancora, nel campo del commento o forse dell’invettiva: “I commissari europei sono burocrati e non politici?”.

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IL RUOLO DEI SOCIAL NETWORK

I reporter dialogano con professori e comunicatori, esperti di affari internazionali e colleghi di base a Bruxelles al lavoro sull’attualità europea tutti i giorni. Alessio Pisanò, direttore del service Total Eu, risponde a Majratitty Zanga, collega pubblicista che chiede se i social network aiutano o sono invece dannosi per la qualità dell’informazione. “Hanno un’immediatezza impareggiabile e possono giocare un ruolo chiave nel mix informativo rivolto a un’opinione pubblica sempre più oberata da comunicazioni“, ragiona Pisanò. Convinto che sia necessario attirare l’attenzione, “anche con i 30 secondi su Instagram o i 140 caratteri su Twitter, purché però poi si spieghino bene le cose“.

I GIORNALISTI E L’EUROPA

Di sfide dell’informazione discute anche Valentina Parasecolo, coordinatrice dell’ufficio stampa del Parlamento Ue in Italia. Nel dialogo con i giovani reporter ci sono però anche gli strumenti a disposizione per fare bene il proprio lavoro. “Il Parlamento europeo vuole agevolare la presenza dei giornalisti a Bruxelles e soprattutto alle plenarie a Strasburgo – sottolinea Parasecolo – e prevede inviti con copertura spese affinché sia più facile seguire una sessione o una votazione d’interesse”. È un modo, il suo, per dire che l’Europa c’è e ha bisogno di informazione libera e di qualità. “Database multimediali e in particolare il Multimedia Centre del Parlamento Ue – sottolinea Parasecolo – sono tra gli strumenti indispensabili, anche per contrastare propaganda e disinformazione“.

I LABORATORI DEL CORSO DI FORMAZIONE

Il cerchio si chiude con nuovi laboratori. Come quelli che interrogano i partecipanti su quali siano davvero le politiche di competenza Ue o su come si possa animare una campagna social con tweet o post Instagram per stimolare partecipazione alle europee del 2024. “Speriamo che siano centrate su temi europei per davvero”, l’auspicio di Pisanò. Alcuni dei giovani reporter annuiscono. “Finora”, è la risposta a uno spunto di Michela Poppi, content creator, “sono state percepite soprattutto come un modo per promuovere o bocciare i governi nazionali”.

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