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Il libro inchiesta ‘Senza Madre’ sulla violenza istituzionale presentato in Corte d’Appello a Roma

Magistrati a confronto con il dolore dei figli strappati alle mamme: "I giudici civili tornino al loro ruolo"

Pubblicato:04-03-2023 17:20
Ultimo aggiornamento:04-03-2023 17:20
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Senza madre
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ROMA – “Questo libro è un pugno nello stomaco”. Sono le parole del presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, che giovedì sera in Corte d’Appello a Roma, per iniziativa del Centro Studi Nino Abbate, ha moderato la conferenza che ha visto avvocati e magistrati misurarsi con il libro d’inchiesta ‘Senza Madre. Storie di figli sottratti dallo Stato’ (Edizioni Scientifiche Magi) scritto da dieci giornaliste e attiviste che denunciano l’uso dell’alienazione parentale nei Tribunali italiani per occultare la violenza domestica.

Nel mirino della denuncia delle dieci autrici (Clelia Delponte, Franca Giansoldati, Flavia Landolfi, Silvia Mari, Assuntina Morresi, Monica Ricci Sargentini, Nadia Somma, Paola Tavella, Emanuela Valente e Livia Zancaner) anche le perizie redatte dai consulenti dei giudici che bollando le madri come ostative o malevole continuano a dar luogo a prelevamenti coatti dei minori e reclusioni in casa famiglia. Il convegno le ha chiamate ‘Violenze mute’ e le ha descritte molto bene Flavia Landolfi, giornalista del Sole24 ore e coautrice del libro, rileggendo alcuni passi emozionanti del libro. “L’alienazione parentale serve a ribaltare completamente la violenza denunciata – ha spiegato la giornalista – e nel civile con la perizia della ctu le madri perdono i figli’.

Ancora oggi, nonostante la Cassazione si sia espressa, i bambini vengono prelevati in nome di queste perizie, che magari usano definizioni meno esplicite ricorrendo alla teoria della ‘mamma ostativa, malevola o iperprotettiva’ e alcuni di loro ancora si trovano in casa famiglia e vedono le mamme con il contagocce: “Sono indignata – ha affermato la Sostituta Procuratrice presso la Cassazione Francesca Ceroni che ha firmato la prefazione del libro – come possiamo parlare di bambini che non vedono liberamente le mamme da anni? O magari le vedono in stanze del servizio sociale, donne che non sono pericolose e che anzi sono genitori accudenti. Si è espressa la Cassazione, si è espressa la Corte sul fatto che la ‘manipolazione’ non si accetta in giudizio, si è espressa la Commissione Femminicidio all’unanimità e ancora vengono prelevati i minori. Spero che non servano altri 50 anni. Un violento non è mai un buon padre“, ha ribadito.


E proprio sul tema della violenza e del suo accertamento, in sede penale, ma anche nel civile, si è dibattuto a lungo nel pomeriggio anche alla luce delle novità poste dalla riforma Cartabia che assegna un ruolo cruciale all’ascolto del minore, ad esempio. Non solo quindi il coordinamento atti del penale e del civile, mondi che spesso si ignorano, ma un giudice che nel civile non abdichi tutto a servizi sociali e consulenti della psiche, come accaduto finora, e torni ai suoi pieni poteri di giudice.

Hanno preso la parola dopo i saluti di rito del presidente della Corte di Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, Elisabetta Ceniccola, Sostituta Procuratrice presso la Corte di Cassazione; Maria Teresa Maligno, Sostituta Procuratrice presso la Corte di Appello di Palermo; Ciro Cascone Sostituto Procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Milano; Pina Rifiorati Presidente CPO Ordine avvocati di Udine ed Elvira Reale, psicologa e già consulente della Commissione d’Inchiesta sul Femminicidio.

In sede civile il giudice deve riappropriarsi del suo ruolo – ha incalzato Ceroni – Deve tornare a essere giudice sentendo testimoni, ascoltando i bambini, magari al penale alcune prove non saranno sufficienti ma per il civile sì. Fate le archiviazione vestite – un suggerimento emerso in seno ai lavori della Commissione da Maria Monteleone – per fare da sponda al civile”. È questa la risposta di Ceroni a Ceniccola che sottolineava la difficoltà di come accertare se quel padre, denunciato per violenza nel penale, in sede civile durante la separazione dovesse esser ‘considerato’ violento davvero. “È un ‘se’ grande come una casa”, ha detto. Ma proprio per questo anche il civile può fare indagini, le ha replicato Ceroni.

La Commissione Femminicidio guidata dalla senatrice Valeria Valente nella sua relazione conclusiva ha evidenziato a questo proposito proprio questa lacuna, come ha ricordato Elvira Reale, che “nel 34,7% dei casi di separazioni presso i Tribunali ordinari e nel 34,1% di affidi giudiziari presso il Tribunale dei minorenni – del campione analizzato ovvero 569 fascicoli dai Tribunali civili, 620 dai tribunali per i minorenni e 36 casi speciali – c’erano allegazioni di violenza che non producevano nulla ovvero erano violenze che appunto restavano mute. Così come da dati incrociati risulta circa il 7,63% di allontanamento dei minori nei tribunali civili e 2% nei tribunali per i minorenni. La violenza non finisce con l’affido figli, ma comincia post separazione”, ha denunciato Reale, che ha voluto accendere una luce particolare sui racconti dei bambini che riferiscono di abusi sessuali subiti: “Si sono evidenziate nell’indagine sui 36 casi speciali, anche 9 abusi sessuali sui minori per lo più infradecenni. I minori,in questi casi anche quando ascoltati da consulenti o altri, non sono mai stati considerati attendibili perché condizionati dalle madri e le denunce sono state tutte archiviate”.

Ha parlato Reale anche “dell’uso delle forze dell’ordine che avviene fuori dalle regole d’ingaggio: non è infatti previsto che possano prendere i bambini per mani e piedi, ma devono solo assistere i servizi sociali. Invece sappiamo e abbiamo visto che accade il contrario”, ha aggiunto ricordando anche le terapie del reset e riallineamento che vengono applicate a questi bambini strappati alle madri. Ciro Cascone ha detto di vedere però difficile nei fatti l’ascolto dei minori: una questione di risorse. Le stesse criticità che Ceniccola ha ribadito a proposito della formazione da più parti invocata come possibile rimedio al riconoscimento della violenza nei tribunali civili: “L’Italia è il paese delle piccole procure dove non si arriva a 10 sostituti procuratori”.

Durante la presentazione del libro ‘Senza Madre. Storie di figli sottratti dallo Stato’ (Edizioni Scientifiche Magi) si è parlato delle due ordinanze epocali della Cassazione: la 9691 del 2022 sull’alienazione parentale e il prelevamento dei minori, ricordata da Maligno, e nata dal caso di Laura Massaro, e quella ricordata da Rifiorata, la 13217 del 2021, che metteva in luce come sulla base di relazioni psicologiche si mettesse sotto accusa il proprio modo di essere madri: “Un’inammissibile espressione di tatertyp ovvero colpa per il modo di essere”, come si leggeva sul caso della mamma di Venezia che aveva fatto ricorso.

“Siamo in un momento di grande complessità istituzionale – ha dichiarato il presidente Meliadò all’inizio del convegno preferendo non rilasciare interviste – si rafforzi il dialogo e non la contrapposizione”, il suo invito. Un invito arduo laddove tante donne mamme iniziano a smettere di denunciare per paura di quello che accadrà in Tribunale. “Ricordo la frustrazione che provavo – ha ricordato Ceroni pensando ai suoi anni al Tribunale per i minorenni di Firenze – nel vedere quelle relazioni dei servizi sociali messe in una busta e secretate e i genitori che non potevano leggerle e non sapevano nemmeno di cosa fossero accusati”.

Il libro ha portato la giustizia a confrontarsi con quella che oggi viene definita ‘vittimizzazione secondaria o violenza istituzionale‘. Quella che resta scolpita nell’omicidio del piccolo Federico Barakat la cui mamma non è stata creduta quando denunciava la pericolosità del padre del bimbo che lo ha accoltellato in un incontro protetto. Un fatto emblematico insieme ad altri figlicidi italiani ricordati nel libro. Un passaggio che ha portato il presidente del Tribunale di Palermo Balsamo a ricordare quale sia l’anima del diritto. Non ha citato articoli di legge ma quella frase dell’Eneide in cui Didone rivolgendosi ad Enea dice: “Non ignara del dolore ho imparato a soccorrere gli afflitti’. Afflitti come i bambini ricordati nel capitolo struggente di Senza Madre dedicato ai figlicidi, o quelli strappati, portati in comunità dove sono ancora o lasciati nelle mani dei violenti.

PROCURATORE VITELLO: “ALIENAZIONE NON PUO PIÙ ENTRARE IN TRIBUNALE”

“Esiste il rischio di una sottovalutazione della violenza” che richiede “maggiore attenzione a partire dai magistrati” e “la reazione alla violenza non è solo penale, ma anche di natura civilistica”. Così il Sostituto Procuratore alla Corte d’Appello di Roma, Salvatore Vitello, intervistato dall’agenzia Dire a margine della presentazione del libro ‘Senza Madre. Storie di figli strappati dallo Stato”, spiega l’importanza di parlare del fenomeno della violenza sulle donne e risponde sulla ‘vittimizzazione secondaria’. Sull’uso nelle perizie in cui i consulenti del giudice utilizzano in modo esplicito o no l’alienazione parentale per strappare figli alle mamme che denunciano, conferma: “È un concetto che non può più entrare nelle aule di giustizia”.

CASO MASSARO, CENICCOLA: “CASSAZIONE DÀ PRINCIPI, POI GIUDICI…”

“La Cassazione detta principi, ma poi i giudici si autodeterminano e decidono se applicare” valutando se quei principi siano consoni al caso. Risponde così alla Dire, sul caso Massaro, Elisabetta Ceniccola, Sostituta Procuratrice Generale di Cassazione, a margine della presentazione del volume ‘Senza Madre’. Una risposta che ha lasciato dubbiosi alcuni legali presenti in sala sul potere che sarebbe invece stringente di detti principi.

Divenuta icona della lotta alla Pas (alienazione parentale) nei Tribunali, Laura Massaro è stata accusata dalle ctu di alienazione parentale e per questo ha rischiato che il proprio figlio finisse in casa famiglia. Ha vinto in Cassazione con l’ordinanza 9691/2022 e in precedenza con il decreto 2/2020 della Corte d’Appello di Roma che, in 24 pagine di argomentazioni, aveva revocato il primo decreto di allontanamento del bambino spiegando cosa si intendesse per bigenitorialità: non un percorso astratto e da imporre al bambino che, ascoltato dal giudice pochi giorni fa, ha chiesto di essere lasciato in pace e argomentato le ragioni del suo diniego a frequentare il padre.

Nonostante questo ascolto, in corte d’Appello – dove si è tornati dopo la Cassazione – un nuovo e ultimo decreto ha disposto una quarta ctu, dopo le tre dei dieci anni di storia giudiziaria, per riavvicinare il ragazzino al padre. Nella vicenda Massaro sono state sempre le ctu a ribaltare il procedimento che sembrerebbe strangolato da corti circuiti tra le diverse Corti intervenute in una sorta di ‘gioco dell’oca’ infinito.

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