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Vaccini andati a male a Forlì, per la Procura della Corte dei conti è danno erariale

A causa di un guasto al congelatore dell'ospedale di Forlì nel gennaio 2021 andarono in fumo 800 dosi di vaccino Moderna: la Procura contabile contesta un danno da 16.400 euro

Pubblicato:04-03-2022 14:55
Ultimo aggiornamento:04-03-2022 14:55

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BOLOGNA – Archiviato dal Gip il procedimento penale, va avanti invece la causa per danno erariale mossa dalla Procura della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna a carico dell’operatore dell’Ausl Romagna che nel gennaio 2021 fece andare a male oltre metà di una fornitura di vaccino anti-Covid. Per la perdita delle dosi ammalorate e per le spese necessarie a mettere in sicurezza quelle rimaste, la magistratura contabile ha calcolato un danno erariale di 16.400 euro, per il quale il dipendente Ausl è stato citato in giudizio. A spiegarlo è il procuratore regionale della Corte dei Conti, Luigi Impeciati, nella sua relazione per l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, oggi a Bologna.

GUASTO AL CONGELATORE NELLA NOTTE, NESSUNO INTERVENNE FINO AL MATTINO

La vicenda, ricorda il magistrato, “riguarda una condotta omissiva di matrice gravemente colposa in capo al dipendente preposto allo specifico presidio”. La notte del 14 gennaio 2021, all’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì scattò l’allarme a causa di un guasto al congelatore in cui erano contenute 1.500 dosi di vaccino Moderna. Il problema, però, fu sottovalutato di fatto dall’addetto alla vigilanza. La Procura contabile parla di “condotta connotata da evidente negligenza funzionale” e di un “elevato grado di superficialità e trascuratezza, reiterata nel corso del turno di servizio, in palese violazione delle specifiche linee guida”. L’operatore, sottolinea Impeciati, “non rilevò correttamente il segnale sonoro e visivo e non attivò le verifiche necessarie, che avrebbero evitato” il danno. Nessuno infatti intervenne fino al mattino dopo, quando ormai 800 dosi su 1.500 erano già andate a male.

L’Ausl Romagna avviò subito un’indagine interna e il dipendente è stato anche indagato penalmente per interruzione di pubblico servizio. Il Gip però ha archiviato il procedimento, non rilevando “il coefficiente psicologico del dolo”. Per la Corte dei Conti, invece, restano “tutti gli elementi strutturali dell’illecito erariale, riconducibile all’inerzia gravemente colposa del dipendente preposto proprio alla gestione dell’emergenza”.


“IL DIPENDENTE AVREBBE DOVUTO FARE VERIFICHE DOPO L’ALLARME”

Secondo la Procura contabile, tra l’altro, ad aggravare la posizione dell’operatore Ausl è anche “il divario significativo tra il contegno esigibile e il disinteresse manifestato per la funzione, laddove tra l’altro la pluriennale assegnazione nell’unità operativa risalente a circa un decennio non poteva che segnalare la presenza in capo all’agente di una consolidata esperienza pratica nello svolgimento dell’attività di individuazione e gestione degli allarmi”. In poche parole, secondo Impeciati, “il dipendente avrebbe dovuto attendere ai doveri d’ufficio con cura e diligenza svolgendo, con l’attenzione richiesta all’agente modello, tutte le verifiche e i riscontri del caso, assumendo le iniziative necessarie a intervenire a tutela dei beni protetti all’interno della realtà ospedaliera”.

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