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Ucraina, Dostoevskij e Tolstoj?: “Oggi sarebbero contro la Russia”

Intervista al professor Mario Caramitti, docente di Letteratura russa all'Università Sapienza di Roma

Pubblicato:04-03-2022 11:50
Ultimo aggiornamento:04-03-2022 11:51

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Mario Caramitti (Università Sapienza)

ROMA – “Se Dostoevskij e Tolstoj si sarebbero schierati a favore dell’Ucraina? Se proprio me lo vuol far dire, rispondo di sì, al mille per mille”. Risponde così il professor Mario Caramitti, docente di Letteratura russa all’Università Sapienza di Roma, interpellato dalla Dire nel corso di una intervista. “Non esiste nessuno scrittore russo che sia stato minimamente vicino a idee di violenza, totalitarismo, guerra– prosegue- Tutti quelli che hanno descritto i conflitti lo hanno fatto con dolore. Pensiamo allo stesso Tolstoj, con i suoi splendidi racconti in presa diretta dalla Crimea, dove combatteva come volontario: le sue testimonianze, che poi traferirà nel capolavoro assoluto di ‘Guerra e pace’, erano pienamente consapevoli dell’assurdità della guerra, pur trattandosi in quel caso di una difesa eroica della Russia contro Napoleone”. E Dostoevskij, anche lui era contrario alla guerra? “Pensare che Dostoevskij fosse a favore della guerra è un’assurdità- risponde il professore della Sapienza- lui è stato lo scrittore dell’amore, come unica chiave di lettura del mondo, e semmai della relazione dolorosa, complessa e piena di traumi che esiste tra gli uomini”.

Eppure di recente qualcuno ha tentato di censurare questo scrittore come ‘sanzione’ letteraria nei confronti della Russia… “Non posso che criticare un atteggiamento del genere e una decisione così demenziale. Non ho mai immaginato che si potesse censurare la letteratura russa o un classico di quasi due secoli fa- dice Caramitti- È incommentabile. La Russia si deve assolutamente sanzionare su tutto tranne che sulla letteratura”.

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Cosa possono insegnarci i russi sulla filosofia della pace?Tutto. Per prima cosa i russi sono storicamente sempre stati vittime di inaudite aggressioni- risponde il docente della Sapienza- La prima invasione è stata quella dei tartari, poi c’è stato un lungo conflitto con i polacchi, alla fine del quale i russi sono risultati vincitori, e poi ancora Napoleone e Hitler. Nel framezzo uno Stato relativamente piccolo è riuscito ad espandersi semplicemente trovando di fronte il nulla, uno spazio duttile e malleabile, dove il confine quasi non esisteva. L’unica guerra di aggressione da parte dei russi è stata quella contro la Finlandia nel 1939, cioè nella prima fase della Seconda guerra mondiale. L’URSS è sempre stata simbolo di uno Stato forte e capace di dominare, questo sì, ma tranquillo e addirittura passivo, pronto a scatenare la forza soltanto quando veniva aggredito dal nemico. L’Unione Sovietica, simboleggiata dall’orso, era veramente il simbolo profondo della Russia. Oggi invece sembra solo un branco di iene e sciacalli”. Ma questo, secondo lei, porterà ad un incremento della ‘russofobia’? “Di fronte a questo cataclisma ignobile che sta distruggendo nello spirito più profondo una Nazione sorella, l’Ucraina- risponde Caramitti- la conseguenza è che ora nasca una vera e propria ‘russofobia’, perché altri termini non ci possono essere”. Tornando ai conflitti che nel passato hanno riguardato la Russia, il docente torna ancora una volta sulla guerra di Crimea, la stessa che ha visto combattere da soldato Tolstoj. Combattuta dal 1853 al 1856, rappresenta la sconfitta militare che ha innescato la rivoluzione russa.

“La guerra di Crimea ha un’importate analogia storica con quella di oggi: allora- ricorda Caramitti- la Russia aveva sfidato tutte le potenze europee, era stata travolta, e quel momento è iniziato un lunghissimo percorso di decadenza. Per questo credo che la guerra a cui stiamo assistendo oggi abbia un esito prevedibile”.

Secondo il docente, dunque, Putin è destinato a tracollare e quando questo accadrà “tutto l’Occidente ne avrà un grande vantaggio geopolitico”. Il presidente russo, non ha dubbi Caramitti, è sempre più solo e a proteggerlo è rimasto soltanto un “piccolissimo” gruppo dell’esercito. In molti, se non tutti, sarebbero pronti a voltargli le spalle: “Ha dovuto cambiare tutte le sue guardie del corpo- dice il professore- e sa bene che da un momento all’altro può suonare il suo campanello e nascondersi dietro la porta il pretoriano giusto che viene a salvare il mondo. Non possiamo che sperare in questo”. Ci vuole un golpe per fermarlo? “Naturalmente, ma non lo dico io, lo dice Johnson, lo dicono tutti, lo dice il buonsenso. E potrebbe accadere- sottolinea Caramitti- si dice che i servizi segreti siano molto lontani da Putin in questo momento, è in loro che si ripone la speranza, per quanto non siano delle persone altamente raccomandabili”.

Infine, qual è la lettura che consiglierebbe a Putin? “Dovrebbe leggere un giusto libro di psichiatria, ma non ci si autocura, quindi non è questa la strada- risponde ironicamente il professor Caramitti- Io gli farei leggere un libro bellissimo, un piccolo capolavoro, poco conosciuto, che non riguarda l’Ucraina ma la Polonia: si chiama ‘L’armata a cavallo’ ed è una collezione di racconti dell’autore russo Isaak Babel’ che racconta di una spedizione internazionalista di espansione della rivoluzione verso la Polonia nel 1921. È un libro meraviglioso, uno pseudo-diario dell’autore, palesemente autobiografico, che evidenzia le atrocità e assurdità dei conflitti. Putin dovrebbe leggerlo perché è un piccolo capolavoro sulla guerra, raccontata in termini di estrema raffinatezza. Babel’ dice che la guerra è caos, sangue, fango, che è tremenda ed animalesca. È una straordinaria poesia, potrebbe diventare in qualche modo il grimaldello”. Sta dicendo che ‘L’armata a cavallo’ potrebbe far rinsavire Putin? “Forse sì, ma come battuta…”, conclude.

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