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Ucraina, l’oppositore russo Gozman: “Quanti errori Usa sulla sicurezza europea”

"Il ritiro dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio è stato uno sbaglio"

Pubblicato:04-03-2022 11:32
Ultimo aggiornamento:04-03-2022 15:50

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ROMA – “Si dovrebbe tornare a discutere di sicurezza dopo una serie di errori, commessi ancora a dicembre, quando forse si sarebbe stati in tempo per scongiurare l’offensiva in Ucraina, e già anni fa, nel 2019, quando gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato sui missili nucleari a medio raggio“. A parlare è Leonid Gozman, liberale russo, oppositore del presidente Vladimir Putin. Nei giorni scorsi ha pubblicato una fotografia, mentre era in strada, con un cartello in mano. “No al guerra, Putin dimettiti”. Migliaia di like e 900 retweet per dire che, da Mosca a San Pietroburgo, non tutti sono d’accordo sull'”operazione speciale” in Ucraina. Anzi, a essere convinti sarebbero sempre di meno: “Il malessere sta crescendo e non credo che i russi sosterranno più la guerra quando che ne avranno capito il prezzo, economico e in termini di vite umane”.

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Come Putin, Gozman è nato a Leningrado, oggi San Pietroburgo, nel 1950. Dal 2008, guida il movimento liberale Sojuz pravych sil (Sps), l’Unione delle forze di destra. È l’organizzazione già presieduta da Boris Nemtsov, ex vice-primo ministro assassinato a Mosca nel 2015 a poche centinaia di metri dalle torri del Cremlino. Eppure, in un’intervista con l’agenzia Dire, Gozman non si limita ad accusare Putin. “Non ne ho le prove, ma credo che il suo piano per l’Ucraina fosse diverso” premette. “Anche i nostri officiali si aspettavano un’offensiva rapida, mentre hanno trovato una resistenza forte e anche eroica”.

Gli errori di valutazione, però, non starebbero da una parte sola. Secondo Gozman, ancora alcune settimane fa sarebbe stato possibile scongiurare l’offensiva scattata il 24 febbraio. “A dicembre non è stato fatto nessuno di quei cambiamenti che a livello internazionale la Russia riteneva necessari per la propria sicurezza” sottolinea il presidente di Sojuz pravych sil. “Alla fine è stato Putin a decidere di voler modificare gli equilibri, cominciando dall’Ucraina e forse sognando di diventare come Stalin nel 1945, quando Mosca comandava su metà del pianeta”.

Un altro errore risalirebbe al 2019 e sarebbe stato commesso da Donald Trump, il precedessore di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. “Il ritiro dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio è stato uno sbaglio, in particolare per la sicurezza dell’Europa” denuncia Gozman. Il riferimento è a un’intesa che dal 1987, sulla scia della “perestrojka” voluta del leader sovietico Mikhail Gorbachev, ha vietato il dislocamento di testate atomiche capaci di coprire un arco di distanze che va dai 500 ai 5500 chilometri. Nel 2019 la decisione americana era stata motivata con il dispiegamento da parte russa, che Mosca ha sempre negato, di un nuovo tipo di missile da crociera.

Secondo Gozman, allora, il punto non è solo l’Ucraina. “Se missili nucleari fossero dispiegati in Lituania invece che a Kiev la minaccia atomica per le città russe sarebbe più o meno la stessa” sottolinea il presidente di Sps. Che continua: “Se fossi al posto di Putin mi preoccuperei di questo più che dell’adesione dell’Ucraina alla Nato in sé“.

La tesi è che la parola chiave, tutta da riscoprire, sia fiducia. “Paradossalmente, annota Gozman, “durante la guerra fredda tra Stati Uniti e Urss si riuscì a costruirla”. E il governo di Kiev in mano a “drogati neonazisti”, come li ha definiti Putin? “In Ucraina ci sono gruppi radicali come in Russia, in Germania e in ogni altro Paese del mondo” risponde Gozman. “Non credo che a Kiev queste formazioni abbiano un ruolo particolare, anche perché in nessuna delle tre ultime elezioni né i paramilitari di Pravy Sektor né altri estremisti sono riusciti a conquistare spazi in parlamento”. Il punto sarebbe un altro, secondo Gozman: “É paradossale parlare di nazismo ucraino, considerando che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è ebreo e che per parte di padre lo è anche il suo predecessore Petro Poroshenko”.

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