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Nel centenario ognuno riscopra Pasolini come vuole

Scrittore, regista, comunista, martire: liberiamolo da limbo cattivi pensieri e impariamo a celebrare sua cultura

Pubblicato:04-03-2022 06:21
Ultimo aggiornamento:04-03-2022 17:39

pasolini Centro Studi Pasolini Casarsa
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Foto di copertina gentilmente concessa da Centro Studi Pasolini Casarsa

ROMA- Saggista, scrittore, poeta, attore, regista. Ma anche maestro, pedagogo, cattolico, comunista, reazionario, omosessuale dichiarato, martire. Sono infinite le definizioni di Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale più amato e criticato del Novecento, l’artista e l’uomo capace – attraverso l’esposizione costante del suo corpo – di toccare le grandi questioni della nostra vita. Dunque, quanti modi ci sono per celebrare il centenario dalla sua nascita? Da che parte iniziare? Forse si potrebbe seguire il consiglio che lo stesso Pasolini suggeriva nella nota introduttiva agli ‘Scritti corsari’: “La ricostruzione di questo libro è affidata al lettore. È lui che deve rimettere insieme i frammenti di un’opera dispersa e incompleta. È lui che deve ricongiungere passi lontani che però si integrano. È lui che deve organizzare i momenti contraddittori ricercandone la sostanziale unitarietà”.

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Applicando questo metodo, la ricostruzione di Pasolini è affidata a ognuno di noi. A partire dalla sua biografia, ognuno è libero di scoprire o ritrovare la sua figura dagli scritti, dalle recensioni, dalle poesie, dagli articoli polemici, dai film, dalle immagini dove appare il suo corpo nudo, come nel celebre servizio che gli fece Dino Pedriali e che avrebbe dovuto essere incluso in ‘Petrolio‘, il romanzo pubblicato postumo nel 1992. L’importante, come ha sottolineato Emanuele Trevi, è evitare che sia “il calendario a produrre memoria, e non l’intelligenza” perché “c’è sempre il rischio di creare un Pasolini portatile, buono per chiunque lo voglia brandire contro nemici immaginari, che segue a ruota lo stucchevole Dante pandemico dell’anno scorso”.

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Della sua vita è importante sapere che nacque a Bologna il 5 marzo 1922 e visse negli Anni 40 a Casarsa, in Friuli, con l’amatissima madre (Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore / ciò che è sempre stato / prima d’ogni altro amore) e il fratello, che morì partigiano a soli diciannove anni. Si trasferì nel 1950 a Roma per sfuggire allo scandalo provocato dalla denuncia di “corruzione di minori” legata alla sua omosessualità e la sua professione di insegnante, che gli costò anche l’espulsione dal Pci. Sin da giovane inizia a scrivere poesie, mentre nel 1955 esordisce nella narrativa con ‘Ragazzi di vita’, cui segue ‘Una vita violenta’. Col passare degli anni, nella Capitale la sua vicenda biografica si identifica con quella dell’intellettuale impegnato a testimoniare e a difendere la propria radicale diversità. “Aveva la parresia”, cioè il coraggio di non tacere niente, ha sottolineato Walter Siti.

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In vita subisce 33 processi, ottenendo 33 assoluzioni finali. Al centro della scena culturale, si alterna tra romanzi, poesie in dialetto e in lingua, collaborazioni con giornali, sceneggiature e regie cinematografiche (‘Accattone’, ‘Uccellacci e uccellini’, ‘Il Vangelo secondo Matteo’, ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’).

La notte del 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia muore assassinato. 

Se dovessimo ricordarlo con una sola frase, si potrebbe usare questa: “Non ho mai esercitato nella mia vita alcuna violenza né fisica né morale semplicemente perché mi sono affidato alla mia natura cioè alla mia cultura”. Cultura che era sconfinata e, come detto, tracimava in vari campi, dalla letteratura al cinema, dall’arte (Pasolini fu anche pittore) all’impegno politico. Nel centenario della sua nascita, ognuno dovrebbe sentirsi libero di ricordarlo attraverso ciò che ci ha lasciato, per capirlo meglio, per onorarlo, per liberarlo dal limbo dei cattivi pensieri e dei moralismi.

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