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8 Marzo, al teatro Tram di Napoli c’è ‘D Maiuscola’: in scena la forza creativa delle donne

‘D maiuscola’ nasce da un’idea dell’artista Titti Nuzzolese e ha come obiettivo quello di rendere visibile la molteplicità di aspetti della vita delle donne

Pubblicato:04-03-2019 16:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11

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NAPOLI – Che valore ha, oggi, la ‘festa della donna’? Celebrata fin dal 1909, la giornata internazionale della donna sembra aver perso una parte del suo valore. “Nel 2019 io non credo che ci sia bisogno di una giornata che ci ricordi l’importanza di essere donne”, sostiene Titti Nuzzolese – attrice di teatro e regista – nella sua intervista alla Dire in occasione della messa in scena di ‘D maiuscola’.

“Siamo prima noi donne a dover uscire da questa idea di società patriarcale – prosegue – perché se ci ostiniamo a voler essere ricordate, rappresentate o festeggiate, soltanto un giorno allora significa che ancora notiamo la differenza, ancora sentiamo una differenza e, per certi versi, la sottolineiamo”.


‘D maiuscola’ nasce da un’idea dell’artista e ha come obiettivo quello di rendere visibile la molteplicità di aspetti della vita delle donne: donne che creano, inventano, comunicano, producono arte, osservano, descrivono e cambiano il mondo.

Dal 6 al 10 marzo, al teatro Tram di Napoli, sarà proposto uno spettacolo diverso ogni sera. “È una manifestazione che raccoglie tanta arte – spiega Nuzzolese – e in cui il teatro è sicuramente l’apice di questa settimana dedicata alla donna. L’idea mi è nata qualche tempo fa pensando di raccogliere quanto più possibile la forza creativa delle donne. Il fatto che sia in scena in quella settimana – spiega – è quasi un caso, ma essendo capitata questa cosa nella settimana della donna ho voluto mettere proprio l’8 marzo l’unico spettacolo che parla di violenza perché è una pagina che non potevo assolutamente non trattare”.

In teatro come in molti altri contesti professionali la discriminazione di genere – che si può manifestare con compensi più bassi per le donne a parità di mansioni o con la difficoltà nell’arrivare a ricoprire ruoli di comando – esiste e la stessa Titti lo conferma quando dice che “è difficilissimo vedere un direttore artistico donna”. E proprio a Napoli se ne ha una conferma quando la regista fa notare che tra i nomi papabili per il ruolo di prossimo direttore artistico allo Stabile cittadino “non c’è alcuna donna e questa è una mancanza, credo si pensi che non possa esistere una donna all’altezza, che abbia le qualità e gli strumenti per dirigere un teatro. Si fanno nomi di tanti attori e persone di teatro al maschile senza probabilmente neanche preoccuparsi di verificare se abbiano quei requisiti. Ma sicuramente non si fa proprio assolutamente il nome di una donna”.

Di strada ne è stata fatta per dare opportunità alle donne, opportunità che, però, non possono ancora definirsi ‘pari’: “Dalla notte dei tempi sono stati scritti ruoli molti belli per uomini, i ruoli femminili erano sempre un po’ da adattare, da far crescere, e si è sempre scritto di più per gli uomini tanto è vero che Fortunatamente siamo riuscite con gli anni a prenderci questo nostro diritto. Tuttavia il problema di essere donne a teatro nasce nel momento in cui – faccio un esempio banale – si decide di avere un figlio: probabilmente perché l’attore in genere non è ancora visto come una figura professionale sostenuta dalla nostra società ed essere donna porta ancora di più una gravità rispetto all’essere uomo”.

di Elisa Manacorda

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