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FIRENZE – Riposare in un luogo sicuro, al riparo dalle intemperie, con l’acqua, un bagno e uno spazio per il ristoro. Con un’officina per riparare le bici (i piccoli interventi), ricaricare il cellulare o la batteria dell’e-bike. Con uno sportello informativo e operatori specializzati su problematiche lavorative, ricerca di una nuova occupazione, ottenimento del titolo di soggiorno, accesso a pratiche digitali, verifica della regolarità dei contratti. Ma anche un posto sociale, dove fare orientamento, formazione su educazione stradale, salute, sicurezza e diritti sul lavoro. A Firenze è fatta così la ‘Casa Rider‘ in via Palmieri, aperta- per ora- dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 18.30, ma “saranno valutate nel tempo estensioni di giorni e orari sulla base delle esigenze espresse dai rider”.
Il locale, messo a disposizione dal Comune, è un progetto costruito con Cgil, L’Altrodiritto, Cat, Oxfam e Nosotras. E l’inaugurazione di oggi, ricordano i promotori, “arriva dopo mesi di iniziative, eventi di autofinanziamento, incontri di co-progettazione insieme ai rider, a singoli attivisti e associazioni del territorio”. E dopo un crowdfunding al quale hanno contribuito oltre 200 donatori, per un totale di oltre 23.000 euro: risorse con cui sono stati finanziati buona parte dei lavori di ristrutturazione della sede.
“Siamo orgogliosi di dar vita ad uno spazio sociale nel centro di Firenze, con un progetto che ha già mobilitato tante energie dimostrando il desiderio di cura e solidarietà dei cittadini di Firenze. Ci auguriamo che questo esperimento nel dare ristoro e sostegno ai rider e alle persone più vulnerabili possa renderli nel tempo protagonisti, generando inclusione e costruendo i legami e le relazioni umane che rendono viva la nostra città”, dicono Cgil L’Altrodiritto, Cat, Oxfam e Nosotras.
Il sindacato, aggiunge Bernardo Marasco, segretario della Cgil di Firenze, “ha voluto questo progetto credendoci fermamente, perché per dare voce al lavoro disperso servono luoghi adatti e per rappresentare il mondo dei rider occorre farsi carico dei loro bisogni, offrendo occasioni di socializzazione e protagonismo sociale”.
La grande questione dei diritti e della dignità di chi lavora, interviene anche l’assessore al Lavoro, Dario Danti, “è uno dei temi al centro dell’azione di questa amministrazione. Uno spazio pubblico di proprietà del Comune si apre alla comunità dei rider anche per affermare l’idea non solo di un lavoro, ma anche di una socialità diversa, restituendo dignità e diritti a chi sulla strada percorre chilometri, ed è disposto a farlo a qualsiasi orario e con qualsiasi condizione metereologica. Il messaggio che vogliamo lanciare è chiaro: questa giunta è a fianco di quanti lottano per conquistare migliori condizioni di lavoro e in questa lotta per i diritti vogliamo fare fino in fondo la nostra parte”.
“Ora possiamo anche andare in bagno senza problemi”. A volte infatti, “non lo possiamo usare” nei ristoranti dove i rider si affacciano per ritirare la consegna. ‘Casa Rider’, a Firenze, afferma anche il diritto al bagno per i ciclofattorini. Lo fa in via Palmieri, in quella che un tempo fu la sede del Movimento lotta per la casa, abbracciando anche il diritto al riposo “in un luogo sicuro, non in strade o piazze dove si possono presentare problemi”. A darsi una rinfrescata d’estate, quando il bollore delle strade non dà tregua. A ripararsi dal freddo e dalla pioggia. E serve a fare comunità, a conoscersi meglio. A uscire dall’ombra, come dice la sia la Cgil che con il Comune (e L’Altrodiritto, Cat, Oxfam e Nosotras). E come dice Md Safwan Sakib: così “ci sentiamo un po’ meno soli”.
Sakib arriva dal Bangladesh e lavora a Just Eat dove è membro della rls per la Filt Cgil. Oggi fa consegne per 30 ore alla settimana (ha iniziato facendone 15, poi 25) per “1.400-1.300 euro al mese, dipende. Ma poi ci sono tutte le spese, le tasse”. Ringrazia per il bagno, per l’officina e perché “così i miei colleghi che vivono fuori dal centro o fuori città potranno riposarsi tra un turno e l’altro”.
Taglio del nastro e primo tour in questo inedito italiano per i rider. E c’è chi ricorda quando il fondo era ‘l’ufficio’ di Lorenzo ‘Mao’ Bargellini, punto di riferimento e leader storico del Movimento lotta per la casa scomparso nel 2017 (e cugino della sindaca Sara Funaro). “Chissà che avrebbe detto Lorenzo del diritto al bagno?”, si chiede qualcuno guardando la targa, con foto di Bargellini, appesa sui muri di ‘Casa Rider’. In cui, tra corsi e ricorsi storici, è scritto: “Non abbiamo la pretesa di fare dediche, ma siamo felici di poter riaprire proprio qui, nel centro storico di Firenze, uno spazio sociale per le persone più vulnerabili. Lorenzo ha dedicato la sua vita a dare una casa agli ultimi e, a suo modo, questa sarà una Casa per gli ultimi: uno spazio per costruire relazioni umane e di mutuo soccorso che rendono vivo il cuore della nostra città”.
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