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PALERMO – Da parte dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e del suo capo di gabinetto al Viminale, Matteo Piantedosi, ci fu una “condotta omissiva” nella vicenda della nave Open Arms, la nave della ong Proactiva che nell’agosto 2019 rimase in mare per oltre due settimane con oltre cento naufraghi a bordo in attesa dell’indicazione di un porto sicuro. Lo sostiene il Tribunale dei ministri di Palermo nella sua richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, che è accusato di sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio.
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La “condotta omissiva ascritta agli indagati”, secondo i magistrati, è “consistita nella mancata indicazione di un ‘POS’ (Place of safety, ovvero un ‘porto sicuro’, ndr) alla motonave Open Arms”.
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Una condotta che “è illegittima per la violazione delle convenzioni internazionali e dei principi che regolano il soccorso in mare, e, più in generale, la tutela della vita umana, universalmente riconosciuti come ius cogens”.
Il Tribunale dei ministri di Palermo nella sua richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sottolinea “l’indiscutibile ruolo di primo piano svolto (e, per certi versi, rivendicato)” dall’allora ministro dell’Interno nella vicenda della nave Open Arms. Un “ruolo” che secondo i giudici di Palermo sarebbe stato svolto “sin da quando, apprendendo dell’intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all’inizio del 2019, adottava – sostengono i magistrati – nei confronti di Open Arms, d’intesa con i ministri della Difesa e delle Infrastrutture e dei trasporti, il citato decreto interdittivo dell’ingresso o del transito in acque territoriali italiane”. In un altro passaggio della richiesta i giudici ricordano, inoltre, la “tendenza ad accentrare in capo al ministro dell’Interno il potere di esitare, in ultima analisi, le richieste di assegnazione di POS (porto sicuro, ndr)”.
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