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Caso Regeni, i genitori: “La politica non collabora, da Alfano fuffa velenosa”

"In questi giorni ho conosciuto una studentessa che è stata mandata da La Sapienza dopo di lui", ha rivelato la madre del ricercatore rapito e ucciso nel 2016 in Egitto

Pubblicato:04-02-2020 11:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:56

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ROMA – Nell’inchiesta su Giulio Regeni permangono “zone grigie sia dal lato del governo egiziano, recalcitrante da più di un anno perché non collabora come ci si sarebbe aspettato, sia da parte italiana: da molto tempo chiediamo il ritiro dell’ambasciatore che non ci sta riferendo cosa stia facendo“. Lo dice il padre del ricercatore italiano assassinato in Egitto, Claudio Regeni, riferendo davanti alla commissione parlamentare di inchiesta.

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La madre di Giulio, Paola Deffendi, spiega: “Dalla commissione abbiamo l’aspettativa che voi smuoviate la politica. Se la politica non collabora a costruire un certo quadro la procura di Roma non può andare avanti“. Bisogna fare “la scelta da che parte stare”, sottolinea. La signora Deffendi ricorda gli incontri con i vari presidenti del Consiglio, Renzi e Conte, e con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “I ministri dell’Interno che si sono succeduti sono stati Alfano, Minniti e Salvini, attori principali che noi non abbiamo mai incontrato“.


“Che cosa era successo nei dettagli a Giulio, che era stato torturato, l’abbiamo scoperto leggendo i quotidiani online. Forse non ci è stato detto” dalle autorità italiane “per una sorta di tutela, per non farci soffrire, ma nell’epoca dell’informazione, fake news a parte, tutto si viene a sapere”, ha ricordato la madre di Regeni.

“Giulio non è andato in Egitto perché gli piaceva andare per bancarelle. È andato per fare ricerca. E la ricerca non era pericolosa. In questi giorni ho conosciuto una studentessa che è stata mandata da La Sapienza dopo di lui“, ha poi rivelato la signora Deffendi nel corso dell’audizione davanti alla commissione di inchiesta.

“DA ALFANO FUFFA VELENOSA”

Quando il governo Gentiloni decide di inviare l’ambasciatore Cantini a Il Cairo, l’allora ministro degli Esteri fa un discorso che “abbiamo rivisto da poco. È stata una fuffa velenosa, le persone che credono nelle istituzioni avevano pensato che fosse una buona strategia”. È l’attacco della madre di Giulio Regeni, Paola Deffendi, nel corso dell’audizione in commissione di inchiesta. La madre del ricercatore ucciso si rivolge poi ai parlamentari: “Alfano nella sua attuale veste di avvocato cosa sta facendo oggi? Ha rapporti con l’Egitto?”.

LA MADRE: “L’ITALIA PERMETTE BARRIERA ALLA VERITÀ”

“Con l’invio dell’ambasciatore Cantini, dopo il 2017 si è interrotto il filo di comunicazione tra le procure”, dice la madre di Giulio Regeni, Paola Deffendi, in audizione davanti alla commissione di inchiesta. “L’ambasciatore non ha rapporti con noi”, sottolinea. “Cantini non ci risponde, evidentemente persegue altri obiettivi, non di verità e giustizia”. Poi c’è l’ambasciatore egiziano a Roma: “Fa di tutto quest’uomo, è una cosa incredibile, incontra industriali, politici e poi dice che noi parliamo male dell’Egitto. Noi ringraziamo chi non va ai suoi incontri. C’è una trama incredibile sotterranea. Una prima barriera alla verità viene già fatta in Italia e qualcuno la permette”, è l’accusa.

L’AVVOCATO: “GLI EGIZIANI CI SPIANO ANCHE QUI A CASA NOSTRA”

“Anche qua in Italia siamo spiati costantemente” dagli egiziani. “Io ho fatto un esposto alla Digos di Genova, quando parliamo al telefono con i nostri collaboratori la National security li chiama in commissariato a riferire. Se andiamo ai convegni ci sono egiziani che fotografano tutti i presenti. E lo fanno qui a casa nostra, ascoltando tutte le telefonate”. Lo dice l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, nel corso dell’audizione in commissione d’inchiesta.

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