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Andavano in Africa per una missione umanitaria, medici ‘respinti’ al gate a Bologna

Cinque oculisti erano a decollare dall'aeroporto Marconi ma sono stati lasciati a terra all’ultimo istante. Contestata la mancanza di un certificato, eppure il visto è a posto

Pubblicato:04-01-2023 15:14
Ultimo aggiornamento:04-01-2023 15:33

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BOLOGNA – Pronti a decollare da Bologna per una missione umanitaria, ma rimasti a terra all’ultimo istante. È successo ieri, all’aeroporto Marconi, ad una delegazione dell’Amoa, associazione medici oculisti per l’Africa, che era in procinto di salire a bordo di un aereo della Royal Air Maroc, decollato poco dopo le 17: erano in cinque e si sono dovuti fermare al gate di imbarco. Lo stop sarebbe dovuto, a quanto è stato spiegato ai passeggeri in partenza, alla mancanza di un certificato Covid, ma la delegazione dell’Amoa ha obiettato di avere visti in regola con annesso certificato: ne è nato un tira e molla e alla fine i cinque sono rimasti a Bologna perché intanto, gli è stato detto, la procedura di imbarco era ormai chiusa.

“Eppure, hanno fatto passare persone che erano dietro di noi nella lista d’attesa. E comunque eravamo in missione umanitaria”, protestano dall’associazione. Alla fine non c’è stato niente da fare: “Eravamo in cinque e nessuno è potuto partire“. Ed è, come viene spiegato alla Dire, “la prima volta che succede in 25 anni. Non ci era mai successo prima”.

“FAREMO RECLAMO E RIPROVEREMO A PARTIRE”

In altre occasioni, le missioni dell’Amoa sono partite da Milano, ma l’associazione non demorde e ci riproverà, sempre dal Marconi: “Faremo reclamo, ma stiamo riprogrammando il volo, è da capire se perdiamo tre o cinque giorni di missione”. Il problema insorto con chi stava gestendo il gate in quel momento (personale che non è dipendente di AdB, la società di gestione del Marconi) era appunto relativo alla richiesta di un certificato che, a quanto pare, avrebbe dovuto essere ‘caricato’ online, ma l’Amoa obietta che questa richiesta non era chiara e nemmeno annunciata; e comunque assicura che i visti esibiti erano in regola con il vaccino necessario per entrare nel Ghana.


L’Amoa ha in essere vari progetti in vari Paesi dell’Africa, tra questi appunto anche il Ghana: in particolare, all’ospedale di Kumasi dove è impegnata dal 2019. Qui dal 2020 è attivo un laboratorio di ottica con attrezzature donate dall’associazione dei medici oculisti per l’Africa che ha sede a Bologna. La partenza ritardata complica la missione dell’Amoa perché, “avevamo del lavoro effettuare in Africa: partire più tardi significa poter fare un minor numero di visite e operazioni con i pazienti che hanno problemi con la vista e incontrare un minor numero di medici che devono essere istruiti e preparati”, dato che uno degli scopi dell’associazione è rendere gli operatori sanitari indipendenti nel gestire i casi clinici.

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