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BOLOGNA – Pronti a decollare da Bologna per una missione umanitaria, ma rimasti a terra all’ultimo istante. È successo ieri, all’aeroporto Marconi, ad una delegazione dell’Amoa, associazione medici oculisti per l’Africa, che era in procinto di salire a bordo di un aereo della Royal Air Maroc, decollato poco dopo le 17: erano in cinque e si sono dovuti fermare al gate di imbarco. Lo stop sarebbe dovuto, a quanto è stato spiegato ai passeggeri in partenza, alla mancanza di un certificato Covid, ma la delegazione dell’Amoa ha obiettato di avere visti in regola con annesso certificato: ne è nato un tira e molla e alla fine i cinque sono rimasti a Bologna perché intanto, gli è stato detto, la procedura di imbarco era ormai chiusa.
“Eppure, hanno fatto passare persone che erano dietro di noi nella lista d’attesa. E comunque eravamo in missione umanitaria”, protestano dall’associazione. Alla fine non c’è stato niente da fare: “Eravamo in cinque e nessuno è potuto partire“. Ed è, come viene spiegato alla Dire, “la prima volta che succede in 25 anni. Non ci era mai successo prima”.
In altre occasioni, le missioni dell’Amoa sono partite da Milano, ma l’associazione non demorde e ci riproverà, sempre dal Marconi: “Faremo reclamo, ma stiamo riprogrammando il volo, è da capire se perdiamo tre o cinque giorni di missione”. Il problema insorto con chi stava gestendo il gate in quel momento (personale che non è dipendente di AdB, la società di gestione del Marconi) era appunto relativo alla richiesta di un certificato che, a quanto pare, avrebbe dovuto essere ‘caricato’ online, ma l’Amoa obietta che questa richiesta non era chiara e nemmeno annunciata; e comunque assicura che i visti esibiti erano in regola con il vaccino necessario per entrare nel Ghana.
L’Amoa ha in essere vari progetti in vari Paesi dell’Africa, tra questi appunto anche il Ghana: in particolare, all’ospedale di Kumasi dove è impegnata dal 2019. Qui dal 2020 è attivo un laboratorio di ottica con attrezzature donate dall’associazione dei medici oculisti per l’Africa che ha sede a Bologna. La partenza ritardata complica la missione dell’Amoa perché, “avevamo del lavoro effettuare in Africa: partire più tardi significa poter fare un minor numero di visite e operazioni con i pazienti che hanno problemi con la vista e incontrare un minor numero di medici che devono essere istruiti e preparati”, dato che uno degli scopi dell’associazione è rendere gli operatori sanitari indipendenti nel gestire i casi clinici.
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