VIDEO| Chiedevano soldi agli anziani per evitare arresti e denunce ai familiari: ecco come funzionava la truffa

Giro di affari da un milione di euro al mese. Nelle intercettazioni le tecniche per aggirare le vittime. Coinvolti anche minori

Pubblicato:03-12-2024 14:43
Ultimo aggiornamento:03-12-2024 14:45

truffe anziani
Getting your Trinity Audio player ready...
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

NAPOLI – Truffe commesse in tutta Italia – a Milano, Pesaro, San Giovanni Lupatoto (Verona), San Severino Marche (Macerata), Novara, Avellino, Napoli, Salerno, Sparanise e Lusciano, in provincia di Caserta, e, nel napoletano, a Giugliano in Campania, Casoria, Caivano e Marano di Napoli – da parte di un’organizzazione criminale composta da 15 soggetti residenti nell’area nord del capoluogo partenopeo. A indagare sul caso i carabinieri della compagnia di Caivano, diretti dalla procura di Napoli Nord, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip, a carico di quindici persone, otto finite in carcere, quattro agli arresti domiciliari e tre raggiunte dalla misura dell’obbligo di dimora, indagate per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, estorsioni e truffe ai danni di anziani.

Come rivelato nel corso di una conferenza stampa nella Procura di Napoli Nord, durante le indagini è emerso che la struttura “organizzata e verticistica” che si occupava delle truffe era ramificata anche al Nord Italia. Le truffe, le cui vittime era principalmente persone anziane, avrebbero permesso un giro d’affari da circa 1 milione di euro mensili.

TRUFFE AGLI ANZIANI, ANCHE MINORI IMPIEGATI COME ‘TRASFERTISTI’

Spesso venivano utilizzati anche dei minori, come trasfertisti, per mettere a segno truffe agli anziani“. È quanto ha detto la procuratrice di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone nel corso della conferenza stampa Definiti i ruoli di ciascun componente dell’organizzazione: i centralisti, cioè coloro che si occupano di telefonare agli anziani, i procacciatori di vittime e i trasfertisti, che raggiungono il luogo dove mettere a segno la truffa, in tutta Italia, “spostandosi in treno o utilizzando Flixbus” e ritirando soldi o altri oggetti preziosi.

Le vittime venivano contattate telefonicamente e i truffatori si fingevano figli o nipoti delle stesse, appartenenti alle forze dell’ordine, affermando, ad esempio, che bisognava versare una somma di denaro per evitare l’arresto di un familiare. Un altro caso di truffa ha previsto, invece, la telefonata di un dipendente di un ufficio postale. L’intercettazione è stata fatta ascoltare nel corso della conferenza stampa in procura.

“Non riesco a scaricare la fattura del pagamento come anticipo di 500 euro che stamattina ha mandato suo nipote. Mi dispiace per suo nipote e suo marito, che è qui da garante, ma il contratto non vincolabile che hanno firmato comprendeva una clausola: in caso di mancato pagamento nei termini previsti si va incontro a una denuncia penale”, dice il finto operatore al telefono con la vittima, la quale, al quel punto, si dice disponibile a pagare una somma di 3.400 euro, ma, non avendo molti contanti a disposizione in casa, e per evitare un “intervento della polizia postale”, accetta di consegnare dei gioielli. “Qualche collana… qualche bracciale… anelli…”, suggerisce il finto operatore. La donna risponde: “Ho tre bracciali, tre orologi, delle spille, una collana d’oro…”. C’è, infine, un ulteriore caso nel quale era stata consegnata la somma di 3.700 euro, ma, al diniego della vittima di raggiungere la cifra di 5mila euro, il “centralista” dice al trasfertista, urlando: “Sbattila per l’aria e vattene”.

TRUFFE AGLI ANZIANI, PROCURATRICE: FENOMENO GRAVE E ODIOSO

“È stata indetta una conferenza stampa perché ci preme dare rilievo non solo ai contenuti delle indagini ma soprattutto alla pervasività, alla gravità, alla insidiosità e all’odiosità di questo fenomeno, che colpisce persone fragili, che hanno bisogno di tutela e che vengono offese anzitutto nella loro dignità”, ha evidenziato la procuratrice di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone. “Questo fenomeno è stato sottovalutato – dice Troncone – perché, se pure è noto che gli anziani spesso incorrono purtroppo in questi eventi particolarmente odiosi, si ritiene comunemente che si tratti di un’attività svolta in modo “artigianale”, da persone che abitano nei pressi dell’anziano, che conoscono le sue abitudini. Invece, i risultati di questa attività giudiziaria testimoniano l’esistenza di un fenomeno ramificato e che si muove a livello nazionale”.

Nel corso della conferenza stampa sono state mostrate alla stampa delle immagini con le intercettazioni svolte durante le indagini. “Sono agghiaccianti – ha detto Troncone – anche per l’assoluto disprezzo verso gli anziani, alcuni dei quali sono stati anche vittime di violenza”. La procuratrice ha parlato di una organizzazione che agiva “nel pieno convincimento dell’assoluta impunità” perché “si ritiene che questa attività sia remunerativa ed esente da rischi. Si ritiene, infatti, che l’anziano non sia in grado di poter ricordare le fattezze del soggetto intervenuto, che non sia in grado di descriverlo o di riconoscerlo. E, poi, perché l’ipotesi di truffa prevede una pena che va da uno a cinque anni e non consente attività intercettativa. Noi siamo riusciti invece a svolgere attività intercettativa perché è stata contestata l’ipotesi associativa”. Troncone ha quindi evidenziato come ci sia “la necessità di un presidio legislativo più adeguato rispetto alla gravità di questo fenomeno”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy