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Tutti i rischi dell’aiuto umanitario, un asset strategico

Dalla Nigeria all'Ucraina, dalla parte delle vittime. Spunti dallo 'Humanitarian Congress' promosso dall'ong Intersos

Pubblicato:03-11-2022 18:55
Ultimo aggiornamento:03-11-2022 18:55

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ROMA – Guerre senza linee del fronte, anzi con linee del fronte diffuse, che tagliano città, occupano scuole e trasformano ospedali in quartier generali. E poi ong umanitarie a rischio strumentalizzazioni, per fini nient’affatto umanitari ma politici. Perché oggi, e questo è un punto fermo, l’aiuto è un asset strategico. Spunti al centro dello Humanitarian Congress, due giorni di analisi e dibattiti promossi al Maxxi di Roma dall’organizzazione Intersos.

“GUERRE SENZA LINEE DEL FRONTE”

Del carattere nuovo e pure delle costanti delle guerre contemporanee si discute durante un panel dal titolo ‘Quando i civili sono un target: cosa abbiamo imparato dai recenti conflitti’.
A introdurre Lucia Goracci, corrispondente della Rai, spesso dal Medio Oriente. “Le guerre”, sottolinea la reporter, “oggi non hanno piu’ una linea del fronte, che attraversa invece tutto il Paese, i villaggi, le scuole e persino gli ospedali, spesso gli edifici piu’ alti, che quasi sempre diventano quartier generali dei combattenti”. Goracci ricorda l’assedio di Aleppo, in Siria nel 2016, e poi l’Iraq e l’Afghanistan, dove è tornata tre volte nell’ultimo anno. E a Kabul è stato anche Antonio Donini, co-fondatore dell’associazione United against Inhumanity.
Al centro del suo intervento sia le necessità che i rischi dell’assistenza alle vittime. “Forse oggi ci sono piu’ civili uccisi nelle guerre ma ci sono anche piu’ occhi che guardano”, osserva Donini. “Contribuisce la presenza di un ecosistema umanitario che è diventato dieci volte piu’ grande di quello che era 20 o 30 anni fa”.
Il suo è anche un monito. “Esiste il pericolo di una strumentalizzazione dell’azione umanitaria in funzione di agende che umanitarie non sono” avverte Donini. La tesi, allora, è che “anche la composizione del sistema è tale che i donatori sono perlopiu’ occidentali e hanno interessi che condizionano almeno in parte le attività delle organizzazioni umanitarie”.

STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE

Un allarme, questo, condiviso da Christopher Stokes, consulente di Medecins sans frontieres (Msf). “Il sistema dell’aiuto è sempre piu’ politicizzato” sottolinea l’esperto, in videocollegamento dall’Ucraina, aggiungendo: “L’aiuto diventa un asset strategico da controllare”.
I rischi si aggiungono a difficoltà già sperimentate. Come quelle che coinvolgono perfino le Nazioni Unite, impegnate spesso nella distribuzione del cibo in Paesi in conflitto. “Nel nord della Nigeria capita che ammettano di non poter consegnare nulla nelle zone non controllate dal governo centrale senza una sua autorizzazione” denuncia Ed Schenkenberg, direttore esecutivo di Here, un think-tank con base a Ginevra specializzato sull’intervento umanitario: “Anche questa è una violazione degli standard”.


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