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L’allarme dell’Unesco: i ghiacciai si sciolgono e i popoli nativi sono fra i più colpiti

Un terzo dei bacini d'acqua dolce montani che fanno parte del patrimonio dell'umanità si scioglieranno entro il 2050.

Pubblicato:03-11-2022 17:40
Ultimo aggiornamento:03-11-2022 18:57
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Crediti foto: Unesco/Mark Kelley

ROMA – Dalla legenda maori delle origini che narra di un amore spezzato da una valanga al pellegrinaggio e il festival che ogni anno radunano migliaia di persone sulle Ande del Perù, i ghiacciai hanno un ruolo fondamentale nel patrimonio culturale di numerosi popoli originari. Anche per questo, la perdita di circa un terzo dei ghiacciai che si trovano in siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco prevista dagli esperti entro il 2050 a causa del riscaldamento globale potrebbe colpire con particolare forza le comunità locali e native. E’ uno degli allarmi che emerge da un rapporto pubblicato oggi dall’ente dell’Onu insieme all’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).

Nel documento si evidenzia che oltre 18mila ghiacciai sono ospitati da 50 siti del patrimonio mondiale dell’Unesco, per una superficie totale di oltre 66mila chilometri quadrati, un decimo circa di tutto il territorio ghiacciato presente nel pianeta.


Secondo quanto denunciato nel report, un terzo di questi bacini di acqua dolce è destinato a sciogliersi entro il 2050 “a prescindere dagli sforzi che si possano mettere in campo per limitare l’aumento della temperatura media globale”. Dal 2000 a oggi questi ghiacciai hanno perso infatti circa 58 miliardi di tonnellate di volume all’anno, e sono da ritenersi responsabili del 5% dell’aumento del livello del mare su scala globale.

Il documento dell’Unesco invita comunque a intraprendere politiche concrete per diminuire le emissioni di gas a effetto serra, nell’ottica di poter ancora salvare due terzi dei ghiacciai patrimoni dell’umanità. Un obiettivo possibile questo, secondo gli autori del documento, e si riuscisse a raggiungere l’obiettivo stabilito dagli accordi di Parigi di limitare l’aumento medio della temperatura mondiale entro gli 1,5 gradi Celsius rispetto al periodo pre industriale.

Fra le conseguenze degli scioglimenti dei ghiacciai c’è l’incremento nel numero delle inondazioni. A pagare gli effetti di questa dinamica saranno soprattutto le comunità locali e i popoli originari, come affermano gli esperti che hanno redatto il documento, citati dall’emittent Bbc. Anche per questo, questi ultimi sono da coinvolgere nelle strategie di contrasto e conservazione di questi siti.

Le “lacrime” del semidio maori

Alcune popolazioni native rischiano poi di perdere un fulcro del loro sistema culturale e di credenze. I maori della Nuova Zelanda fanno risalire le origini dei ghiacciai del Te Wahipounamu, un sito patrimonio dell’umanità che si trova nel sud-ovest dell’Isola del sud e che è ritenuto fra quelli in pericolo, alle lacrime versate dal semidio Hine Hukatere per la perdita dell’amata, spazzata via da una valanga. Uno dei ghiacciai si chiama infatti Ka Roimata o Hine Hukatere, dalla lingua maori, appunto, “le lacrime di Hine Hukatere“.

Dal 2011 invece fa parte della lista del patrimonio intangibile dell’Unesco il pellegrinaggio che i popoli di lingua quechua del Perù svolgono 58 giorni dopo la Pasqua cristiana per festeggiare il Qoyllur Rit’i – il “festival della neve” – che celebra un ghiacciaio locale e sancisce l’apertura della stagione del raccolto. La cerimonia, figlia del sincretismo fra la religione precolombiana e quella cattolica, si svolge nella regione di Cuzco, nel sud del Paese, e da anni non prevede più alcuni passaggi proprio a causa della diminuzione del ghiaccio presente in alta montagna. Secondo il rapporto Unesco i ghiacciai del parco nazionale del Huascaran, più a nord sempre in Perù, hanno perso il 20% del loro volume negli ultimi 20 anni.

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