NEWS:

“Come scalare l’Everest in ciabatte”, i 100 giorni di lotta dell’ex Saga in un libro

Un sindacalista Fiom racconta il salvataggio dell'ex Saga Coffee, sull'Appennino bolognese. E si chiede: "Con il dl rave avremmo vinto?"

Pubblicato:03-11-2022 15:31
Ultimo aggiornamento:03-11-2022 15:32

saga coffee
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

Oltre tre mesi di presidio permanente, anche sotto la neve, per difendere il proprio posto di lavoro dopo l’annunciata chiusura dello stabilimento. Poi il lieto fine, con una nuova proprietà e un nuovo progetto industriale. Quasi una favola. Di certo, da raccontare. E così ora la lunga vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ex Saga Coffee di Gaggio Montano, sull’Appennino bolognese, diventa un libro: lo ha scritto primo Sacchetti, funzionario della Fiom di Bologna e segretario organizzativo della Fiom dell’Emilia-Romagna, che ha seguito tutta la vertenza vivendo giorno per giorno l’esperienza del presidio e raccontandone le tappe con un ‘diario’ serale su Facebook.

IL RACCONTO DI UN’IMPRESA: “COME SCALARE L’EVEREST IN CIABATTE”

Il volume è pubblicato da Futura, la casa editrice di riferimento della Cgil. Il titolo dà l’idea di quanto difficile si presentasse la sfida di salvare uno stabilimento che all’annuncio della chiusura da parte della multinazionale Evoca dava lavoro a 220 persone: “La scalata dell’Everest in ciabatte”. L’impresa alla fine è riuscita ed è ora di celebrarla con un volume ad hoc: la presentazione è fissata per il 23 novembre al centro congressi Ca’ Vecchia di Sasso Marconi, annuncia l’invito firmato dalla Fiom e dalla Cgil di Bologna e dell’Emilia-Romagna. Sarà l’occasione per tenere tra le mani, dunque, il racconto di “una lotta lunga 100 giorni” che ad un tratto era perfino sparito nel nulla: dalla pagina Facebook di Sacchetti erano stati cancellati tutti i post sulla vertenza e il sindacato non mancò di gridare alla “censura”, cantando poi vittoria (“Non bisogna mai rinunciare a lottare”) per il ritorno online del diario qualche giorno dopo.

L’ANNUNCIO SHOCK DELLA CHIUSURA, POI IL NUOVO PROGETTO INDUSTRIALE

La notizia della volontà di chiudere lo stabilimento Saga Coffee, specializzato nella produzione di macchine per caffè, arrivò come una doccia fredda il 5 novembre del 2021: macchine ferme dal 31 marzo. Poi la lunga vertenza, il presidio davanti ai cancelli, la solidarietà del territorio e i tavoli istituzionali. Fino all’entrata in scena di due imprenditori lombardi, Alessandro Triulzi e Raffaello Melocchi, interessati a rilevare la fabbrica per avviare un progetto di reindustrializzazione. Era la premessa della nascita di una newco, Gaggio Tech, con un piano di investimenti da quasi 25 milioni finalizzato a produrre armadi e colonnini stradali Enel in materiale riciclato. Il 25 febbraio l’accordo: riassunzione per 137 dei 195 lavoratori ancora in forza alla Saga (a partire da marzo 2023, dopo la cassa integrazione) ed un sistema di paracadute e incentivi per gli altri.


“CON IL DECRETO RAVE SAREBBE STATO POSSIBILE SALVARE 137 POSTI?”

Proprio ieri si è svolta un’assemblea di aggiornamento: ovviamente a raccontarlo è sempre Sacchetti, su Facebook. “Si è discusso di tante cose”, spiega il sindacalista: “Del previsto piano sociale (per chi ha deciso volontariamente di uscire), dell’avanzamento del progetto industriale Gaggio Tech, della cassa integrazione presente e futura e di altro”. Ma Sacchetti aggiunge anche un interrogativo che si lega all’attualità politica e alle prime mosse del governo Meloni. “Alla luce di quest’ultimo decreto sui rave party, sarebbe stata possibile la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della Saga?”, scrive il rappresentante della Fiom: “Il presidio si sarebbe potuto fare”, riuscendo così a “salvare 137 posti di lavoro, o il Governo
avrebbe mandato le forze dell’ordine a farci sgomberare, magari multando e mettendo in galera qualcuno? Non ho certezze. Faccio solo una domanda”.

LEGGI ANCHE: ll decreto rave arriva in Parlamento, maggioranza apre: “Modifiche tecniche ma la sostanza resta”

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it