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Addio pedonalizzazione dell’Appia Antica, la burocrazia non ferma le auto

A causa dell'assenza di un regolamento attuativo del Mit non può partire l'interdizione alle auto di un tratto di via dell'appia antica come avrebbe voluto il Comune di Roma.

Pubblicato:03-11-2022 14:43
Ultimo aggiornamento:03-11-2022 14:43

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ROMA – Manca ancora il regolamento attuativo del Mit. Salta la chiusura di via Appia Antica a Roma. E’ un duro colpo quello arrivato oggi a quanti credevano in una possibile interdizione al traffico di una tratto della ‘Regina viarum’, l’Appia antica, la strada archeologica più lunga ed importante del mondo. E’ infatti di oggi la notizia dell’arrivo del parere negativo da parte del ministero dei Trasporti alla richiesta del Comune di Roma di avere un via libera “all’interdizione al traffico di attraversamento di un tratto di via Appia Antica” attraverso l’autorizzazione del Mit “alla sperimentazione di varchi elettronici per il controllo dei transiti”. Il classico cavillo burocratico che blocca un grande progetto.

IL TESTO DEL PARERE
Il parere, che l’agenzia Dire ha potuto visionare oggi, è contenuto in una lettera inviata dal ministero a Roma Capitale, protocollata 24 ottobre, due giorni dopo il giuramento del nuovo Governo e l’arrivo del nuovo ministro Matteo Salvini. E’ stato firmato dal Dg del ministero Vito Di Santo. “L’articolo 49, comma 5-ter, lettera r), del decreto legge 16 luglio 2020, n. 76, poi modificato dalla legge di conversione- si legge- ha previsto l’emanazione di un decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, con il quale sono definite le caratteristiche dei dispositivi omologati per la rilevazione degli accessi di veicoli non autorizzati ai centri storici, alle zone a traffico limitato, alle aree pedonali (…) Con il medesimo regolamento sono inoltre definite le condizioni per l’installazione e l’esercizio dei dispositivi di controllo, al fine di consentire la rilevazione delle violazioni dei divieti di circolazione, in ingresso, all’interno ed in uscita nelle corsie, strade, aree e zone, nonché il controllo della durata di permanenza all’interno delle medesime zone”.

Questo il passaggio più importante del parere. “Sebbene l’ambito del controllo elettronico- si legge- sia stato esteso, attraverso la suddetta riformulazione comprendendo anche le singole strade, sia in ambito urbano sia extraurbano, sebbene limitato a determinati casi, ad oggi non è possibile l’installazione di sistemi di controllo negli ambiti diversi dalle ZTL urbane e dai centri storici, nelle more dell’entrata in vigore del previsto Regolamento, in corso di predisposizione da parte di questo ministero“.



Dunque manca il regolamento per disciplinare l’installazione di telecamere agli ingressi dell’area interdetta alle auto (residenti esclusi). Ma il parere del ministero, richiesto dal Comune per la sola autorizzazione dei varchi, si sofferma poi sugli studi del traffico, anche se di competenza esclusiva del Comune di Roma, con alcune considerazioni. “Si evidenzia- si legge infatti- che, per la particolarità del contesto analizzato, la soluzione proposta, oltre a dover essere condivisa con altri Enti competenti (Parco Regionale dell’Appia Antica, Parco Archeologico dell’Appia Antica, MiC – Soprintendenza Speciale di Roma), presenta molteplici criticità non risolvibili con l’eventuale semplice installazione dei due dispositivi previsti”. Il Mit, poi, scrive che l’area di via Appia Antica interessata alla chiusura è parte integrante della ciclovia turistica GRAB e che nella fase di progettazione di qualsiasi schema di circolazione stradale “sarà necessario tenere conto di tale infrastruttura ciclabile” e che si dovrà tener conto delle esigenze di mobilità su scala maggiore.

L’ESITO DEL PARERE
Questo l’esito del parere: “Non risulta possibile provvedere al rilascio dell’autorizzazione all’installazione e all’esercizio dei sistemi di controllo degli accessi in ambiti stradali diversi dall’attuale ambito di applicazione del D.P.R. n. 250/99, relativo a ZTL urbane o AP urbane”. Al neo ministro Matteo Salvini, ora, l’onere di risolvere la questione.

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