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I Premi Nobel: “Alla Cop27 si parli anche dei detenuti politici dell’Egitto”

HRW stima 60mila prigionieri tra cui c'è Alaa Abdel Fattah, che rischia la vita perché, in sciopero della fame e della sete

Pubblicato:03-11-2022 14:22
Ultimo aggiornamento:03-11-2022 14:22
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ROMA – “Mentre il mondo si prepara per la Conferenza internazionale sul clima Cop27 in Egitto, noi, come premi Nobel, scriviamo per esortarlo a non dimenticare le migliaia di prigionieri politici detenuti nelle carceri egiziane e, con maggiore urgenza, lo scrittore e filosofo egiziano-britannico Alaa Abd el-Fattah, da sei mesi in sciopero della fame e ora a rischio di morte”. E’ l’incipit di una lettera che 13 premi Nobel per la letteratura, la grande maggioranza di quelli in vita a oggi, hanno inviato fra gli altri al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e al presidente degli Stati Uniti Joe Biden in vista dell’inizio del summit sul clima, previsto a Sharm el-Sheik, appunto in Egitto, dal 6 al 18 novembre.

La missiva è stata scritta su iniziativa delle tre case editrici che pubblicano el-Fattah, rispettivamente in Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia: Fitzcarraldo Editions, Seven Stories Press e Hopefulmonster Editore. Anche due scienziati premi Nobel hanno sottoscritto il documento.

El-Fattah è in carcere dal 2019 ed è in sciopero della fame da aprile. L’attivista ha reso noto che smetterà anche di bere acqua a partire dal giorno di inizio della Cop27, consapevole che, se non ci saranno le condizioni per interromperlo prima, potrebbe morire entro la fine dell’evento internazionale. El-Fattah è uno dei 60mila dissidenti arrestati da quando il presidente Abdel Fattah al-Sisi è al governo, ovvero dal 2013, stando a numeri forniti dalla ong Human Rights Watch (Hrw).


Nella loro lettera i premi Nobel, da Abdulrazak Gurnah a Patrice Modiano fino a Mario Vargas Llosa e Orhan Pamuk, esortano ambientalisti e leader a fare i nomi degli oppositori in carcere durante il summit, “di invocare la loro libertà e di invitare l’Egitto a voltare pagina e diventare un vero partner nella costruzione di un futuro diverso: un futuro che rispetti la vita e la dignità umana“.

Secondo il quotidiano Mada Masr, che rilancia i dati di due ong locali, centinaia di persone sono state arrestate da ottobre a oggi e almeno 150 rimangono ancora in custodia della polizia. La strategia del governo non sarebbe incentrata solo sulla prevenzione di disordini in occasione della Cop27, che si terrà in un ambiente isolato come se fosse una “zona di guerra” secondo diversi osservatori e giornalisti.

Sui social media circola da giorni l’invito a scendere in piazza per protestare contro il governo l’11 novembre.

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