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Intervista a Roberto Ciavatta

Nome: Roberto Cognome: Ciavatta Luogo e data di

Pubblicato:03-11-2016 17:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:15

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roberto_ciavattaNome: Roberto

Cognome: Ciavatta

Luogo e data di nascita: San Marino, 23 settembre 1976


Professione: Impiegato presso UFN

Residenza a San Marino: dalla nascita

Domicilio a San Marino: dalla nascita

Eventuale/i altra/e cittadinanza/e:

Partito: Rete

1) Cominciamo dalla legislatura ormai volta al termine. Può dirci cosa, secondo la sua opinione, ha funzionato bene e cosa no o comunque meno? Per quali ragioni?

Sono ben pochi gli elementi positivi dell’ultima legislatura: purtroppo nulla è stato fatto per il problema più urgente (relativamente all’assetto istituzionale) che è a mio avviso l’opacità delle attività del Congresso di Stato: le spese deliberate in questa fase di ordinaria amministrazione, a soli scopi propagandistici, ne sono un esempio.

In pochi casi sono state condivise proposte di legge con le forze di opposizione: in questi casi i risultati sono stati migliori, segno che più mani lavorano meglio di poche.

Per la prossima legislatura una condivisione più massiccia, sia con le forze politiche sia con la popolazione, sarebbe doverosa e più produttiva. I tempi di promulgazione delle leggi si ridurrebbero perché una legge già condivisa richiede meno modifiche in fase di approvazione.

2) Nella prossima legislatura, quali sono i tre punti prioritari che la nuova maggioranza dovrà mettere al centro dell’agenda politica nei primi 100 giorni? Perché?

Questi famosi cento giorni oramai sono un must per i giornalisti, ma credo un inutile esercizio di fantasia per i candidati.

Nessuno può sapere cosa fare i primi 100 giorni: gli imprevisti non sono pianificabili, e ad esempio i primi 30 giorni saranno necessari solo per redarre ed approvare il bilancio dello Stato.

Come programma di governo ci sono delle premesse indispensabili a qualsiasi azione: 1) far emergere i dati nei vari settori; 2)mettere fine allo strapotere del Congresso di Stato; 3)eliminare gli sprechi e privilegi esistenti.

Al di là di questo, potrei indicare le priorità che a mio avviso si deve risolvere negli interessi del paese: misure immediate per il lavoro come la revisione degli appalti della pubblica amministrazione (per evitare che il lavoro per conto dello Stato venga riversato fuori confine); una norma per favorire la nascita di cooperative attivate da disoccupati (rafforzamento dell’auto-imprenditorialità); modifica delle storture che impediscono a chi non e in mobilità di venir riassunto; politiche di rilancio dei consumi a sostegno del settore commerciale/turistico; severa lotta al lavoro nero; pianificazione del turn-over ecc.

Oltre, ovviamente, ad affrontare la questione degli NPL nelle banche, tramite il confronto serrato con tecnici e con BCSM.

Ma in definitiva credo che i primi 100 giorni serviranno unicamente a far emergere i dati, a controllare la liceità di delibere del Congresso di Stato, a scoprire tutto ciò che i governi hanno sempre nascosto alla cittadinanza. Insomma, nei primi cento giorni mi pare di ipotizzare una operazione verità e divulgazione di informazioni, propedeutica a qualsiasi intervento strutturale.

3) Ci sono delle tematiche politiche che sente maggiormente vicine e per le quali desidera impegnarsi in prima persona? Come mai?

Mi interessano da sempre la cultura (ho una discreta esperienza in organizzazione di eventi culturali, festival, seminari ecc), che considero un caposaldo tramite cui far ripartire l’economia del paese, e il lavoro. In passato ho avuto ruoli nel sindacato, e proprio per questo credo che vada severamente riformato, sia in termini di spesa produttiva (un sindacato non può costare 3 volte il complesso della politica) sia in termini di turnazione interna: i sindacalisti che lavorano 30 anni al sindacato, magari con stipendi pagati dallo Stato, sono oramai gli unici ad avere un posto di lavoro a tempo indeterminato a San Marino, e questa la dice lunga su quanto siano stati capaci nel loro ruolo.

Quindi lavoro e istruzione, ma anche interni e esteri.

4) In questa fase si parla sempre più di sviluppo dell’economia del Paese ma il concetto è legato all’idea di sviluppo che ognuno ha. Secondo la sua, quali sono le direzioni da seguire per ottenere i traguardi in tale ambito? A cosa non bisogna rinunciare per farlo?

Il differenziale fiscale non è più sufficiente per attrarre imprese: servono infrastrutture tecnologiche, digitalizzazione, assenza di burocrazia, certezza e celerità di giudizio. In assenza di un ambiente attrattivo e all’avanguardia non potremo che continuare a dover contrattare condizioni al ribasso pur di accondiscendere alle pretese di eventuali investitori.

Serve poi una certezza delle norme: oggi sono disperse, contraddittorie, non tradotte in lingua, non riunite in un corpus unico che possa dare all’investitore un quadro immediato relativo alle spese che affronterà, ai costi del personale, alle  incombenze amministrative ecc.

Soprattutto si deve togliere alla politica (Segretari di Stato) il potere concessorio e il potere di fare contratti ad hoc con singoli investitori: questo ci pare il maggior ostacolo all’attrarre investitori seri che non vogliono certo scendere a patti con politici, che se onesti sono spesso incompetenti, se disonesti sono sintomo di corruzione, come i processi in corso ci confermano.

Ovviamente queste considerazioni valgono sia per investitori stranieri che sammarinesi.

Non si deve quindi rinunciare alla nostra dignità di Stato, alla parità di condizioni per ogni imprenditore, alla trasparenza degli atti e alla emarginazione del potere politico dagli affari.

5) Qual è il convincimento che ha maturato in questi anni nel rapporto che sarebbe giusto si instaurasse tra San Marino e Unione Europea?

RETE ritiene strategico firmare l’accordo di associazione con l’UE, strada obbligata successivamente al referendum che abbiamo vinto nel 2013.

Ma al tavolo si deve andare a testa alta, mentre l’ex Segretario Valentini ci è andato col cappello in mano: insomma, dobbiamo giungere all’accordo ma non ad ogni costo!

Noi dobbiamo pretendere, in ragione della nostra storia e delle nostre tradizioni, condizioni ad hoc e accordi sui temi che consideriamo prioritari, mentre dobbiamo avere esenzioni dagli obblighi che per uno Stato delle nostre dimensioni sarebbero proibitivi.

Abbiamo indicato già 3 anni fa a Valentini i temi irrinunciabili per la firma dell’accordo. Nonostante anche i tecnici abbiano in più occasioni espresso perplessità sul fatto che il governo non  ha mai fornito loro indicazioni politiche, non ne ha tenuto alcun conto, fino ad arrivare a presentare un odg (tra l’altro approvato da Consiglio) in cui sostiene che l’UE possa pretendere da noi la modifica della nostra carta dei diritti se collide con le loro richieste.

Questa svendita della nostra sovranità è inaccettabile e sintomo di incapacità politica e contrattuale, oltre che culturale.

6) Nella storia di San Marino, anche recente, c’è una figura politica a cui si ispira o almeno in cui si riconosce per ideali e valori?

Nomi del passato, come Gino Giacomini o Pietro Franciosi, non possono lasciarmi indifferente.

Sono stati capaci di invertire una rotta antidemocratica grazie al sostegno del popolo.

Credo il loro esempio sia ancora attuale, perché siamo nuovamente di fronte ad un’emergenza di democrazia.

7) Nello scenario politico internazionale, attuale o passato, c’è un personaggio di cui stima l’azione politica? Se si, per quali motivi?

Enrico Berlinguer, per il bene che riusciva a farsi volere dal suo elettorato nonostante le scelte impopolari (il compromesso storico). A livello internazionale stimo l’umiltà del presidente dell’Uruguay José Mujica. Non credo ci siano molti esempi di “azione politica” che stimo, perché mi pare che dal dopoguerra in poi si siano registrati arretramenti dei diritti.

8) Ci sono delle esperienze nella sua formazione, nel suo lavoro, nella sua vita (anche politica) che considera propedeutiche o comunque importanti per svolgere nel migliore dei modi il mandato per cui si candida?

Lavoro da quando avevo 15 anni. Ho sempre studiato e lavorato contemporaneamente.

Ho sperimentato molti lavori sia nel pubblico sia nel privato.

Dopo la laurea, ho sempre investito il mio tempo libero dal lavoro in attività rivolte al prossimo: non sono interessato ad aprire un’attività perché il mio tempo preferisco spenderlo per attività senza scopi di lucro.

L’ho fatto, come detto, al sindacato, nell’associazionismo per numerosi anni, comprese le esperienze editoriali, e in politica dal 2012.

La politica non è un’impresa, lo Stato non è e non deve essere un’azienda, chi lo dice vuole confondere la cittadinanza. La politica è servizio al prossimo, ascolto del prossimo, capacità di trovare soluzioni equilibrate, e questo io sono abituato a farlo.

9) Ci sono momenti in cui si sente orgoglioso del suo Paese? Quando l’ultima volta?

Mi sento orgoglioso ogni volta che sono all’estero, e spiego lo strano caso storico del nostro Stato. Non lo sono quando veniamo dipinti come uno Stato delle banane e della corruzione dalla stampa straniera, anche se voglio fare un appunto: non me la prendo con la stampa estera, che fa il suo lavoro, bensì con chi all’interno commette, e chi permette che vengano commesse, attività border line che ci squalificano. Ce ne sono molti anche tra i candidati a queste elezioni.

10) Quali sono gli aspetti del suo carattere che ritiene maggiormente importanti per fare politica?

Sono mentalmente disordinato, perciò tendo a voler pianificare tutto e tenere in ordine ogni cosa su cui lavoro. Questa tendenza all’ordine sarà utile per “fare ordine” e per favorire la fruizione dei dati e delle informazioni che faremo emergere, sottraendoli alla segretezza indegna finora riservata loro da politici che hanno molto da nascondere.

11) Quando è nata nella sua vita l’aspirazione all’impegno politico con lo spirito di servizio per la nostra Repubblica? É giunta legata a un fatto scatenante particolare o si è costruita gradualmente nel tempo?

Come già detto, si è costruita nel tempo come naturale conseguenza dell’impegno sindacale prima e culturale poi. Anche i miei studi non sono estranei alla politica.

12) Nella sua vita privata, anche passata, ci sono delle passioni (sport, hobbies, interessi) che ha coltivato e che hanno lasciato il segno dentro di lei? Se si, quali insegnamenti ne ha ricavato?

Per 9 anni ho giocato a calcio, fino alla nazionale under 16: il calcio mi ha insegnato l’importanza del gioco di squadra, dell’affiatamento, della complicità ma anche, contemporaneamente, dell’importanza della strategia e degli schemi.

Per qualche anno ho cantato e suonato in una band: mi è servito molto per affrontare il pubblico, cosa non sempre facile (soprattutto quando si è scarsi come lo eravamo noi :-).

13) Con la preferenza unica crediamo che gli elettori valuteranno la competenza, le capacità del candidato, le sue motivazioni e l’entusiasmo. Cosa può dire a proposito riguardo le sue? 

Intanto, la preferenza unica c’è proprio perché Democrazia in Movimento, cioè RETE e Movimento Democratico, hanno combattuto in campagna referendaria contro tutto e tutti. Grazie a noi.

Non ritengo opportuno elencare i motivi per cui un elettore dovrebbe votarmi, perché credo di essere uno tra i rappresentanti più in vista del movimento RETE, quindi esorto ogni elettore a non votare per me ma per gli altri candidati: ognuno di loro ha delle caratteristiche peculiari, e tutti abbiamo le mani pulite e libere: non è mica una cosa tanto frequente in questa politica!

 

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