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Trasporti, Franceschini: “Cicloturismo per museo diffuso e anti ingorghi”

Il ministro, sottolinea: "L'Italia deve puntare su un turismo che rispetti la natura del Paese"

Pubblicato:03-11-2016 10:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:15

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biciclettaROMA – Uno sviluppo della rete cicloturistica anche per spostare flussi turistici da “alcuni luoghi di Roma, Firenze e Venezia” letteralmente soffocati da turisti, con danno alla loro bellezza e fruibilità, mentre il “paradosso” è che “a pochi km distanza da quelle città ci sono luoghi straordinari che non hanno capacità attrattiva internazionale”. Tutto questo per “la valorizzazione dell’Italia come museo diffuso”, quindi, ma anche per attirare, nell’ambito di flussi in crescita, un “turismo colto e intelligente che rispetti la natura del Paese e i contenitori fragili come nostre città d’arte“. Lo dice il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, in audizione alle commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera nell’ambito della discussione della risoluzione recante misure a favore del cicloturismo.

Quella sul cicloturismo elaborata dal Parlamento è “una risoluzione tutta condivisibile e sottoscrivibile– dice il ministro – sia nella dimensione dell’ampiezza dei numeri e delle potenzialità del settore del cicloturismo, sia nelle indicazioni e soluzioni che propone, strada che va perseguita da sistema Paese e sulla quale negli ultimi due anni abbiamo cercato di muoverci con alcune cose specifiche e scelte strategiche e di prospettiva”. Il piano strategico del cicloturismo “è previsto dalla legge che abbiamo già approvato all’unanimità in Comitato permanente e adesso c’è passaggio a commissioni parlamentari e al Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva”, prosegue, ed “è stato costruito con un meccanismo molto partecipato”, infatti “abbiamo pensato non fosse il caso di calarlo da una scelta interna al ministero ma che fosse necessario coinvolgere sin dall’inizio tutte le categorie che si occupano di turismo”.

Infatti, “la vera natura del piano strategico del cicloturismo è individuare gli obiettivi strategici del Paese– spiega il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini- poi ognuno nell’ambito delle sue competenze, ogni livello istituzionale, a maggior ragione in una fase di discussione di modifica delle competenze sul turismo prevista dalle riforme costituzionali, fa la sua parte, e i privati che hanno scritto con noi le linee strategiche del piano si organizzano per competenze verso obiettivi condivisi”. Ad ogni modo “il piano si muove attorno a due concetti legati al cicloturismo”. Il primo concetto “è la valorizzazione dell’Italia come museo diffuso– prosegue- per spostare grandi flussi turistici, soprattutto internazionali, da alcuni luoghi delle grandi capitali dell’arte a una molteplicità di attrattori culturali che potrebbero diventare formidabili attrattori di turismo anche internazionale”.


Questa “è un’esigenza perché come si legge dalle cronache, ciclicamente in alcuni luoghi di Roma, Firenze e Venezia si ripropone il tema dell’impossibilità di tenere qualsiasi numero di turisti, e parte dibattito su ticket e accessi controllati”. In tutto ciò “il paradosso è che a pochi km distanza da quelle città ci sono luoghi straordinari che non hanno capacità attrattiva internazionale” e “il piano punta a valorizzarli”, segnala Franceschini.

Il secondo concetto “è un modello di turismo sostenibile”. “Il milione di turisti 2015 è ulteriormente in crescita nel 2016 e non è l’anno di Expo, e cresceranno negli anni”, e aggiunge, e non solo “per lo spostamento di flussi” legato alla sicurezza in Nordafrica e Mediterraneo per ragioni di sicurezza”, che è “un fattore contingente”, ma soprattutto per “un fattore strutturale” che è la crescita dei flussi del turismo internazionale, che “cresce enormemente” e “l’Italia è la meta preferita”. Quindi, conclude Franceschini, “l’Italia deve intercettare nuovi flussi ma anche puntare su turismo colto e intelligente che rispetti la natura del Paese e i contenitori fragili come nostre citta d’arte“.

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