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Stanze dell’affettività in carcere, i cari del detenuto “non scontino anche loro la pena”

Ne parla all'agenzia DIRE il parlamentare padovano del Pd Alessandro Zan, primo firmatario della proposta di legge

Pubblicato:03-11-2015 17:13
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:32

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ROMA – I famigliari dei detenuti “non scontino anche loro la pena”. Il testo sul diritto dell’affettività in carcere “è una proposta di legge che ha attraversato più di una legislatura, è stata presentata dai radicali e da altri detenuti”. A raccontarlo all’agenzia DIRE il parlamentare padovano del Pd Alessandro Zan, primo firmatario della norma che tanto sta facendo discutere.

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La proposta “è tesa a garantire il diritto all’affettività in carcere- si legge- intesa in senso ampio: dalla sessualità all’amicizia, al rapporto familiare”. Un diritto all’affettività “che sia diritto ad avere incontri in condizioni di intimità“. In locali realizzati apposta, potrebbero quindi esserci incontri che possono durare, una volta al mese, dalle 6 ore e oltre. Secondo Zan “si è parlato in modo strumentale di stanze dell’amore- ha spiegato- Questa proposta di legge nasce dall’esperienza della redazione di ‘Ristretti orizzonti’, periodico che si occupa diritti di persone private della libertà”. Come detto, “i famigliari dei detenuti non hanno colpe, non possono scontare una pena anche loro”. Oggi nei colloqui i detenuti “sono sorvegliati dalle guardie, con i bimbi piccoli”, quindi un contesto “non civile”.


Tutto in piena intimità: “Parliamo della possibilità di avere uno spazio riservato, senza telecamere, senza qualcuno che ti guardi, come i pesci in un acquario, dove persone possono darsi un bacio o scambiarsi una carezza. Perché una donna o un uomo deve scontare una pena e non avere la possibilità di abbracciare il proprio caro, o avere un contatto fisico? O perché i figli non possono farlo con il padre?”, si chiede Alessandro Zan del Pd. “La questione sicurezza- osserva ancora- non c’entra, il problema esiste sempre, anche durante i colloqui. È una sfida che abbiamo davanti, se vogliamo che le famiglie non paghino colpe che non sono loro“. Zan sottolinea che oltre confine questa “è una cosa normale, banale che esiste in Paesi europei, quelli considerati non liberali come la Russia”. Si è parlato di stanze del sesso: “Perché il nostro è un paese morboso e sessuofobo. La sessualità fa parte della vita e delle persone, non ci vedo nulla di male se un detenuto o una detenuta, ha un partner che ama e che vuole continuare ad avere una relazione con quella persona. Eviteremo situazioni di violenza e degrado nelle carceri. La sessualità- conclude- può trovare forme di degenerazione, come i rischi di violenza sessuale”.

di Adriano GasperettiGiornalista professionista

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